Sopra l’Altopiano di
Cascina resisteva un prezioso relitto glaciale di bosco di betulle. Il candore
delle cortecce amplificava il senso dellaneve, e i tanti occhi, base di vecchi
rami, rimanevano a guardarci nel silenzio. Il bianco si perpetrava nella valle
e sul cielo, rivestiva strade emontagne ed esaltava il contrasto dei pochi
colori scoperti, come quello di piccole foglie secche, tremule, e ancora in
bilico sui rami. Quel boscoera un luogo prezioso, vi stavamo senza parlare,
lontano da tutti i rumori del vento.
domenica 15 gennaio 2017
Le Betulle dell'Altopiano di Cascina
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sabato 14 gennaio 2017
La Valle di Grotta Nera e la Madonna del Monte, da Tarignano all'Altopiano di Aielli
La Valle di Grotta Nera mostrava foglie di neve e fiori di
ghiaccio, stanziava il freddo in ogni insenatura di bosco, con i suoi toni
bluastridi ombra perenne. L’immaginazione individuava cavità nascoste nei toni
più scuri, ma spesso l’illusione spariva da altre prospettive. La viaper la
montagna conduceva da Tarignano di Barete fino all’altopiano di Aielli, quella
via arcaica di monticazione ricalcava in parte i resti di unantico acquedotto
romano nascosto nella neve. La parte alta della Valle di Grotta Nera accoglieva
addossata alla roccia la piccola chiesa dellaMadonna del Monte, datata al
XVIII secolo o probabilmente addirittura più antica considerati dei resti
rinvenuti alla sua sinistra. Il piccolointerno mostrava frammenti di affreschi
che tentavano di emulare l’imponenza delle colonne: ma ormai rimanevano
soltanto poche traccedi colore a dare solennità a quel piccolo oratorio.
Sull’Altopiano di Aielli il sole finalmente mitigava il freddo, alcuni cavalli
sostavanonella neve con un pascolo silenzioso e tutto si perdeva nel bianco.
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domenica 8 gennaio 2017
La Grotta del Cervo e il Salone Angeletta
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mercoledì 4 gennaio 2017
La prima neve nella Valle del Morretano
Sulle montagne era
arrivata la prima neve, andavamo a renderle omaggio nella magnifica Valle del
Morretano. Il bosco al riparo delvento esaltava il senso della neve, che modellava
i rami dei faggi come coralli bianchi.
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domenica 1 gennaio 2017
Monte Bolza dalla Costa del Cavone
La Costa del Cavone prendeva il nome da un enorme buco nel
terreno scavato nei pressi della fonte sopra l’abitato di Castel del Monte:
fino al1901 ogni inverno veniva riempito di neve, che, pressata e coperta di
paglia affinché non si sciogliesse durante l’estate, portava l’acqua nelpaese
attraverso una rudimentale conduttura. In disuso da oltre un secolo, grazie
alla successiva funzione dell’acquedotto della Vetica,quella zona si era spogliata
delle influenze antropiche e riappropriata della sua essenziale bellezza. Ora
il Cavone ci appariva come unadolina
solitaria dalle forme armoniose e simmetriche. Il sentiero che le passava
accanto conduceva ad una delle porte
di Campo Imperatore,con un affaccio straordinario che più si saliva in cresta
e più diveniva panoramico. Sotto di noi una fascia di doline movimentava quel
grandepiano carsico a Nord prima di distendersi nel magnifico altopiano. Verso Sud la
visione acquerellata dei rilievi scandiva piani diprospettiva aerea, le
montagne divenivano leggere, come un respiro profondo senza pesi sul cuore.
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