Dai Prati del Sirente seguivamo un sentiero a malapena
accennato nel bosco, che mano a mano che si alzava lasciava scorgere in
lontananzala concavità del famoso meteorite. Da poco aveva smesso di piovere, e
si esaltavano gli odori, i muschi erano intrisi di acqua e le giovani foglie,così morbide al tatto, coloravano ovunque di verde intenso. Giungevamoalle
Pagliare di Tione, raccolte nel rigore di forme semplici, la pietra era grigia
così come lo era adesso il cielo. Qualcuno suonava la campanadel paese, che
riecheggiava senza risposte, mentre la magnifica cisterna medievale accoglieva
il nuoto indisturbato di rospi ed altri anfibi.
domenica 21 maggio 2017
Le Pagliare di Tione dai Prati del Sirente
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domenica 14 maggio 2017
Vallepezzata il paese abbandonato
Vallepezzata era
un paese abbandonato nei Monti della Laga, così isolato da essere raggiungibile
soltanto a piedi. Ci accoglieva al suoingresso con i ruderi della piccola
chiesa di San Nicola, con le teste di gufo scolpite sotto gli architravi e lo
stemma bernardiniano dalle dodicilingue di fuoco. La pietra arenaria trovava
risalto nel contrasto del verde inteso della vegetazione che da lì a poco
avrebbe chiuso ogni passaggio.Tra ranuncoli e ortiche, le felci iniziavano a
srotolare le proprie foglie, e dinanzi a noi si tenevano dritte come le uniche presenze
del paesesilenzioso. Nel piccolo cimitero solo due tombe, tra i rovi,
fermavano il tempo al 1960. Si narrava che lì, in passato, gli inverni fossero
cosìrigidi e la terra così indurita dal gelo da non permettere neppure le
sepolture, tanto che col freddo i morti si stipavano sui tetti almeno finoall’arrivo della primavera. Una fontana del 1901 lasciava ancora scorrere l'acqua. Gli ultimi terremoti avevano reso inagibile ogniambiente, una casa con l’unico comignolo rimasto in piedi manteneva ancora il
tepore delle ultime presenze, con il letto alto e corto, lacassapanca di legno
e la cucina annessa al camino. Ormai gli interni e gli esterni non si
distinguevano più, e i ragni preferivano tenere dimoranei boschi.
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domenica 7 maggio 2017
Attraverso la Valle di Amplero alla ricerca degli insediamenti dell'antico popolo dei Marsi
Tra la Vallelonga e la Piana del Fucino vi era l’altopiano
di Amplero a colmarsi dalla rigogliosa bellezza di prati verdi, impreziositi
dalleluminose fioriture di ranuncoli e margherite. Alcuni rivoli si spegnevano
all’ingresso di un inghiottitoio ostruito, protetto da rovi edarbusti, mentre il
loro andamento risaliva la valle in maniera sinuosa. Le montagne che la cingevano
a Nord nascondevano le testimonianzedi antichi insediamenti italici, vi erano aree
di culto e diversi edifici templari, cisterne scavate nella roccia e santuari.
Gli archeologi viavevano rinvenuto numerose statuine di terracotta dai tratti
femminili, ma la dea Madre Terra adesso si era rimpossessata di quelle vecchiemura confondendole tra i sassi e la vegetazione incolta. Lungo il sentiero
trovavamo soltanto alcune tombe degli antichi guerrieri Marsi,apparivano
anonime e avvolte dalla Natura, immerse nel silenzio delle voci sommesse del bosco.
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