Il meteo oggi non era esaltante, sono andata a Campo Felice convinta che non ci fosse nessuno, ma mi sbagliavo, a poco a poco si è radunato tutto il gruppo e abbiamo fatto regolarmente lezione. Il giro di oggi è lo stesso (a parte alcuni tratti) che ho fatto la scorsa volta da sola, che da Alantino arriva alla Miniera di Bauxite. C'era un vento freddo che ti faceva cascare le mani... gelido. In tutto abbiamo impiegato due ore e mezza circa. A fine lezione non me la sono sentita di prendere i miei sci e di farmi un giro in assolo. Oggi non è giornata.
domenica 31 gennaio 2010
Miniera di Bauxite da Alantino
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giovedì 28 gennaio 2010
Da Sella di Corno a non lo so
Con la neve e le temperature di oggi, che sembravano leggermente alzarsi, desideravo andare a vedere il lago di Rascino. Lo immaginavo bellissimo, con le sue sponde tentacolari a specchio d'acqua che rifletteva il cielo, in una condizione di assoluto contrasto con il candore illibato della neve. Affidandoci alla carta, decidiamo di seguire il sentiero che parte da Sella di Corno (987 m): poco dopo superata la stazione (andando in direzione di Antrodoco) sulla sinistra c'è una strada che scende presso la Fonte Vecchia (976 m), a pochi passi del passaggio a livello. Attraversate le rotaie, e proseguendo a destra, incomincia il sentiero segnalato sulla carta che sale tutta la Valle di Cappelletto. La neve era così appiccicosa che si arpionava alle ciaspole (…) mettendo di suo un carico ulteriore che ci faceva faticare il doppio. I riferimenti erano ridotti allo slargo della carrareccia, perchè si sa che la neve modifica tutto, disorienta e fa perdere. Noi salivamo nonostante non fossimo molto convinte del sentiero. Saliamo saliamo saliamo fino a trovarci in una valletta chiusa tutto intorno da un bosco molto fitto. Qualcosa non quadrava. Dov'era finita la strada? Eppure ogni tanto qualche segnale rosso mano mano che salivamo lo trovavamo... Ero così dispaciuta che prendo di petto la costa ripida sulla mia destra, così da dare una sbirciata da sopra. Con stupore mi sono trovata su di un'altra carrareccia, volevo proseguirla, ma la mia compagna mi dice di tornare indietro anche perchè il tempo stava cambiando e non era il caso di rischiare. Va bene. Appena tornata a casa la prima cosa che faccio è quella di confrontare la carta con le immagini satellitari di Google Earth: la carrarreccia successiva era il seguito dell'altra, la neve e le fratte avevano coperto una parte del passaggio disorientandoci... la direzione era quella giusta, e per poco, pochissimo, non siamo arrivate alla Forchetta di Rascino. Questa esperienza mi è servita a maturare un pensiero: mi devo fare un gps.
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domenica 24 gennaio 2010
Pista Centomonti e la Miniera di Bauxite
La potenza è nulla senza il controllo. Basta abbracciare le piante, schivare le pietre, rischiare la vita. Ho deciso di approfittare del corso di sci da fondo promosso dal CAI dell'Aquila. Di resistenza ne ho tanta, ma ho bisogno di strutturare algoritmicamente i miei movimenti. Poco prima di cominciare il maestro mi boccia subito i miei meravigliosi sci... mi dice che non vanno bene perchè sono troppo larghi, inadatti per le piste, e per imparare i movimenti di base dello sci da fondo, e che l'escursionismo, poi, sarà il passo successivo a tutto l'apprendimento... mi veniva da piangere... sul serio... ma d'altronde il maesto è lui. Mi ha dato un paio di sci gialli e rosa con una tigre bruttissima disegnata sopra. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Baricentro. Inteso non come una locazione relativa alla capitale della Puglia, ma come centro di massa, punto di equilibrio, dimensione unica da focalizzare nel movimento. Ce lo ripeteva in continuazione. Abbiamo trascorso un paio di ore scarse a fare esercizi di equilibrio e discesa, e devo ammettere che il maestro (Loris) è molto bravo. Finita la lezione continuo la pista Centomonti, fino a tornare ad Alantino. Come orario era circa mezzogiorno e mezzo. Lascio gli sci della tigre e sguaino i miei, tutti soli e abbandonati in macchina... prendo lo zaino e me ne vado in tutta beata solitudine lungo le collinette di Campo Felice. Che pace! Giravo giravo salivo e scendevo sempre dove la neve non era battuta, evitando come potevo la pista (che mi mette ansia), anche perchè la neve fresca tiene di più. Portandomi verso il Sebastiani, mi sono fermata presso la Miniera di Bauxite. Oggi mi sono stancata tantissimo... ho tirato per circa 6 ore e poco più. Ero talmente stanca che mi si annebbiava la mente e mi saliva addirittura la paura. Sono arrivata alla macchina stremata, ma senza dubbio appagata. Non potevo fare scelta migliore di quella di seguire delle lezioni, sul serio, sono decisamente fondamentali. Poi, almeno, potrò scapicollarmi meglio.
