domenica 28 marzo 2010

Anello da Prato Capito per il Passo del Morretano, Passo del Puzzillo, Valle di Quartarone e Prati di Cerasolo


L'intenzione di oggi era quella di raggiungere, con gli sci da escursionismo, il Lago della Duchessa partendo da Prato Capito. Anche se abbastanza impegnativo come giro in fin dei conti credo sia fattibile, ma l'unico grande, enorme, grandissimo problema è stato invece quello della neve di fine marzo: una vera colla! Partiti intorno alle 9 abbiamo fatto il solito sentiero che passa nel bosco di Cerasolo, direzionandoci poi verso la Valle del Morretano. Ricordo di quando l'ho fatta per la prima volta, era calata una nebbia così fitta che ci ha costretto a tornare indietro a una centinaia di metri dalla fine. A pensarci adesso credo sia stato meglio così, avrei sicuramente trovato difficoltà a fare l'ultimo tratto, troppo ripido per chi inizia a sciare da poco (rileggendo il blog ho visto che era la mia seconda uscita con gli sci!). Arrivati al Valico del Morretano (1983 m) si apre lo spettacolo sulla Valle del Puzzillo! Da lì abbiamo continuato a salire costeggiando il Campitello e sciando sulla neve di una vecchia valanga ormai sporcata dalle pioggie e dai venti. Raggiunto un punto un po' più pianeggiante degli altri abbiamo ammirato tutta la vallata che si apriva enorme sotto ai nostri occhi... in lontanaza si vedeva bene anche il Rifugio Sebastiani che con la sua bandiera alzata ha innescato la possibilità di sabotare tutti i buoni propositi di continuare l'escursione: continuare il giro per arrivare al Lago della Duchessa o andare a mangiare un piatto di pasta al Rifugio Sebastiani? Decidiamo di svalicare prima il Passo del Puzzillo (2073 m) e poi magari da lì vedere cosa fare... Ma fatta quella sorte impettata (ripida ripida ripida) a me personalmente proprio non andava di tornare indietro! Guardando la carta il Lago della Duchessa (1788 m) era a poco più di due chilometri da dove ci trovavamo noi... certo, per raggiungerlo dovevamo fare un altro svalicamento notevole, però in fin dei conti (con tanta buona volontà) si poteva fare... Decidono però (per esperienza) di cambiare il giro: quella non era la condizione adatta per raggiungerlo, avremmo dovuto anche togliere gli sci per un bel tratto di percorso. Tutti d'accordo scendiamo in direzione della Valle dell'Asino, qui la neve era buona (anche se alcuni tratti erano ghiacciati si sciava benissimo!), raggiungendo il Rifugio Campitello della Forestale (1720 m) e percorrendo tutta la Valle Quartarone fino ai Prati di Cerasolo, passando per il suo bellissimo bosco di faggi. Da lì abbiamo ripreso la solita strada per tornare a Prato Capito. Mano mano che scendevamo la neve degenerava in acqua... sembrava di sciare sulla granita al limone. L'ultimo tratto non si commenta. Sei ore e mezza circa.

venerdì 26 marzo 2010

Fosso di Noce Andreana da Quintodecimo


Ormai è tanto che aspetto di vedere l'arrivo della primavera. Lo scorso anno l'attendevo con ansia, ma lo stravolgimento causato dal terremoto ha alterato tutti gli equilibri naturali: la terra ribolliva così tanto che la mattina del 6 aprile sono fioriti all'unisono tutti i mandorli e i peschi. E per quanto possa essere bella come immagine, in quel contesto era ovviamente drammatica. Sembrava un canto di addio, una melodia sinestetica che accompagnava uno strazio collettivo. E poi sono andata via. Quest'anno però sono qui. Con un altro punto di vista. Da quando frequento la montagna ho scoperto davvero un nuovo modo di percepire i fenomeni della natura (la pioggia, il vento, la neve, il ghiaccio, il freddo, il caldo...), così che ogni cosa mi sembra di riscoprirla di nuovo, quasi non ha nulla a che fare con l'immagine di prima. La primavera di quest'anno è sacra: i primi fiori, i primi colori, i primi profumi sono come dei miracoli. L'uscita di oggi è stata decisa un giorno per un altro. Già da un po' di tempo Mario D'Angelosante mi parlava di un posto meraviglioso nei Monti della Laga in cui lo stupore è costante e continuo, così appena mi ha chiamato non mi sono fatta sfuggire l'occasione, ho accantonato tutti gli impegni e mi sono unita al piccolissimo gruppo d'escursione. Percorso un tratto di Salaria siamo arrivati al piccolo paese medievale di Quintodecimo (407 m), da lì parte un percorso bellissimo che costeggia il fiume. Il rumore
dell'acqua che scorre, il verde intenso delle piante e le molteplici fioriture incontrate lungo il sentiero, si accordavano tra loro nell'equilibrio perfetto del miracolo che tanto cercavo: ecco la primavera. La bellezza era proprio quella dei Monti della Laga, l'acqua sgorgava ovunque dando vita a molteplici giochi di cascate. Anche il bosco, per lo più di castagni, sembrava quello di una fiaba. Lungo il sentiero abbiamo incontrato diversi resti di antiche case in pietra in cui un tempo trovavano rifugio legnaioli e carbonai. Ma di tutte queste strutture la più bella era senza dubbio quella che si trovava alla fine del percorso, incastonata dietro la cascata di Fosso di Noce Andreana (872 m). Sembrava un luogo sacro, come se vincolato da qualche antico incantesimo. Tutto il giro impiega circa quatto ore, noi ci abbiamo messo più tempo perchè ci siamo soffermati ogni volta ad ammirare tutte le cascate che incontravamo lungo il percorso.

