L’antica cattedrale di San Massimo di Forcona giaceva
immersa nel silenzio, così accessibile eppure nascosta, si lasciava scoprire come
unmeraviglioso tesoro di grandissima bellezza da ammirare in ogni dettaglio. I
rovi tessevano ricami di spine, come una protezione diquegli spazi sacri, per
secoli era stato un luogo influente, mentre ora esponeva soltanto il silenzio
della sua pietra nuda, rosea nell’ora deltramonto, anticamera delle penombre
della sera che accrescevano magnetismi e suggestioni. Le murature lasciavano
scoprire il dettagliodi pregevoli reperti scultorei di epoca romana tardo
imperiale e alto-medievale, in particolare mi colpiva la bellezza di quattro uccellistilizzati, risalenti al IX secolo, del periodo longobardo-franco. Eravamo al
cospetto di antiche materie, epoche e memorie si narravanovelate soltanto dal
Tempo.
martedì 30 luglio 2019
domenica 28 luglio 2019
Grotta Nera di Palombaro della Montagna d'Ugni
Il candore immacolato di Grotta Nera s’irraggiava nel buio grazie
al riflesso delle nostre luci. Magnifiche stalattiti globose di latte di montescendevano dalla volta in
maniera massiccia e ricurva, dando luogo ad un ambiente surreale posto sul filo
dei sogni. La caratteristica di quelleconcrezioni era nella loro composizione
morbida, mista di calcite e batteri: la natura organica e quella inorganica si
tessevano insieme damillenni a creazione di quelle forme spettacolari, che tra
evaporazioni e correnti d’aria seguivano un andamento vermiforme casualestraordinario alla vista. L’ambiente, delicatissimo e vulnerabile, è opportunamente
chiuso da una grata che ne impedisce l'accesso al finedella sua salvaguardia e tutela.
Le fotografie di uPIX - uNDER PIXel sono state
realizzate duranteun’uscita fotografica autorizzata e dedicata.
Etichette:
feudo d'ugni,
grotta nera,
palombaro
giovedì 25 luglio 2019
Il Ramo del Morto di Grotta a Male
Una notte stellata ci introduceva nel buio di Grotta a Male,
dove la curiosità ci muoveva a percorrere il Ramo del Morto, cunicolo pocofrequentato che dalla base della “Chiocciola” conduceva all’androne d’ingresso.
Tra salette e strettoie i passaggi seguivano le indicazioni diun vecchio filo
di Arianna che nonostante gli anni era ancora in grado di guidarci verso l’uscita.
Il Ramo del Morto prendeva il nome dalritrovamento di uno scheletro nei suoi
meandri, prelevato e studiato dagli archeologi negli anni Novanta, e di cui
ormai, in quella penombra,lasciava riecheggiare soltanto il suo nome.
Etichette:
assergi,
grotta a male,
ramo del morto
domenica 21 luglio 2019
Anello di Campolungo da Pereto nel cuore dei Monti Carseolani
Nel cuore dei Monti Carseolani si aprivano molte valli,
costituite soprattutto da piani carsici, ne raggiungevamo alcune partendo dalCastello di Pereto, magnifico fortilizio alle pendici del Monte Fontecellese,
seguendo un percorso ad anello che si addentrava nellasuggestione di tempi
remoti, nella quiete dei pascoli e nella semplice assoluta bellezza della
Natura. Le strade bianche seguivano la lineasinuosa dei terreni, in cui la
presenza umana si relegava soltanto all’edificazione di qualche rifugio pastorale
ed alcuni fontanili.Moltissimi pascoli vivevano la libertà di quelle montagne,
che si aprivano al cuore come una parentesi remota di anni passati.Compivamo
una deviazione sotto la Cima di Vallevona, alla ricerca insoluta della Grotta
Picinara, la cui localizzazione si gettava astrapiombo sul Fosso Fioio,
lasciandomi anche stavolta l’incognita ed un futuro appuntamento. Sulla via del
ritorno riconoscevo la bellissimaValle della Dogana, che si lasciava
accarezzare dal nostro sguardo con le sue distese erbose puntinate d’armenti, tra
doline e campi di anime,dove la presenza importante di rocce affioranti
innescava la suggestione del pensiero.
Etichette:
campolungo,
cima di vallevona,
grotta picinara,
monti carseolani,
Pereto,
valle della dogana
domenica 14 luglio 2019
Cronache di una notte noir
Entravamo sulla soglia dell’imbrunire, a esorcizzare i
misteri del Tempo, guidati con estrema dolcezza al cospetto di paure
universali, presi per mano di fronte all’ignoto lungo semplici percorsi
essenziali, dove tutto ciò che veniva demonizzato per consuetudine era
semplicemente tenuto fuori. Ed era così che la notte si apriva alladolcezza
della luna, che tra lumi e lucciole sussurrava il Sublime. L’altrove era lì e potevamo vederlo col
rispetto e la coscienza dell’ordine naturale delle cose. C’erano tante storie
da raccontare, tante memorie di vite, cercate, nascoste o dimenticate, sostate
eternamente nell’Oblio dove tutto inevitabilmente giace.
Grazie Andrea De Petris, sei riuscito a scardinare con estrema
purezza e semplicità uno dei tabù universali più ricorrenti e demonizzati.
Etichette:
cimitero monumentale dell'aquila
Punta dell'Uccettù da Prato Capito
La strada principale che percorreva il Bosco di Cerasolo si
modulava in lievi saliscendi. Una deviazione per la Valle Quartarone raggiungeva
susentiero il Rifugio dei Campitelli, piccolo ed essenziale ma in grado di
fornire sempre un incantevole riparo, con l’ammirazione rivoltaall’omonima
valle e ai suggestivi balzi rocciosi del versante Nord della Punta dell’Uccettù.
Compivamo un anello per salire quella montagnadal nome così particolare, la
cui parte sommitale regalava l’alternanza di contrapposizioni visive, da un
lato vi erano fittissimi boschiimpenetrabili anche allo sguardo, dall’altro
gli spogli declivi delle vallate della Duchessa. Gruppi di armenti sostavano nella quiete dipendii nudi che scivolavano fino a cingere le regali sponde. Quanta bellezza
sul massiccio del Velino, coronato di nubi, e nell’aria mossa dalvolo dei rondoni.
Sul filo di cresta di antichi circhi glaciali, tornava la voce del vento che
tutto lambiva e ne portava memoria.
Iscriviti a:
Post (Atom)