domenica 27 ottobre 2024

Tra i patriarchi dell'Anatella

Ci inoltravamo in un fittissimo bosco di faggi, sotto i balzi rocciosi dell’Anatella del Sirente. La suggestione dell’ambiente, resoaccogliente e intimo dalla luce calda filtrata dai colori dell’autunno, ci donava la quiete. Seguivamo un comodo sentiero inoltratonel silenzio, tra patriarchi secolari, antichi alberi che si innalzavano come monumenti, templi vegetali che accoglievano tra le lorochiome i nidi, estendevano i loro rami al cielo e si ramificavano profondamente nella terra. Al loro cospetto la visione dell’ordinedella natura assumeva la nobile semplicità dell’equilibrio, tra muschi verdi, tappeti di foglie brunite e giochi di ombre, pentagrammisu cui le note di sottofondo davano voce alla melodia del verbo degli uccelli. Scorgevamo tra gli alberi il cratere del Sirente, oltre lavisuale del bosco la grande piana carsica sottostante si apriva come un respiro, accogliente e distesa dove i pascoli giacevano pacati.Sulla via del ritorno incontravamo la Fonte dell’Anatella, un abbeveratoio dalla struttura essenziale e importante che sorgevaisolata sull’omonima valle, altro importante punto di riferimento per il transito dei pascoli.

sabato 26 ottobre 2024

Santa Maria del Piano di Orvinio e le antiche mole

Nell’Alta Sabina, Tra Orvinio e Pozzaglia, una rete di comode strade attraversava boschi e vallate, ne percorrevamo una indirezione della suggestiva Santa Maria del Piano, un’antica abbazia benedettina del IX secolo che manteneva ancora in piedii tratti distintivi della sua bellezza strutturale. La scorgevamo imponente tra gli alberi, così bene integrata nel paesaggio, chelasciava dedurre senza dubbio l’importanza che aveva rivestito in passato. La sua antica origine sembrerebbe ad opera diCarlo Magno a seguito di una vittoria sui Saraceni; conobbe un periodo di rilevanza e operosità, che diminuì mano mano nel corsodel tempo, fino a quando ob aevi gravitatem et redituum diminutionem venne abbandonata sul finire del Medioevo.Trovavamo incastonati nella sua struttura i materiali di risulta dalle origini ancor più antiche, grandi lettere incise ancoraperfette a dispetto dello scorrere del tempo. Seguivamo i sentieri fino alla sponda del Fiume Rio alla ricerca della mola, tra radureanimate dai pascoli, boschi autunnali e il calore di una mite giornata di ottobre, con la torre campanaria dell’Abbazia che svettava tra glialberi come un punto di riferimento sulla via di ritorno per Orvinio. La gentilezza degli abitanti del posto, così legati a L’Aquila, ci donavaun momento di condivisione sulla conoscenza del territorio, ma anche di riflessione sulla frequentazione massiva che nei mesiestivi la Cascata della Mola del Castello era costretta a subire. Il dono di condivisione di Domenico ci lasciava scoprire un luogo chealtrimenti non avremmo mai trovato, una mola ancor più antica immersa nella bellezza di una natura incontaminata.

domenica 20 ottobre 2024

Le pitture rupestri di Grotti e il Castello delle Grotte lungo il sentiero per la Madonna dei Balzi

Nel 2004 erano state condotte delle interessanti ricerche sulle pitture rupestri del riparo sotto roccia di Grotti, lungo la Valle del FiumeSalto, dall’archeologo Tommaso Mattioli in collaborazione con la Cattedra di Protostoria europea dell’Università degli Studi diPerugia. Tali studi ponevano l’attenzione su queste straordinarie testimonianze: ben sedici pitture di colore nero, probabilmenteincise con un pezzo di legno in parte carbonizzato, definivano con uno stile schematico figure antropomorfe, geometriche e filiformidi piccole dimensioni, risalenti all’età pre-protostorica (qui l’articolo completo). La localizzazione del sito, nonostante le indicazioni,non era semplice, e questo fortunatamente ne garantiva la salvaguardia. Anche il riuscire ad individuarle da vicino non era immediato, aspettoche faceva accrescere ulteriormente l’entusiasmo per la loro lettura. Da quel riparo roccioso, esposto in maniera così privilegiatae assolata, compivamo un salto temporale che ci riportava in dietro nel tempo all’Eneolitico e all’Età del Ferro, l’emozione perquesta consapevolezza era unica. Riprendevamo il sentiero per il Santuario della Madonna dei Balzi ammirando anchealtre interessantissime testimonianze. Un antico insediamento del XIII secolo, definito Castello delle Grotte – per i locali noto con iltermine Grotte sfasciate – si incastonava nei vuoti rocciosi dei balzi della montagna, conformandosi in maniera davvero singolare,con i vari riadattamenti avvenuti nel corso dei secoli. Il valore della pietra lavorata addossata alla roccia, la consapevolezza dellastoria e la bellezza suggestiva dell’ambiente rendevano quel percorso segnato sul filo delle falesie davvero unico.

lunedì 7 ottobre 2024

La Rocchetta sopra i Colli di Teora

Sopra i Colli di Teora, nascosti nel fitto della vegetazione, c’erano i ruderi della Rocchetta. L’importante insediamento erastato completamente dimenticato e vi erano soltanto pochissime notizie a riguardo. “[…] Sopra al paese di Colli, a q. 915,vi sono imponenti ruderi che i locali chiamano Madonna della Rocchetta (sull’I.G.M. “la Rocchetta”). Si tratta di unachiesa sovrappostasi forse ad una “rocca” preesistente di cui nulla si sa. […]” tratto dalle note illustrative de I Sentierimontani della Provincia dell’Aquila n.4 i Gruppi M. Nuria M. Calvo M. Giano Monti dell’Alto Aterno di Carlo Tobia, 1996,pag. 59 (nota 52). Antiche strade ricoperte dalla vegetazione, tra tracce di muretti a secco, rovi e rose canine, nellabellezza di una natura selvaggia e incontaminata, conducevano a questo rilevante edificio, ancora in piedi nonostante lascarnitura del tempo e la mano dell’uomo che l’aveva spogliato di ogni decoro. Coordinate della Rocchetta: 42°26'9.25"N 13°15'26.75"E