Nel crudo sasso intra Tevero e Arno / da Cristo prese l'ultimo sigillo, / che le sue membra due anni portarno. / (Dante Alighieri, Paradiso XI, 106-108). La Divina Commedia parlava di MontePenna, conferendogli una visione storica e sacra, con la figura di San Francesco ferma come riferimento. Intorno alla montagna gli alberi celavano una integrità molto intima, protettadall’istituzione di una riserva naturale che non permetteva di varcare dei confini ben segnati. Un breve tragitto conduceva in cima, tra corridoi alberati, composti ed ordinati da un anticoequilibrio. Camminavamo su tappeti di foglie battute, e in attimo la sommità della montagna si apriva sulla vallata sottostante, anch’essa alberata e piena di vita. Da lontano i bramiti dei cervidavano segno della stagione degli amori, il loro verso si perdeva tra le foreste, animandole di suggestione, inquietudine e mistero.
sabato 24 settembre 2011
Monte Penna delle Foreste Casentinesi
Etichette:
boschi casentinesi,
monte penna,
toscana
L'Eremo di Camaldoli nei boschi Casentinesi
Il sacro eremo di Camaldoli fu fondato da San Romualdo Abate nel 1012, in località detta allora “campo amabile”, da cui pare derivi la denominazione odierna Camaldoli. Situato sul versante toscano dell’Appennino Centrale, a 1100 mt, contornato dallamillenaria foresta dell’alto Casentino, è fra i più celebri centri monastici d’Italia e capo della Congregazione Camaldolese dell’Ordine di San Benedetto. La costruzione della chiesa e delle prime cinque celle risale all’epoca di San Romualdo, le altrequindici sono di costruzione posteriore. (Informazioni tratte da un cartello informativo del luogo). Una scritta pregava il silenzio all’interno di un perimetro sacro. La pietra arenaria rifrangeva il verde del bosco, colorandosi a sua volta di quella anticadimensione. I boschi Casentinesi erano solenni e millenari, raccontavano storie di Santi e di uomini perduti. Le zone accessibili all’eremo consentivano l’affaccio in un limbo intermedio, dove la dimensione divina estendeva la sua ombradiventando tangibile. Una cella scandiva il ritmo di un’intera vita ritirata, contenendosi in spazi minuscoli e dedicati, mentre la stuoia intrecciata del letto si ricamava di molteplici pensieri che a malapena il mondo poteva contenere. La cella DI San Romualdo èil luogo in cui il monaco vive per gran parte della sua giornata, nell’impegno di studio, di lavoro e di preghiera. La cella di San Romualdo è l’unica cella visitabile. Le celle abitate dai monaci sono simili a questa, costruite sulla base dello stesso progetto.(Informazioni tratte da un cartello informativo del luogo). L’interno della chiesa si rivestiva di una condizione superlativa, fatta di statue, stucchi e vetri colorati, lì dentro si conteneva una materia sacra, antica e perpetua, segreta e sensibile. La chiesa delS. Eremo di Camaldoli – Leggenda. Iniziata nel 1012, fu terminata e consacrata nel 1027 dal vescovo aretino Teodaldo dedicandola al SS. Salvatore. Originariamente di stile romanico, subì vari rifacimenti l’ultimo dei quali, nel 1658, in stile barocco. È a naveunica, con abside semicircolare. FACCIATA. costruita nel 1713 e addossata alla precedente del sec. XV. ATRIO. Sulla porta d’ingresso Madonna col Bambino, bassorilievo marmoreo di Mino da Fiesole, 1431-1484. TRANSETTO. Sull’altare a destra,Deposizione: tavola di Stefano Pieri, sec. XVI. Sull’altare a sinistra, Immacolata del Sorbini, 1855. CORO del sec. XV. Sulle pareti affreschi del Franchi, sec. XVII. PRESBITERIO. Ai lati del’abside, tabernacoli marmorei in bassorilievo di Gino daSettignano del 1531. ABSIDE. Al centro, Trasfigurazione, affresco di Ezio Giovannozzi, 1937; più in basso, Crocefissione su tavola di Angelo Bronzino, 1501-1570. SALA CAPITOLARE. Soffitto a cassettoni, a finto intarsio, e postergali del sec. XVI. Alla paretedi fondo, tela di A. Mussini, 1915: la visione di S. Romualdo. CAPPELLA SS. EUCARESTIA. Sull’altare, Madonna col Bambino e S. Giovanni, ignoto del sec. XVI. CAPPELLA delle confessioni. Annunciazione di A. Soldaini, camaldolese, sec. XIX. Sulla paretea destra, tomba di Ambrogio Traversari con medaglione del Mussini, 1915. CAPPELLA S. ANTONIO. Terracotta di A. della Robbia, sec. XV. SAGRESTIA. Del sec. XVI di cui si conservano alcuni elementi lignei. Cattedra Pontificale in noce elegantementeintagliato, di A. Montini e L. Boncinelli, 1669. Sulla porta, tela di scuola G. Reni, secc. XVI-XVII. Nella nicchia, crocefisso attribuito al Giambologna. (Informazioni tratte da un cartello informativo del luogo).
