
Le dimore dei Santi sono dei luoghi particolari, dove l’energia trasuda dalla terra. Si sente che c’è qualcosa di speciale, si avverte che c’è qualcosa di straordinario. La Natura selvaggia si veste a protezione di una suggestione antica, quanti anni quanti secoli quanta storia hanno modellato queste pietre ed assaporato il profumo dei caprifogli, ammirato le felci e i fiori di acacia.

Il polline filtrava tra gli alberi, trovando risalto nel contrasto delle ombre, mentre lo scrosciare dell’acqua si portava via tutti i pensieri.
La Riserva Naturale delle Gole di San Venanzio è un’area naturale protetta istituita con legge della Regione Abruzzo n°84 del 1998. Si estende per 1.072 ettari, ricadenti interamente nel territorio del comune di Raiano, in provincia
dell’Aquila, nella parte occidentale della Valle Peligna. La Riserva è un’area ricca sia dal punto di vista naturalistico sia storico e religioso; costituisce un corridoio ecologico di primaria importanza tra il Parco Nazionale della Majella e il Parco Regionale Sirente Velino ed ospita un importante patrimonio di biodiversità. La riserva tutela due contesti territorialicompletamente differenti tra loro: a monte, nelle strette Gole scavate dal fiume Aterno tra i monti Mentino e Urano, domina la roccia calcarea con una morfologia aspra e selvaggia fatta di orridi e canyon, cascate e forre; a valle, l’uscita del fiume Aterno dalle gole, con lo spettacolare e suggestivo eremo di San Venanzio e la presenza del vecchio mulino ad acqua, segna il
passaggio alla fertile e verdeggiante pianura alluvionale dove il fiume disegna ampie anse. (Tratto da un cartello informativo del luogo). Qui è venuto a dimora un Santo, rilegando parte della sua vita a questa meraviglia. Un altro cartello informativo ne traccia la storia:
Si ha notizia dell’esistenza di una chiesa dedicata a San Venanzio in una Bolla di Papa Adriano IV nel 1156, non è certo
però che si riferisca all’eremo attuale; infatti, in quel tempo a Raiano esistevano molte chiese intitolate ai Santi Martiri. Il complesso architettonico dell’eremo poggia sulla sponda destra del fiume Aterno, insistendo su una compatta massa rocciosa; la parte che unisce le due pareti della gola imposta su un sistema di tre archi a diverso livello, sotto vi scorre il fiume. Nella struttura
si possono riconoscere due fasi edilizie: • la più antica (XV-XVI sec.) è riferibile alla zona del retroaltare ed è datata sulla base di alcuni affreschi, molto deteriorati, che decorano, con le immagini dei quattro Evangelisti, la volta dell’attuale sacrestia; • la struttura attuale della chiesa, invece, è da attribuire ad un sostanziale ampliamento eseguito alla fine del
XVII secolo. L’interno, come ci appare oggi, è a pianta rettangolare coperta con volta a botte: ha due altari laterali in prossimità di quello maggiore che è addossato ad una parete divisoria, dentro la quale si trova la vecchia abside con resti di affreschi cinquecenteschi rappresentanti gli Apostoli Marco, Matteo, Luca e Giovanni, restaurati nel 2006; quelli laterali,
invece, contengono le statue di S. Giovanni Battista e di S. Pietro Celestino. A destra dell’entrata, per tutta la lunghezza della costruzione, un corridoio fiancheggiato da celle eremitiche. In fondo al corridoio, sulla destra, una scala scende al di sotto del piano del colle dove si trova la cappella delle Sette Marie che conserva un Compianto cinquecentesco in terracotta policroma.
La loggia sospesa sul fiume è il punto di raccordo tra la chiesa e i luoghi sottostanti, raggiungibili anche attraverso una rampa di scale che conduce al Sancta Sanctorum dell’eremo. La Scala Santa è scavata nella viva roccia e passa attraverso un cunicolo stretto e buio, percorrendolo si mantengono i caratteri penitenziali e purificatori dei riti di passaggio. Al suo imbocco
è visibile l’impronta del corpo di San Venanzio impressa nella pietra e il sedile di Santa Rita. (Tratto da un cartello informativo del luogo).