Salivamo da Sella di Corno lungo la Valle di Cappelletto,
alla volta del mirabile affaccio sul Lago di Rascino, dalla forma insolita e
stellare.Lungo la via, il bosco a Nord lasciava scoprire zone d’ombra
stanziate di freddo e di brina, dove spolverate di neve mantenevano inalterate
laconformazione dei propri cristalli. Sul filo di cresta la vista si appagava
della bellezza di entrambi i versanti, si scoprivano i pendii spogli eassolati
dove i cavalli al pascolo sostavano nella quiete di un pacato sole d’inverno.
Seguivamo la carrareccia fino a scorgere il vicino Lago diCornino, dalla forma
più composta e ordinata, con alle spalle la sua piccola pineta e il magnifico Monte
Nuria in lontananza. Cercavamo ilpunto di vista più bello per ammirare dall’alto
la bellezza di entrambi i laghi, e siamo state ripagate dal notare il basamento
di un’anticacostruzione, probabilmente una delle sedici abitazioni del contado
del Castello di Rascino, risalente al XI-XII secolo e situato poco distante.Salutavamo
così l’ultimo giorno dell’anno, tra la dolcezza del sole, la bellezza dei
panorami e la consapevolezza del passato.
martedì 31 dicembre 2019
sabato 14 dicembre 2019
Studio delle forme di erosione interne nella Grotta dei Pipistrelli di Acquasanta Terme
Le grotte di Acquasanta Terme erano state scavate dal basso,
da una lenta e lunga azione morfogenetica che da tempo immemorabilesvuotava la
roccia "da dentro”. Quelle esalazioni corrosive avevano generato sulle pareti speleotemi
di gesso e di zolfo attraverso processidi corrosione e condensazione e avevano allargato
condotte circolari. In alcuni ambienti vi erano depositi di batteri
rosa, in altriscorrimenti d’acqua, ma anche stratificazioni lapidee tutte da osservare.
Vedevamo la grotta con occhi nuovi grazie al seminario sullaGeologia con studio delle forme di erosione
interne tenuto poco prima da Jo De Waele, e ora dovevamo osservare i
particolari più insoliti dellagrotta, le sue forme più curiose che
raccogliessero la nostra attenzione, da fotografare, scegliere ed analizzare l’indomani
tutti insieme percapirne la singolare origine. Un ambiente conosciuto diveniva
ancora diverso così percepito con occhi nuovi. Entravamo nella Grotta deiPipistrelli fino a ricongiungere il fondo in comune con Grotta Nuova, l’attenzione
per l’ambiente e lo svernamento dei chirotteri ci limitava anon creare
disturbo. Osservavamo in silenzio qualsiasi forma, le particolarità rocciose
più insolite, alla ricerca dellametamorfosi della pietra nelle viscere del
buio.
lunedì 2 dicembre 2019
La Grotta di Val Cordora
La Grotta di Val Cordora si apriva su uno dei modesti
rilievi che ne modulavano la valle, tra la bellezza incolta delle radure
impreziosite dirovi ed arbusti, sotto la luce fredda di un pomeriggio di dicembre.
La sua modesta estensione si sviluppava tra piccole sale con concrezioniannerite, quella piccola cavità, conosciuta da tempi remoti, era stata percorsa
frequentemente dai locali, sulle pareti vi erano nomi e dateche correvano indietro
di un secolo, di generazione in generazione, a voler registrare la propria
presenza in quel luogo. L’azzurro intensodell’acqua limpida lasciava indagare
il suo fondale come a suggerire possibili prosecuzioni. Uscivamo fuori
estendendo il buio della grottaalla volta nera della notte, ormai
sopraggiunta, la bellezza era nella morfologia delle ombre animate dalle nostre
luci e dal chiarore di unaflebile luna in fase crescente.
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venerdì 22 novembre 2019
I tre Quadrati Magici d'Abruzzo
“SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS” cinque parole a definire
la frase palindroma del famoso quadrato magico del Sator, di cui l’Abruzzo ne detiene
tre esemplari: uno a Campotosto, uno Capestrano e uno a Magliano de’ Marsi.
L’antica iscrizione latina, inalterata se letta da sinistra verso destra e
viceversa o dall'alto verso il basso e viceversa, da tempi immemorabili è stata
oggetto di interpretazioni, ma mai nessuna ipotesi è riuscita a portar luce sul
suo significato oscuro.
Campotosto lo
custodisce nella cripta della chiesa seicentesca di Santa Maria Apparente: un
piccolo ambiente ipogeo sormontato da una volta a vela dove tracce di affreschi
deteriorati sono ancora in grado di emanare la dolcezza dei visi di giovani
Madonne e piccoli accenni di stelle. Sull’intonaco di quegli affreschi è inciso
grossolanamente il Quadrato magico del Sator, senza rigore geometrico ma di
inconfondibile matrice universale, come un sigillo posto sul fuoco tellurico.
Nei pressi di Capestrano
il Quadrato magico è situato sulla facciata esterna della chiesa di San Pietro
ad Oratorium, affiancando l’effige di Re Desiderio, dominatore longobardo che
nell’VIII secolo promosse la costruzione dell'antica abbazia in seguito a un
sogno. La particolarità che rende unico questo Sator è la sua collocazione
capovolta, che, scongiurando un errore grossolano, può anche suggerire
l’ipotesi della negazione stessa del suo simbolo.