Etichette:
boschi casentinesi,
eremo di camaldoli,
poppi,
toscana
Il Santuario della Verna nei boschi Casentinesi
I Boschi Casentinesi trattenevano la storia di San Francesco, la memoria del tracciato di un Santo che in tanto pellegrinare vi ha trovato la rivelazione. La memoria delle stimmate veniva onorata dalle folle dei fedeli, giunti lì da ogni parte del mondo. La stanzapiù bella entrava nel bosco, dove gli alberi e le rocce si fondevano tra loro, assecondandosi e vibrando in questo modo della stessa energia. Tra rocce anguste e materne giaceva il letto di San Francesco, in una zona d’ombra all’interno della Terra. La via dellasantificazione si privava di ogni bene, pareva come se una spiegazione mi spingesse a pensare che per comprendere il mondo bisognasse in qualche modo identificarsi in esso, e che per capire la Terra bisognava essere terra. La Verna è il più famoso deiconventi del Casentino, e vero cuore del culto francescano. La fondazione del primo nucleo eremitico risale alla presenza sul luogo di San Francesco, al quale nel 1213 il conte Orlando Cattani donò l’area dove ora sorge il Santuario. Negli anni successivisorsero alcune piccole celle e la chiesetta di Santa Maria degli Angeli (1216-18). L’impulso decisivo allo sviluppo di un grande convento fu dato dall’episodio delle Stimmate (1224), avvenuto su questo monte, prediletto dal Santo come luogo ideale perdedicarsi alla meditazione. La chiesetta di Santa Maria degli Angeli (2), costruita in seguito all’apparizione della Vergine a San Francesco, è il primo nucleo del convento. Introdotta da un basso porticato, si presenta ad aula unica, suddivisa in due partida un tramezzo. Ristrutturata ed ampliata dopo il 1250, conserva il campani letto a velala campana del 1257, dono di San Bonaventura. All’interno, l’altare ospita un dossale di terracotta invetriata con l’Assunta che dona la cintola a San Tommaso tra iSanti Gregorio, Francesco e Bonaventura, opera di Andrea della Robbia realizzata intorno al 1485; le due pale vicine all’ingresso raffigurano la Natività con San Francesco e Sant’Antonio di Luca il giovane, e la Pietà di Giovanni della Robbia. Dalla piazza delQuadrante si accede alla Basilica Maggiore (1), dedicata alla Madonna Assunta, consacrata nel 1568. Costruita tra il XIV e XVI sec. E più volte rimaneggiata, è introdotta da un portico che si prolunga sul fianco destro fino quasi al campanile, e presental’impianto a croce latina a navata unica, con volte a crociera. All’interno si conservano le tracce più importanti di Andrea della Robbia e della sua bottega. L’opera più antica è l’Annunciazione (1475 ca.). nella cappella a sinistra del presbiterio è l’Ascensione(1490 ca.) a destra è la Natività (1479). Nel primo altare a sinistra è conservata la Madonna in trono con il Bambino tra i Santi Onofrio, Antonio abate, Maria Maddalena e Francesco, detta “Madonna del Rifugio” (1515-1520 ca.). dietro il presbiterioè il coro composto da due file di stalli in noce che nella parte centrale presentano tarsie raffiguranti l’Assunta, San Lorenzo e il Beato Giovanni, opera novecentesca di Fra Leonardo Galiberti da Legnaia. Di qualità è il bancone del 1509, intarsiato da Pietro diZanobi. Sopra l’ingresso della cappella Ginori è un interessante organo del 1586. Sempre sulla parete a destra si apre la cappella delle Reliquie, risalente al 1635, dove sono conservati alcuni oggetti usati da San Francesco. Al centro è la reliquia del sanguedel Santo. Sotto il loggiato terminato nel 1536 ma completamente ricostruito nel secondo dopoguerra, è un crocifisso che abbraccia San Francesco, copia in bronzo tratta da una tela dello spagnolo Murillo, opera di Vincenzo Rosignoli,donata alla Verna nel 1888 da Papa Leone XIII. Lo stesso artista ha eseguito nel 1903 la statua in bronzo raffigurante San Francesco con fanciullo, posta all’ingresso del Santuario. A sinistra della Basilica è la cappella del conte Checco diMontedoglio o della Pietà (3), portata a termine nel 1532, anno a cui si potrebbe riferire la tavola invetriata policroma raffigurante la Pietà eseguita da Santi Buglioni. Attraverso ad una porta ad arco si accede al Corridoio delle Stimmate (4),edificato nel 1431. In questo corridoio affrescato con episodi di vita di San Francesco si svolge dal 1431 la giornaliera processione. 