domenica 1 gennaio 2023

Le rovine del Monastero di San Jacopo tra Le Quartore e Monte Ocre

Sul territorio montano a confine tra i comuni di Lucoli, Roio e Bagno vi erano i presumibili resti dell’antico Monastero di San Jacopo.La sua collocazione a ridosso del Valico dei Monti di Bagno stabiliva un importante crocevia di comunicazione per i pascoli d’alturatra Le Quartore e il Monte Ocre. Quello che giungeva a noi erano soltanto rovine, “interessanti resti di costruzione di cui una realizzataa secco con grossi blocchi di pietra squadrata e con uno degli ingressi, in parte crollato, formato da soli tre enormi blocchi rettangolaridi pietra. Accanto ruderi di una costruzione con impiego di malta. Visibili anche i resti di un mandrone e di un muretto a seccoche recingeva l’intero complesso. È questo il più alto insediamento pastorale dell’intera zona montuosa compresa nella Carta”. (Testoin citazione tratto dalla Carta n°2 dei Sentieri Montani della Provincia dell’Aquila a cura di Carlo Tobia). Si intravedeva ancora l’accennostrutturale dei basamenti di una volta a botte, alcune finestre e delle feritoie scavate nella roccia, tutto sotto una veste completamenteanonima e dimenticata. L’attribuzione a San Jacopo non era testificata ma soltanto tramandata oralmente facendo riferimento all’adiacenteValle Santo Iago. Ulteriori ed interessanti informazioni sono pubblicate sul sito isegretidellabruzzo, e ringrazio Giuseppe Abrusca Salvatori peravermi fornito le indicazioni per la localizzazione del sito, che ho riscontrato poi coincidere con i ruderi sconosciuti sulla carta descrittida Carlo Tobia. Le coordinate del presumibile Monastero di San Jacopo sono:  42°16'26.24"N 13°25'8.78"E


lunedì 28 novembre 2022

L'eremo di San Aliatore nelle Gole di Antrodoco

L’eremo di San Aliatore si nascondeva al di sotto delle balze rocciose delle Gole di Antrodoco, costituito da una piccola grotta didifficile localizzazione era raggiungibile soltanto attraverso ripidi sentieri. Un bellissimo angelo dalle fattezze bizantine eracustodito sulla parete di fondo, e anche se visibile soltanto parzialmente era comunque ancora in grado di suscitare moltissimasuggestione. La sua datazione – presumibilmente risalente al XIII secolo – compiva un grande salto temporale, svelando memorie diuna vita lontana priva di agi ma comunque ricca della naturale bellezza del territorio intorno. Affianco alla grotta un vecchio romitorioera stato ricavato innalzando un muro a ridosso di uno scavernamento, chissà quali vite avevano vissuto in quel luogo, echi di un passato di cuisoltanto quelle pietre erano testimoni. Grazie ad Eligio Boccacci del CAI di Antrodoco per avermi dedicato il suo tempoaccompagnandomi all’eremo che difficilmente avrei trovato da sola, e agli altri soci della Sezione che ho avuto il piacere di conoscere.


sabato 12 novembre 2022

Lo Stazzo le Mandrucce da Jovana per Valle Cupa

Allo Stazzo delle Mandrucce i prati si vestivano d’erba d’oro. Il piccolo rifugio si apriva accogliente nel cuore della valle, unica presenzapreziosa di tutta la zona che avevamo raggiunto attraversando Valle Cupa. Partiti da Jovana ci eravamo inoltrati nei toni ombrosi del boscod’autunno, lungo una comoda carrareccia bordata di noccioli, di faggi, di aceri e di cespugli spinosi di rosa canina. Antichi muri a seccoricoperti di muschi e vecchi alberi vestiti di licheni dimoravano nell’ombra perenne di quella selva infossata tra Monte Curio e SerraPantanella, che una volta oltrepassata dava respiro ad un ambiente lunare ed essenziale, spoglio di ogni albero, in grado di svelare soltantoi dolci avvallamenti della terra. Il piccolo rifugio forniva riparo e indicazioni, l’oro d’Abruzzo era nei pascoli intorno che mano a manoprocedevano lenti sotto la guida di un pastore e dei suoi cani. Eravamo circondati della preziosa ricchezza dell’essenziale.

domenica 6 novembre 2022

L'eremo di Rottevecchia nelle Gole di Antrodoco

Al di sopra delle Gole di Antrodoco un reticolo di sentieri metteva in comunicazioni edifici diruti, memorie di un passato lontano riccoancora di tanta suggestione. Quella natura così impervia si riprendeva quanto l’uomo le aveva tolto, lasciando svelare soltanto a tratti levecchie mulattiere. Quegli edifici anonimi erano ormai riparo di arbusti, le loro finestre direttamente scoperchiate su volte di cielo nonfacevano più differenza tra dentro e fuori. Lunghe file di mura a secco assecondavano sinuosamente il sentiero tra querce e ginestre, labellezza era ovunque tra i sassi, lungo vie parzialmente dimenticate che lasciavano ancora intendere la loro importanza. Trovavamo l’eremo diRottevecchia nascosto da una vegetazione selvaggia, la sua datazione risalente al XIII secolo ci proiettava in un passato lontano fatto diisolamento e privazioni. Una scala in pietra semidismessa dava accesso ad una grande grotta protetta da un muro, l’area sacra era a ridossodella montagna, così come un altro ambiente nelle prossimità, probabilmente costruito in un secondo momento, che custodiva ancoraall’interno l’agio di una dispensa con scaffali in legno inseriti nella muratura, e all’esterno un piccolo affresco di una Madonna conBambino datato a.D.1583. Fuori un pozzo ancora mantenente l’acqua si riforniva dello stillicidio delle rocce sovrastanti.



domenica 23 ottobre 2022

Monte Tranquillo da Pescasseroli, il Santuario e il Bosco della Difesa

Da Pescasseroli salivamo la via per il Monte Tranquillo, tra faggi secolari di grandissima bellezza, le loro dimensioni li rendevano
monumenti vestiti di morbidi muschi, le loro foglie mostravano tutte le manifestazioni cromatiche dal verde al rosso dovute all’ineludibilemomento di passaggio di una clorosi autunnale. Il Santuario di Monte Tranquillo, Santa Maria della Serra, originariamente fondato nel XIIsecolo per volontà di San Berardo vescovo dei Marsi, venne danneggiato più volte dai terremoti e più volte ricostruito, la sua ultimaveste, quella attuale, era del 1956. Custode di una Madonna nera, teneva ancora le sue porte chiuse a causa di interminabili lavori dirifacimento esterno. Un’altra icona di madonna nera era situata in una piccola cappella a bordo via, lungo il sentiero nel bosco. Continuavamoa salire fino alla cima della montagna, l’affaccio panoramico intorno era come una cura per l’anima, tanta bellezza semplicemente trovataosservando la natura, una vera ricchezza a disposizione di tutti ma colta da pochi, soltanto da chi sapeva davvero apprezzarla, propriocome il tempo che scorre. Il sottostante Bosco della Difesa era un’altra delle cinque faggete vetuste del Parco Nazionale d’Abruzzo riconosciutaPatrimonio dell’UNESCO, le forme contorte degli alberi monumentali, dovute all’antica pratica della capitozzatura eseguita in passato daiboscaioli gli avevano conferito con lo scorrere del tempo un’identità unica nel suo genere.