giovedì 25 marzo 2010

Dal Piano di Racollo alla Fossa di Paganica passando per le Archette

Quello di oggi è stato un giro che volevamo fare già da un po' di tempo, solo che se aspettavamo ancora lo avremmo fatto per il prossimo anno... la piana di Campo Imperatore oggi era tristemente maculata: la primavera ormai è giunta, si sente, e sta portando con sé la meraviglia dei suoi colori, dei suoi profumi, si sta risvegliando tutto l'incredibile mondo della vita, con i suoi meccanismi semplici articolati da una complessità impossibile da comprendere in maniera lineare. La neve, però, come è giusto che sia, se ne sta andando, come in ogni sano ciclo naturale che si rispetti. Parcheggiato poco oltre Racollo (nei pressi della sbarra che chiude la strada) abbiamo sciato su ogni minuscola striscia di neve che incontravamo (a bordo strada e nei piccoli avvallamenti) saltando da una parte all'altra e cercando di togliere gli sci il meno possibile (a fine stagione mi sa che li butto..). Fortuna che mano a mano che salivamo il bianco si uniformava sotto i nostri occhi, dandoci così la possibilità di
sciare sul serio. Salite per Valle Coppone i riferimenti visivi che abbiamo incontrato sono quelli di un vecchio pozzo spaccato, che sulla carta vedo che prende il nome di Piscina (1766 m); e un vecchio rifugio in muratura, su Monte Archetto (1831 m), ridotto, purtroppo, in una condizione fatiscente. Continuando, siamo passate nella valle che separa Cima di Faiete e Costa Ceraso, in una zona che prende nome delle Archette, facendo poi una gradevolissima discesa che porta dritta dritta alla Fossa di Paganica (1680 m). Siamo arrivate fino al piccolo laghetto della piana, percorrendone i due terzi, e impiegando due ore precise dalla partenza. Non c'era nessuno lì, solo noi. Facevamo parte di un tutto decisamente immenso. Inizialmente volevamo eseguire un percorso ad anello per i Ruderi di Santo Egidio, ma poi ci abbiamo ripensato (perchè non c'era la neve), e ripreso di nuovo la gradevolissima discesa, che a sua volta si era trasformata in una bella impettata. Quattro ore precise precise.

giovedì 18 marzo 2010

Monte della Selva da Fonte Vedice

Monte della Selva è la montagna che solitamente si associa al comune di Barisciano, sia perchè lo sovrasta decisamente, sia perchè si erige da un bosco che prende proprio il nome di Selva di Barisciano. Tutta la pineta è il frutto di un'opera di un rimboschimento avvenuta tra la fine del 1940 e l'inizio degli anni '50, ma a differenza di Monte Ruzza, ultimamente visitato, qui è meno leggibile la mano dell'uomo nella disposizione delle piante, che, poste in maniera più disordinata e meno regolare, conferiscono al luogo un carattere un po' più selvaggio e naturale. Siamo partiti da Fonte Vedice (1102 m), dove c'è un piccolo laghetto artificiale e un fontanile situati nei pressi della strada che porta a San Colombo. Lì è presente un cartello che indica la località col nome di Force e l'altitudine a 1270 m sul livello del mare, ma guardando la carta militare abbiamo constatato l'errore della locazione del cartello: è sbagliato non è assolutamente lì! Ulteriore conferma è stata data anche dalla carta del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Mentre la carta del CAI, purtroppo, non copre la zona. Quindi, partiti da Fonte Vedice (1102 m) ci siamo incamminati lungo un antico tratturo predisposto per la monticazione, ossia la transumanza verticale, quella che dai paesi montani portava ai pascoli superiori. La tradizione popolare di Barisciano nomina una parte del percorso dei Santarelli: pare che dei pastori, mentre percorrevano di notte questo tratturo, videro apparire due figure, volutamente additate come Santi, e da qui il nome. Il punto preciso in questione èriconoscibile dalla presenza di una piccola nicchia scavata nella roccia, in cui era incastonata un'icona votiva a ricordo dell'evento, che qualcuno, purtroppo, ha asportato. Svalicato il tratturo abbiamo preso il percorso che passa in mezzo alla Selva di Barisciano. Lì, poco prima di entrare nel bosco, abbiamo operato una deviazione a sud di Colle Biffone, intorno alla quota di 1361 metri, dove sono presenti delle antiche tombe italiche conformate a tumulo risalenti al V – IV secolo a.C. Ripreso il percorso che si addentra nella Selva di Barisciano siamo saliti a vista in direzione della cima di Monte della Selva (1623 m). Nonostante non sia alta come montagna la vista da lì è spettacolare: si vede tutta la catena del Gran Sasso, la Maiella, il Sirente (e anche il Velino dietro), Monte
Ocre, e i Monti dell'Alta Valle dell'Aterno e del Terminillo. Siamo scesi passando in direzione di Colle Sambuco, chiudendo l'anello e riprendendo così il tratturo.

