sabato 18 novembre 2023

I ruderi del Monastero di Sant'Angelo sopra Scoppito

La memoria del Monastero di Sant’Angelo era tutta in un probabile stipite rinvenuto nel bosco, una pietra perfettamente squadratache differiva di molto dai sassi circostanti. Ero da tempo alla ricerca di questo antico edificio che secondo le indicazioni di Carlo Tobia,tratte da I sentieri montani della Provincia dell’Aquila n°4, erano situati nei pressi della parte sommitale dell’antica mulattiera chedalla cappellina della Madonna del Concone risaliva la montagna fino al valico tra la Serra e Monte Sant’Angelo. Dopo quattrosopralluoghi potevo riscontrare soltanto che di quest’antico cenobio non c’era più nulla. Un’ulteriore fonte ne stabiliva la quota a 1175 m,ma in tale corrispondenza vi era soltanto il bosco e declivi poco accoglienti per un edificio. Alcune coordinate trovate sul web ancorastravolgevano la localizzazione collocandolo addirittura sulla sommità di Monte Sant’Angelo: anche questa indicazione è stata fuorviantein quando sul posto non c’era nessuna corrispondenza.


venerdì 1 settembre 2023

Il Sentiero degli Dei

“Partendo proprio dal Sentiero degli Dei da quella strada sospesa sul magico golfo delle Sirene, solcato ancora oggi dalla memoria edal mito” le parole di Italo Calvino ci introducevano al percorso, così come quelle di Lawrence. Il potenziale di bellezza si percepiva finda subito, grazie ai meravigliosi affacci panoramici sospesi tra cielo e mare. Sul ciglio di gole e dirupi la via era molto comoda e curata,intraprendevamo quella alta tra una vegetazione rigogliosa e respiri d’ombra. Paesi, baie e promontori, coltivi terrazzati di vignetie costruzioni rurali arricchivano la vista panoramica del nostro cammino che scendeva fino a Positanto, dove prendevamo un autobusfino a Vettica Maggiore per intraprendere la via del ritorno dal paese di Praiano. Una lunga gradinata di roccia risaliva tutta la montagnafino a chiudere un anello, ricalcando così nel rientro il percorso di andata.


giovedì 31 agosto 2023

Punta Campanella della Penisola Sorrentina

Punta Campanella si animava del fascino della leggenda del mito, il canto delle sirene di Ulisse era nell’eco del vento che prendeva fisicitàattraverso il movimento di foglie ed arbusti. Tra mirto, lentisco, rosmarino, elicriso, ginepro fenicio e ginestra, vi erano i profumi dellaloro essenza misti a quello del mare, che con il suo essere coinvolgeva tutti i sentimenti. Sulla cima della montagna la piccola chiesadi San Costanzo segnava il punto di congiunzione tra cielo e terra, le sue semplici pareti bianche si esponevano alla rosa dei venti,ammirando panorami sconfinati che si perdevano a vista d’occhio, tra il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno. Da Termini partiva una comodastrada che ricalcava l’antica via Minerva dove in molti tratti era ancora visibile l’antico basolato romano risalente al IV sec. a.C.Il promontorio di Athena ci donava la testimonianza dei resti di una villa romana, scale intagliate nella roccia, vasche e sostruzioni voltate,ma soprattutto di notevole bellezza erano i due approdi, orientale e occidentale, che si incuneavano nelle rispettive pareti rocciose dislancio vertiginoso. Un cartello informativo del luogo riportava queste informazioni: “Al Promontorio di Punta della Campanella si giungevaanche da mare, attraverso due approdi: uno occidentale ed uno orientale. La presenza di un'area sacra dedicata al culto diAthena/Minerva è indicata anche dalla scoperta di un'epigrafe in lingua osca, databile alla prima metà del II secolo a.C. L'iscrizione,incisa sulla parete rocciosa risalente dall'approdo orientale, nomina tre meddices Minervii (magistrati) che appaltano e collaudano ilavori per l'approdo stesso al santuario e la costruzione della scala intagliata nella roccia. Questa epigrafe, oltre a confermare la divinitàdi culto del santuario, comprova la presenza sannitica all'estremità della penisola sorrentina e l'amministrazione del santuario stesso. Ilculto di Athena, venerata ora come Minerva, a Punta della Campanella dovette godere quindi di una grande importanza ancoranel II secolo a.C., quando il collegio dei decemviri romani lo accosta al Campidoglio come luogo in cui sacrificare vittime maggiori.” (trattoda un cartello informativo del luogo). Ad oggi, sulla propaggine, erano ben visibili l’antica torre vicereale riedificata nel 1566 suquella di età angioina del 1334 e un faro moderno.


