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Lungo la Cassia le
rocce tufacee custodivano al loro interno tombe e santuari etruschi, tra
queste, a Sutri, la preziosa chiesa ipogea dedicata
a Santa Maria del Parto
raccontava una storia lontana fino al culto di Mitra, dove il Toro, simbolo
delle energie telluriche, connetteva con
questo forte legame. La straordinaria
bellezza di un ambiente così unico ed inestimabile era accessibile a tutti così
come l’anfiteatro poco
distante, anch’esso scavato nel tufo. Quella pietra,
così duttile, aveva impressa su di sé la storia dei millenni, aveva assorbito
le energie degli
uomini e dei loro sacrifici, ed ora si dava al presente in
silenzio, anche se custodito, immersa nella bellezza dei muschi e delle
vegetazioni.
Del Convento di San Leonardo rimanevano soltanto poche mura
visibili tra una vegetazione incolta, e l’affaccio panoramico sulla valle
dell’Aterno
che scopriva l’incavo del piccolo affluente Raio. Fondato circa nel 1400, quel
luogo un tempo era abitato da un gruppo di
monache appartenenti all’ordine
cistercense, dedite alla regola e al
puro ascetismo, dove il lavoro nei campi e nei boschi era intervallato
con la
preghiera, in una perfetta condizione di solitudine e raccoglimento spirituale.
Nel 1550 circa, questo luogo sacro venne
violato di notte da un gruppo di
malviventi che torturarono e uccisero molte suore, causandone l’abbandono. Margherita
d’Austria, allora
regnante, colpita da questo triste episodio, nel 1569 donò
alle poche suore superstiti l’attuale monastero all’interno delle mura della
città di
Montereale, al fine di proteggerle e di mantenere in vita l’ordine,
mentre San Leonardo della Selva
iniziava il suo declino. Era passato
molto tempo da allora e quei pochi ruderi
erano completamente nascosti, un pastore ci dava nota della sua localizzazione
sotto la
balconata rocciosa di Monte Castiglione, ed erano proprio lì,
ricoperti da piante ed arbusti, ormai unici dimoranti di quel luogo.