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giovedì 21 gennaio 2010
Valle dell'Asino da Prato Capito
Visto che devo pazientare ancora un po' per rimettere gli sci oggi mi sono data alle ciaspole... meglio gli sci. La neve non era bella, aveva tutte le consistenze, tranne che quella buona. Passava da ghiacciata ad ammollata tralasciando tutte le dimensioni intermedie. Anche il sentiero non era molto esaltante, la neve sopra, durissima, era stata tutta sconnessa sia dalle ruote dei fuoristrada, che da varie impronte, anche di cavalli. A camminarci sopra si faceva tantissimo rumore (CIASP*!CIASP*!CIASP*!). Non lo potevo sopportare. Come potevo passavo dove la neve non era battuta, ma a momenti mi scapicollo pure con le ciaspole... assurdo. Ho giurato amore ai miei sci. Ho capito che non sono tipo da “ciaspolata”. Partite da Prato Capito (1552 m) abbiamo seguito la solita carrareccia che attraversa il bosco di Cerasolo. Poco prima di deviare per andare verso Monte San Rocco (1880 m) e Monte Cava (2000 m), abbiamo deviato a sinistra, dove un sentiero (Mercaturo) conduce nella Valle dell'Asino (da 1493 a 1597 m). Inizialmente abbiamo fatto la strada giusta, ma poi ci siamo lasciate ingannare da alcune tracce segnate sulla neve, che salivano in maniera ripida su Monte Ginepro (1934 m). Io avrei anche continuato, ma stavamo in due
con le ciaspole ed una con gli sci... e la neve era pessima. Al ritorno le ho attaccate allo zaino e ho proseguito senza. Con questo non voglio escluderle del tutto, di sicuro sono utilissime per alcuni tipi di percorsi, ma in questo caso erano un impedimento.
con le ciaspole ed una con gli sci... e la neve era pessima. Al ritorno le ho attaccate allo zaino e ho proseguito senza. Con questo non voglio escluderle del tutto, di sicuro sono utilissime per alcuni tipi di percorsi, ma in questo caso erano un impedimento.
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sabato 16 gennaio 2010
Meteorite del Sirente da Secinaro passando per Fonte all'Acqua
Nei Prati del Sirente è presente il cratere del primo meteorite italiano da impatto. Un esame al carbonio 14 ne ha stabilito la datazione collocabile all'incirca tra il IV-V secolo. Una aspetto affascinante è l'interpretazione probabile che gli storici danno a questo evento straordinario: è possibile che la scia luminosa lasciata dal meteorite del Sirente sia il segno divino (secondo Eusebio di Cesarea) che abbia illuminato l'Imperatore Costantino prima della vittoria su Massenzio. Attualmente il cratere è un piccolo lago, facilmente raggiungibile dalla strada – anzi addirittura è a vista da lì – che collega Rocca di Mezzo e Secinaro. Non che avessimo chissà quanto tempo (oggi siamo potuti partire tardi), ma desideravamo scoprirlo in un altro modo, partendo proprio da Secinaro paese. Lasciata l'auto fuori la stazione del Corpo Forestale, e chiesta indicazione ad una guardia (perchè sulla carta del Sirente-Velino non rientra buona parte della zona), ci incamminiamo continuando a salire la strada. Il percorso è molto semplice e ben tracciato, non ci sono rischi di perdersi. Dapprima si presenta come un tappeto di muschio, poi un po' sconnesso da sassi, ma tuttavia molto percorribile. L'unico cartello che si incontra (a circa un'ora di percorso) è quello dell'ippovia di Secinaro. Proseguendo in direzione di Rocca di Mezzo, a pochi metri, si incontra il laghetto di Fonte all'Acqua (1156 m), adiacente alla strada asfaltata, e composto da una fonte e da un'area attrezzata per il pic-nic. Da qui il sentiero è segnalato sulla carta. Fatto un brevissimo tratto di asflalto sulla destra, scendiamo nella valle sottostante la strada, per evitare l'asfalto, che il percorso interseca nuovamente alla fine della sua deviazione. Attraversata la strada proseguiamo sempre dritti, e a circa un'ora raggiungiamo i Prati del Sirente. Il cratere si trova proprio alla fine della valle, con la sua acqua completamente ghiacciata. Purtroppo non ci siamo potuti fermare nemmeno a fare