La montagna sopra Vigliano rendeva omaggio al culto di San Michele Arcangelo, che con la presenza di grotte gli aveva dato il suo nome. Vierano la Grotta dell’Oro e il Grottone a suscitare la suggestione di antiche credenze, abbandonate dai fedeli e seppellite dai rovi: l’unalasciava alcuni residui di affresco ai piedi di un altare ricavato nella roccia, l’altra il basamento di un antico riparo, probabile anch’essoluogo di culto. Scarsissime informazioni lasciavano correre la fantasia, che interpretava le lunghe fila di pietra a secco, sul crinaledella montagna, come residui di antichi insediamenti. Orum, sul margine di un pendio scosceso, spiegava l’illusorio appellativo dorato,seguivano il fascino del bosco in riposo e l’ampia prospettiva panoramica a conferire ricchezza a quelle località.
sabato 31 dicembre 2016
lunedì 26 dicembre 2016
Traversata di Monte Calvo dal Ponte Radio a Rocca di Corno
I pendii di Monte Calvo rendevano omaggio alla quiete, alla
visione lontana delle montagne, ad un inverno che ci ingannava con le suetemperature miti. L’aria nitida annullava le foschie delle distanze, ci portava
la presenza integra del Gran Sasso e della Majella, delMassiccio del
Terminillo e dei Monti Reatini, della Laga e dei Sibillini, del gruppo del
Nuria e del Cicolano, di Monte Giano, e deltriangolo innevato del Velino. La bellezza
stava su quei colli modesti rigati dalle mulattiere, lambiti da una luce invernale
che così bassa neestendeva i profili delle ombre come presenze solenni. Valle
Lunga si apriva solitaria con il suo fascino severo, la sua origine glaciale siapriva nel cuore del sistema di Monte Calvo, e fino a quando era possibile la
percorrevamo al limite del sole. Dentro Valle Bona iboschi ci ingannavano con
visioni autunnali, scendevamo la via verso Rocca di Corno, lungo mulattiere
bordate di rosa canina e acheni di clematide.
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domenica 18 dicembre 2016
La Grotta degli Urli a Campocatino
La Grotta degli Urli apriva il suo ingresso nelle prossimità
degli impianti sciistici di Campocatino, dove la mancanza di neve rendevadesolata la zona. A ridosso dei Monti Simbruini ed Ernici ammiravamo la
bellezza di panorami sconfinati, esaltati dallaluminosità di un cielo azzurro senza
umidità. La grotta si apriva non segnalata tra i ginepri del Fosso dell’Obaco, raggiungibile
attraversoun anonimo sentiero. Una breve successione di pozzi e strettoie conduceva
alla magnifica Galleria Andrea Doria, dove non vi eranoconcrezioni a
sottolineare la bellezza del sottosuolo, ma la consapevolezza di un ambiente ampio,
inimmaginabile all’ingresso.Scendevamo comodamente camminando e pareva di
inoltrarsi nella sacralità di un tempio sotterraneo. Dopo il Salone del
Trentennale laStrettoia Santabarbara portava nel nome quell’appellativo
divino, dove le paure si accostavano ai limiti e il desiderio spingeva a
cercareulteriori altrove. Tornavamo
indietro senza percorrerla, trovando all’uscita la fase preliminare della
notte, i toni rossi del crepuscolobruciavano l’orizzonte prima di proiettarsi
nell’infinito, si accendevano le prime luci e le prime stelle, era straordinario
perdersi in quell’eterna infinità.
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