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Sulla sommità di Colle Macchione giacevano i resti
monumentali della Madonna delle Grazie, un antico convento fondato nella prima
metà del XII secolo dal vescovo Dodone. Nonostante le varie trasformazioni
architettoniche subite nei secoli, erano ancora visibili i segni della
primitiva costruzione che ne valorizzava l’utilizzo del materiale di risulta
romano, come il bellissimo timpano d’ingresso della chiesa, o la
memoria dei
due leoni lapidei provenienti dall'antica Foruli, disposti finora a l’Aquila sulla
soglia della Chiesa di San Pietro a Coppito, a seguito della sua fondazione. Da
fuori la recinzione scrutavamo a
malapena l’interno abbellito da preziose
paraste, deturpato non solo dall'incuria del tempo e dai terremoti ma anche
dall'idiozia umana che ne aveva imbrattato gli affreschi. Tutta l’area non era
accessibile, era
interamente recintata a favore dei restauri, ma che tuttavia
parevano essersi fermati da tempo. La neve si era posata su quel silenzio come se
tutto il tempo passato fosse solo una breve parentesi persa nell'eternità.
Ad
Est, nel pendio sottostante, si apriva l’ingresso di una piccola grotta,
antropizzata da una porta e da una finestra per la probabile funzione di
ricovero per gli animali, entravamo nella sua zona d’ombra ed anche lì
il tempo pareva essersi fermato. La grotta manifesta segni di instabilità ed è
sconsigliabile accedervi, esiste per questo un rilievo 3D realizzato da Mattia
Iannella per chi volesse visitarla almeno virtualmente.