una pausa lì, perchè era tardi e non potevamo rischiare di tornare col buio. Tornati indietro, non facciamo lo stesso percorso per raggiungere Fonte all'Acqua, ma proseguiamo dritti, lungo la carrareccia che sale per il bosco ceduo di Sasso Sirente e le Schiappare. I cartelli dell'ippovia segnalano per bene tutto il tragitto. Nonostante fosse tardi riusciamo a tornare (per fortuna) con la luce. A passo molto sostenuto, tutto il giro impiega 4 ore e mezza. Secinaro (859 m) è un antico borgo sirentino che prende il nome in derivazione al culto di Cibele (dea della natura, degli animali e dei luoghi selvatici): pare che gli antichi abitanti del luogo celebrassero il culto, in onore della ninfa Sicina (una delle componenti del corteo della dea) ballando una danza erotica sfrenata, detta appunto della Sicinnide. Anche questa leggenda si collega al meteorite: la caduta del corpo celeste manifesta la punizione divina per la perverzione di queste danze orgiastiche, segnando così la fine del mondo pagano e l'inizio del culto cristiano. Nemmeno a farlo apposta oggi coincideva con la vigilia della festa di Sant'Antonio: girando nei vicoli del borgo abbiamo incrociato il piccolo corteo di figuranti che con una piccola banda faceva il giro del paese, raccogliendo le offerte e distribuendo granturco lesso e granati. E' stato davvero molto bello assistere e far parte così della loro usanza.
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giovedì 14 gennaio 2010
Dal Lago di Racollo al Canyon della Valianara, e i ruderi di Santa Maria del Monte
Davvero poca, pochissima neve sulla piana di Campo Imperatore... E' stata una giornata all'insegna dello slalom per evitare: sassi, toppe di erba, cardi secchi affilati e stecchi di verbaschi, merda secca congelata di mucca, e pure ossa di animali. Che fatica... Comunque sono sempre felice quando vado
su... sempre. Abbiamo lasciato l'auto presso il piccolo Lago di Racollo, e da lì ci siamo mosse in direzione del Canyon della Valianara, ci tenevo tanto a vederlo perchè la scorsa volta, quando il CAI ha organizzato l'escursione per il presepe vivente, non siamo riuscite a salire.
Lì dentro la neve era completamente illibata, nessun segno disturbava la percezione suggestiva di quel luogo, reso ancora più incantato dalla piccola grotta dalle stalattiti di ghiaccio.
Che meraviglia. Questo è uno di quei luoghi dove non si deve parlare. Ma solo sentire quello che trasmette la Terra. Uscite da
questa esperienza mistico-introspettiva torniamo indietro, sempre a caccia di neve un po' più abbondate.
All'inizio andiamo a caso, girando un po' qua un po' là (sempre sul piano di Racollo perchè il tempo era strano), poi appena da lontano scorgiamo i ruderi di Santa Maria del Monte decidiamo di prefissarcela come meta.
Anche quel posto esige rispetto, da lassù la piana di Campo Imperatore si vede incorniciata a sinistra dai monti Prena e Camicia, e a destra da Monte Bolza. E' stata davvero una bella giornata, peccato solo per la neve... Ma va bene anche così, ho solo da imparare. In tutto abbiamo impiegato 5 ore.
su... sempre. Abbiamo lasciato l'auto presso il piccolo Lago di Racollo, e da lì ci siamo mosse in direzione del Canyon della Valianara, ci tenevo tanto a vederlo perchè la scorsa volta, quando il CAI ha organizzato l'escursione per il presepe vivente, non siamo riuscite a salire.
Lì dentro la neve era completamente illibata, nessun segno disturbava la percezione suggestiva di quel luogo, reso ancora più incantato dalla piccola grotta dalle stalattiti di ghiaccio.
Che meraviglia. Questo è uno di quei luoghi dove non si deve parlare. Ma solo sentire quello che trasmette la Terra. Uscite da
questa esperienza mistico-introspettiva torniamo indietro, sempre a caccia di neve un po' più abbondate.
All'inizio andiamo a caso, girando un po' qua un po' là (sempre sul piano di Racollo perchè il tempo era strano), poi appena da lontano scorgiamo i ruderi di Santa Maria del Monte decidiamo di prefissarcela come meta.