L'itinerario descritto è stato proposto e guidato dall'Operatore Naturalistico Culturale Gaetano Falcone, Club Alpino Italiano sezione dell'Aquila.

domenica 14 marzo 2010

Dai Piani di Pezza a Ovindoli


Oggi abbiamo sciato a stile zoccolato: nulla di sconcio, per carità, è che la neve era talmente appiccicosa da formare uno zoccolo sotto gli sci. Partite da Vado di Pezza (1467 m) abbiamo approfittato di una pista da fondo che serpeggia leggermente fino ad arrivare al Piano del Ceraso. Nulla di esaltante, ma con quattro ore di sonno non avevo né la forza di obiettare, né tanto meno ulteriori stimoli esplorativi: ovunque mi dicessero di andare per me andava bene! Ci portiamo nei pressi di Monte di Selva Canuta, dove inizia una specie di percorso che seguito tutto porta direttamente a Ovindoli. A parte la bellezza del bosco che accoglieva la strada, la pista non era nulla di speciale per buona parte del percorso: c'erano due canali stretti e profondi una quarantina di centimetri, sciati, pestati e ciaspolati; mentre la restante neve “non battuta” era difficilmente percorribile sia a causa delle piante che dall'impappamento della sua consistenza. Il sentiero che abbiamo percorso passa per Vado del Ceraso, Campo di Via, il Campo del Porcaro e la Defensa... (che nomi...) e sbuca direttamente ad un parcheggio di Ovindoli, dove finisce la strada. Tornate indietro ci siamo fermate alla cava di pietra dei Piani di Pezza, quella tra Iaccio dei Cani e Monte di Selva Canuta.

venerdì 12 marzo 2010

Monte Ruzza dai Piani di Fugno


Oggi abbiamo eseuguito un percorso ad anello che passa per una delle montagne meno conosciute del gruppo del Gran Sasso: Monte Ruzza (1643 m). Senza dubbio la maggior particolarità di questa montagna è la visione del suo rimboschimento, che rende molto palese l'idea dell'intervento dell'uomo sul territorio. Lasciata l'auto lungo la strada (che porta ai piedi di Monte Cristo) presso i Piani di Fugno, ci siamo incamminati in direzione della montagna. Da lì a poco la vista si è aperta sul Lago di Filetto (1371 m), amplificato stagionalmente dall'abbondanza dell'acqua. La sua condizione era di perfetta bellezza, esaltata ancor di più dall'unione armoniosa dell'increspatura delle piccole onde con la linea liminare del
ghiaccio in superficie. Attraversato tutto il piano, e la Fonte Pantani (1382 m), ci siamo portati in direzione del Tempietto di Sant'Eusanio (1399 m), un vecchio rudere restaurato nel 1994 a cura dei Filettesi. Di fronte la piccola chiesa giace Monte Ruzza. Saliti su, abbiamo percorso cresta cresta la sua dorsale. Nonostante il tempo non fosse dei migliori, da lì si percepiva tutto il potenziale di bellezza panoramica che un posto del genere può avere. Era bellissimo a cielo coperto, immagino col sole cosa
possa essere. Superata la cima ed alcune altre sommità, siamo scesi nei piano di Fugnetto, dove abbiamo ripreso la direzione per il Lago di Filetto, chiudendo così l'anello. Oggi la condizione non era ideale per percorrere tutta la cresta della dorsale, ma non mancherà occasione. Il bello delle montagne è che stanno sempre lì, in attesa.