Il terzo quadrato magico d’Abruzzo è situato sulla facciata frontale
della chiesa di Santa Lucia di Maglianode’ Marsi, difficilmente visibile ad occhio nudo, sotto la pancia di una
figura mostruosa scolpita all’interno di una formella duecentesca, qui inciso nella
versione più antica che inizia con la parola ROTAS: “ROTAS OPERA TENET AREPO
SATOR”.
Sono moltissime le ipotesi formulate a svelare l’enigma di
questo antico rebus presente non solo in Abruzzo ma anche in Italia e in Europa,
combinando letture metaforiche, numerologiche, filosofiche e teologiche. Tra
queste l’interpretazione cristiana si focalizza sull’anagramma di un possibile Pater Noster, risultato in una croce
dissimulata le cui lettere rimanenti A e O vanno a simboleggiare l’Alfa e
l’Omega, il principio e la fine, in riferimento all’Apocalisse di Giovanni.
I tre quadrati magici d’Abruzzo si differenziano tra loro
per la collocazione: uno è nascosto, uno è esposto, uno è visibile al mondo
eppure celato.
Articolo pubblicato sul portale abruzzoturismo.it - link -
come rappresentante “Abruzzo Smart Ambassador”.
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sabato 2 novembre 2019
Il Complesso Minerario di Roccamorice
Il complesso minerario di Roccamorice giaceva nel silenzio,
da oltre sessant’anni si erano assopite le voci degli ultimi minatori, assorbitenell’oblio dei lunghi cunicoli bui, dove binari e vagoni presentavano la
propria memoria con sfaldamenti di ruggine, e l’acqua lasciava tessereincredibili creazioni di muffe. Davanti ai nostri occhi si presentava un
ambiente scavato artificialmente alla ricerca delle lenti di coltivazione,da
cui in passato si ricavavano asfalto e bitume, i consolidamenti erano ormai andati
perduti fagocitati dalla loro natura organica,frammentandosi in detriti e
limature che miste all’umidità si addensavano in fanghiglie. Quell’ambiente si
riallineava al corso dellanatura a seguito della presenza umana, ricercava
pacatamente il suo equilibrio e per questo era di estrema delicatezza, poiché sconosciutonelle sue dinamiche. Negli ultimi anni il GRAIM – Gruppo Ricerca Archeologia
Industriale della Majella – aveva compiuto un enormelavoro di studio e rilievo
di quegli ambienti, articolati tra loro come un dedalo labirintico, centinaia
di gallerie sotterranee disposte su piùlivelli presentavano chilometri di
binari, carrelli, bunker sotterranei, montacarichi, tramogge e stazioni di
carico. La preziosa ricerca delGRAIM cercava di mettere ordine al passato, e
continuava a svilupparsi indagando mano a mano ambienti dimenticati nelle
viscere delleminiere. La nostra uscita di oggi si riservava soltanto il breve
tragitto del Complesso minerario di San Giorgio, in occasione di Strisciando2.0 - Raduno Internazionale di Speleologia tenutosi nel Comune di Lettomanoppello
dal 31 ottobre al 3 novembre 2019.
La visita degli ambienti minerari senza permesso è vietata per ragioni di sicurezza: c’è la possibilità perdersi in ambienti instabili econ carenza di ossigeno difficilmente rilevabile senza un’attrezzatura conforme per il monitoraggio di aria e gas.
Foto di repertorio dell’intero bacino minerario della Majella realizzate da uPIX - uNDER PIXel - Fotografia Ipogea.
La visita degli ambienti minerari senza permesso è vietata per ragioni di sicurezza: c’è la possibilità perdersi in ambienti instabili econ carenza di ossigeno difficilmente rilevabile senza un’attrezzatura conforme per il monitoraggio di aria e gas.
Foto di repertorio dell’intero bacino minerario della Majella realizzate da uPIX - uNDER PIXel - Fotografia Ipogea.
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venerdì 1 novembre 2019
I Cunicoli di Claudio, l'Emissario del Fucino e la Galleria Claudio-Torlonia
La Madonna dell’Incile aveva ai piedi una luna ed in testa
una corona di dodici stelle, si stagliava nel cielo bianco di nubi con i richiamidell’Apocalisse,
mentre sotto di lei il corpo di fabbrica dell’Incile dava accesso ai grandi
collettori di scolo dell’Emissario del Fucino. Quellamagnifica opera idraulica,
iniziata per mano dei Romani e completata dai Torlonia, manteneva ancora attiva
la sua funzione, quasi perpetua,così concepita da un ingegno eccellente. Già avevo percorso in passato la galleria Claudio-Torlonia, la differenza ora era nell’acqua piùabbondante su cui le luci si flettevano e
specchiavano prima di perdersi nel buio delle condotte. Laddove la pietra era
nuda erano visibili i segniincisi dagli uomini lontani da noi millenni, il
presente si sovrapponeva all’eterno, mentre il defluire dell’acqua evocava il celebre aforismaeracliteo secondo cui tutto scorre.
La visita all’Emissario del Fucino è stata un’escursione in
programmaall’evento “Strisciando 2.0 2019” Raduno Internazionale di
Speleologia avvenuto dal 31 ottobre al 3 novembre 2019 nel Comune di
Lettomanoppello.
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