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Le vie di Roio
Piano si animavano del suono della banda che rendeva omaggio alla festa di San
Franco, iniziavamo così il
nostro percorso, tra le case e i ruderi del paese
resi vivi dallo spirito delle celebrazioni. Una carrareccia prendeva il nome di
Via del Monte, suggerendo l’antico tragitto degli armenti: le strade della monticazione miravano ai verdi pascoli
di Campoli,
vivi del ricordo delle Casette Michetti. Monte Le Quartora teneva
lisci i suoi pendii di erba: il piano culminale, oltre il limite del
bosco,
mostrava soltanto alcuni cespugli prostrati prima delle sue immense distese
lunari. Dalla cima si apriva l’alta visuale sul
Monte Ocre, sui cui
contrafforti tracce di strade apparivano e sparivano nell’erba, come una
metafora della presenza umana
tesa ad abbandonare i lavori d’altura. Dal Passo
di Vallefredda seguivamo il sentiero del Fossato di Cerasitto, passando poi per
la
dolina di Mezza Spada e le tre Canetre, quegli enormi inghiottitoi si aprivano
come maestose voragini nella terra, addolcendo i
propri precipizi con il verde
delle vegetazioni.

La Selva di Tussio
svelava nel fruscio del vento il tintinnio di antichi campanelli, ce lo
raccontava Dora, una custode di Bominaco, rendendoci partecipi delle antiche credenze
popolari che volevano animato quel bosco. Le fioriture di ginestra e
caprifoglio
diffondevano ovunque un profumo dolce, esaltato dall’aria calda prima del
temporale, mentre ammiravamo la straordinaria bellezza dei papaveri dell’oppio,
persi nella vegetazione selvatica. L’Oratorio di San Pellegrino e la Chiesa di
Santa Maria Assunta sorgevano vicini su un colle, protetti da un piccolo bosco
di pini e dai resti di un castello turrito che dominava la valle sottostante:
la straordinaria bellezza di quegli edifici medievali vantava addirittura la
proposta all’Unesco per
essere riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Ogni volta il piccolo Oratorio mi sorprendeva con lo splendore del suo ciclo di
affreschi, i suoi colori ravvivati avvolgevano chiunque vi entrasse in una
danza cromatica che vedeva susseguirsi le scene
della vita di Cristo, della Sua
Passione e il Giudizio Universale, per non parlare poi dell’insolito e
straordinario calendario, affrescato con i segni zodiacali e le festività da
onorare. Sul bordo superiore dei plutei, raffiguranti il drago e il grifone, un’incisione
riportava
alla data 1263, anno della sua edificazione, da allora in poi Momenaco divenne uno dei centri di
appoggio più importanti per i pastori del Tratturo Magno, dedicando il culto a
San Pellegrino, protettore dei viandanti, che era giunto dalla Siria in Italia
per
essere martirizzato proprio a Bominaco.
La visita
dell’Oratorio di San Pellegrino e della Chiesa di Santa Maria Assunta è
possibile contattando il custode-accompagnatore, attualmente è la gentilissima
signora Dora
reperibile al numero 086293765, fornendogli un’offerta, e senza
dimenticare di munirsi di monete da due euro che fungono da gettoni per
attivarne l’illuminazione. (Le immagini dell'interno sono state pubblicate per gentile concessione).