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Risalivamo la Valle di Fua seguendo il percorso per il Lago
della Duchessa indagando le sue ripide pareti verticali, poco visibili a causa
della vegetazione. Diverse testimonianze davano nota della presenza di un
antico cenobio posto a strapiombo, difficilmente raggiungibile
a causa dei
sentieri perduti. Ma la bellezza rimaneva lì, in occasione di un altro appuntamento.
Il bosco ammantato dei colori d’autunno
esibiva la sua bellezza accompagnata
dalla pace e il silenzio di un ambiente integro e protetto. La parte sommitale prendeva
nome di
Valle del Cieco, dove poco distante, alle Caparnie, un nucleo
sporadico di cinque rifugi in muratura fungeva ancora da riparo stagionale
per
i pastori di Santa Anatolia. Entravamo nel primo, quello dedicato a Gigi Panei,
dove il camino ancora acceso riferiva la recente presenza
di qualcuno che vi
aveva trascorso la notte. Oltre il pianoro e gli stazzi un comodo sentiero si
snodava tra vallette e poggi erbosi fino
a scoprirsi sul Lago della Duchessa. In
ogni stagione ne avevo contemplato la bellezza, ora era uno specchio di cielo limpido
che rifletteva i profili delle altre montagne, la quiete degli armenti, le
presenze di altre persone silenziose. Sulla riva, i primi ghiacci
rammentavano
la stagione e l’insolita finestra di bel tempo. Riprendevamo la via del ritorno
passando per Fonte Salomone,
addentrandoci nei boschi di Valle della Cesa
dove una ripida strada ci conduceva al nostro punto di partenza.