Anche quel posto esige rispetto, da lassù la piana di Campo Imperatore si vede incorniciata a sinistra dai monti Prena e Camicia, e a destra da Monte Bolza. E' stata davvero una bella giornata, peccato solo per la neve... Ma va bene anche così, ho solo da imparare. In tutto abbiamo impiegato 5 ore.
domenica 10 gennaio 2010
Valle di Morretano da Prato Capito
Finalmente. Riandare su oggi è stata un'esperienza liberatoria: la depressione accumulata in questi giorni di maltempo cominciava davvero a pesare. Decidiamo di andare a fare un sopralluogo-neve in zona Campo Felice. Dalle webcam l'immagine che si vedeva mostrava uno strato non molto spesso di neve, che in diversi punti scopriva anche dei sassi... Pensiamo che salendo – magari – si riesce a trovare più neve... pure a costo di portarci gli sci a spalla fino su decidiamo di fare questo tentativo. E ci ha detto bene per fortuna! Partite da Prato Capito (Prato Agapito, 1552 m), poco dopo il Valico della Chiesola (1656 m), abbiamo indossato gli sci da subito! La neve era bellissima, soffice, leggera, farinosa, insomma giusta e meravigliosa in ogni sua più piccola sfaccettatura, l'ideale per placare ogni malessere. Più salivamo è più era bella. Ci portiamo in direzione del Morretano, da lì in poi il manto nevoso era intatto, nessuno era passato prima di noi (!), solo un lupo con le sue impronte allineate. Uscite dal secondo tratto di bosco, sotto il Puzzillo, al bianco della neve si sommava quello della nebbia, non ho mai percepito questo colore in maniera così forte e intensa,sembrava un caleidoscopio dove sfumature di bianco giravano come frattali geometrici su un'altra tonalità di bianco, fino quasi a portare la vertigine. E' normale quando non si hanno riferimenti visivi fermi da fissare e l'unica cosa che vedi sono tuoi sci in movimento. La foto sopra mostra effettivamente quello che vedevamo davanti a noi. Mancava poco al Passo del Morretano
(1983 m), ma andare oltre era da incoscienti, così riscendiamo. In tutto abbiamo impiegato poco più di tre ore e mezza.
(1983 m), ma andare oltre era da incoscienti, così riscendiamo. In tutto abbiamo impiegato poco più di tre ore e mezza.
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lunedì 4 gennaio 2010
Marruci
Oggi volevamo spostarci nella zona del Sirente, ma purtroppo (o per fortuna) la neve ci ha indotto a rimandare. Non che nevichi chissà quanto, ma non si sa mai come può andare con il tempo incerto. E poi bisogna anche saper rinunciare. Ne ho approfittato per fare un giro nel mio paese, a cui non ho mai dato grande importanza. Spesso le cose che si apprezzano di più sono quelle che non si hanno a portata di mano: tutto ciò che si ha a disposizione viene dato per scontato proprio perchè è sempre presente. Ritengo che questo sia un errore, e non voglio commetterlo.
Tutte le origini storiche del mio territorio riportano all'antica città sabina di Amiternum (dal fiume Aterno), conquistata poi dai romani nel 293. Dopo alcuni secoli di grande prosperità il potere del luogo diventa mano mano sempre più debole, fino ad esaurirsi nel Medioevo. Focalizzando l'attenzione solo sulla zona di Marruci, la testimonianza più antica professa la figura di Sant'Equizio (dai Dialoghi di Gregorio Magno), e colloca il suo monastero (distrutto dall'invasione dei Longobardi) proprio dove ora sorge la Chiesa di San Lorenzo. Siamo tra la fine del V e l'inizio del VI secolo. Alla sua morte il Santo venne seppellito nella sua cripta. Traslate nel 1461 nella Chiesa di San Lorenzo a L'Aquila, ci sono voluti ben due terremoti per riporlo nel suo sepolcro iniziale: quello del 1703 che, distrutta la Chiesa di San Lorenzo a L'Aquila, ha fatto accogliere le sue spoglie nella Chiesa di Santa Margherita della Forcella, detta dei Gesuiti; e ques'ultimo del 2009 che distrutta la Chiesa di Santa Margherita ha fatto riportare le spoglie nel suo luogo d'origine, appunto nella Chiesa di San Lorenzo a Marruci. Speriamo che ora riposi in pace. La sua figura è molto importante perchè assieme a San Benedetto è uno dei padri del monachesimo in occidente. E' proprio quel monastero a costituire il nucleo originario del paese attuale. Una cosa che ho notato con piacere è il sito molto dettagliato sul paese di Marruci che, aggiornato costantemente, informa sulla storia e su tutte le iniziative di volontariato svolte.
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