19 riquadri sono stati realizzati da Baccio Maria Bacci in due tempi tra il 1929 e il 1963, in sostituzione degliaffreschi seicenteschi di fra Emanuele da Como, già rinnovati nel 1840 da Luigi e Giovanni Ademollo. Sono ancora visibili, recentemente restaurati, un riquadro di Emanuele da Como rappresentante la Morte di San Francesco, e due riquadripolicromi e due monocromi di Ademollo. Proseguendo, attraverso la cappella di San Francesco si giunge alla cappella delle Stimmate (5). La cappella, cuore del Santuario, sorta sul luogo dell’evento miracoloso, venne edificata nel 1263, a navataunica, coperta da volta a crociera. Sul pavimento è segnalato da una lapide il luogo dove è avvenuto il miracolo delle Stimmate. Sopra la porta è un tondo di bottega di Andrea della Robbia con la Madonna con Bambino benedicente. Sulla parete di fondo èposta una monumentale pala centinata raffigurante Cristo crocifisso fra angeli con ai piedi la Madonna, San Giovanni, San Francesco, e San Girolamo dolenti, eseguita nel 1481 da Andrea della Robbia. (Notizie tratte da un cartello informativo del luogo).
Etichette:
boschi casentinesi,
san francesco d'assisi,
santuario della verna,
toscana
venerdì 9 settembre 2011
La spiaggia di Pollara
Osservavamo il mare, seduti sull’orlo di un vulcano estinto. Quella distesa aperta, immensa e sconfinata si apriva davanti ai nostri occhi e al nostro cuore, solo lo Scoglio di Faraglione si ponevacerto davanti noi, ma così solitario e perso andava a sottolineare ancora di più la natura assoluta del mare, mentre Alicudi e Filicudi erano leggibili solo in trasparenza. Nei giorni precedenti giàeravamo stati a Pollara, nel suo piccolo porto, vecchio e abbandonato, ormai vissuto solo dai turisti, ma adesso finalmente eravamo da soli, e potevamo ascoltare tranquillamente la voce diquel luogo, scrutandolo, indagandolo con tutta la calma possibile. Le vecchie scale scavate nella pietra si perdevano tra gli scogli e le piante di capperi, ricamando quella natura selvaggia di antichetestimonianze. Quel piccolo porto un tempo scandiva la vita dei pescatori, chissà quanta fatica e quanti travagli hanno visto quelle pietre. Come la montagna, così il mare era un enigma infinito esconosciuto, una rivelazione divina verso cui i poveri diavoli destinavano le preghiere. Il mare batteva con impeto sugli scogli, per poi perdersi docilmente nella risacca. Anche noi siamo stati lì,ancora possiamo udire il suono della risacca, anche se ormai non torneremo più. Così scriveva Barrie sull’Isola che non c’è. Tutte le volte che penso alla risacca ripenso alla favola di Peter Pan, allamalinconia del passato nella meravigliosa consapevolezza dell’attimo presente, prossimo ricordo di un bellissimo futuro. Un tuffo nel blu profondo e il mare sembrava svelare un altro mondoincognito, come una porta socchiusa verso un’altra dimensione. Nuotavamo tra banchi di pesci argentati, difficilmente indispettiti dalla nostra presenza, mentre il cuore batteva forte ad ognivoragine marina che si apriva sotto di noi. Sembrava di volare. Tra i ricci di mare e i pesci pagliaccio correvano cernie e saraghi, mentre i granchi, intimoriti, si nascondevano tra alghe e coralli: icolori che si vedevano racchiudevano incredibili sogni tropicali. L'indomani saremo partiti per tornare a casa. Di tanto in tanto una medusa si lasciava trasportare, materia nella materia, memoria nella memoria.
Etichette:
eolie,
isola di salina,
pollara,
sicilia
Iscriviti a:
Post (Atom)