venerdì 18 agosto 2023

La chiesa rupestre di San Cesidio e i fiori della vita di Goriano Valli

La chiesetta rupestre di San Cesidio sorgeva solitaria nel fitto della vegetazione di una piccola collina, a circa un chilometro dal paesedi Goriano Valli. La sua condizione diruta, spogliata dei suoi elementi architettonici e degradata dallo scorrere del tempo, ci giungeva quasianonima se non per le sue mura perimetrali che ancora definivano gli ambienti, alcune tracce di affreschi e un elemento lapideo inciso sullafacciata di ingresso. L’antica volta a botte era completamente crollata, il fondo del pavimento era un cumulo di pietre miste a vecchi coppi deltetto e arbusti, ceppi secchi di mandorli e querce. Quella piccola area sacra era stata ripresa dalla natura e a noi rimaneva soltanto diosservarne l’essenza. CRUTILIO-T-F-VEL LUPULO EX-TESTAMENTO erano le parole incise su di un blocco di pietra alla basedello spigolo sinistro dell’ingresso, unica testimonianza custodita di un passato lontano memore della vita dei nostri antenati, probabilmenteancora presente solo perché difficile da trafugare. Ero venuta a conoscenza della Chiesa di San Cesidio grazie ad un articolo scritto daSilvio Di Giulio recante a riguardo una documentazione fotografica dove erano ancora visibili il campanile gotico, le cornici di portee finestre, il concio di pietra ad anello per legare gli animali, l’altare e la volta. In passato il santo veniva celebrato qui il 31 di agosto, mentreadesso soltanto in paese. Goriano Valli custodiva tra i suoi vicoli la preziosa bellezza dei fiori della vita, tra stipiti e architravi ne contavoben diciassette. Grazie a Silvio di Giulio per avermi dedicato il suo tempo accompagnandomi alla scoperta di tutti questi preziosi tesori.


lunedì 3 luglio 2023

Scoppito - Chiessi, viaggio in bici all'Isola d'Elba

Aspettavamo il treno alla stazione ferroviaria di Sassa, che già ci introduceva nella visione del nostro viaggio, dove meta e percorso coincidevano. Sul treno pochissime persone e fuori la bellezzadelle nostre montagne conosciute ma viste da un altro punto di vista; raccoglievo nel cuore la gentilezza della capotreno che veniva da noi credendoci forestieri ad indicarci gli scorci panoramici più belli,il suo voler condividere la bellezza era per me un bellissimo regalo. Da Contigliano raggiungevamo Todi passando per Marmore, Terni, San Gemini e Acquasparta, percorrendo lentamente chilometri di strade,attraversando paesi e luoghi autentici, dove l’essenziale mi faceva stare bene. Con Todi bellissima e la compagnia di cari amici del posto concludevamo il primo giorno del nostro viaggio. L’indomaniseguivamo le strade lungo il Tevere, affiancando il Lago di Corbara, facendo sosta nella bellissima Orvieto, con il suo duomo e i suoi vicoli che si facevano percorrere facilmente in bicicletta. Acquapendente,Onano, San Quirico e Pitigliano, ci fermavamo qui in una delle case a strapiombo dello sperone tufaceo, con alle spalle il cuore del paese e davanti il panorama di vallate verdeggianti. Il terzo giorno partivamoda Pitigliano passando per Manciano, Marsiliana e Magliano in Toscana, dove nelle prossimità l’Abbazia di San Bruzio riecheggiava d’importanza oltre lo scorrere del tempo, con le sue volte di pietralavorate aperte al cielo e abitate da colombe. Poi Montiano, Grosseto e Castiglione della Pescaia, ci fermavamo qui, l’indomani avremmo raggiunto l’Isola d’Elba. Tra strade assolate, viali bordati di pinimarittimi e il rumore assordante delle cicale fiancheggiavamo il Golfo di Follonica fino a Piombino, dove ci attendevano i traghetti per l’Isola d’Elba. Poi Portoferraio, Procchio, La Pila, Marina di Campo, Cavoli,Seccheto, Fetovaia, Pomonte e Chiessi, la nostra destinazione. La bellezza dell’Isola d’Elba era nelle sue strade tortuose che tra salite e discese collegavano i paesi, negli affacci panoramici che lasciavanoscorgere la Corsica e l’Isola di Capraia, nella sua semplicità che vedeva a Chiessi un unico ristorante, un’unica spiaggia, poche barche e tanta tranquillità. Finalmente potevo riposarmi.
Dopo tre notti sull’isola la via del ritorno. Alla stazione di Campiglia Marittima prendevamo il treno fino a Tarquinia, un’altra bellissima città da visitare. L’indomani percorrevamo un tratto obbligatodi Aurelia passando vicino all’acquedotto delle Arcatelle, attraversando vallate e pendii, antiche terre etrusche disseminate di storia. Monte Romano, Vetralla, Pian di San Martino, Ponte di Cetti e la magnificaViterbo con i suoi 39,7 gradi, poi Bagnaia, Pallone e Santarello, Bassano in Teverina e Orte, dove prendevamo il treno – anche se per pochi chilometri – per evitare il caldo e la congestione stradale diTerni, da qui continuavamo in bici verso Marmore per la salita di Papigno fino a raggiungere la Conca Reatina e le sue bellissime ciclovie, dove temperature più moderate rendevano più piacevole il nostroviaggio. L’ultima notte la trascorrevamo in un palazzo storico di Rieti, nel centro della città, trovando una dimensione accogliente. l’indomani tornavamo a casa passando per Antrodoco, portavamo nel cuorel’esperienza del viaggio e nelle gambe 605 chilometri percorsi in bici. (3-11 luglio 2023).

Andata:
Ritorno: