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Un piccolo sentiero saliva nel bosco, perso tra le maestose
Gole di Frasassi. Giungevamo all’ingresso della Grotta del Mezzogiorno, a
lato sinistro
di un’imponente caverna abitata nella Preistoria. Dopo alcune strettoie la
cavità si perdeva in un percorso
affascinante, quasi prevalentemente in discesa.
Tra colonne, stalattiti, vele e concrezioni, attraversavamo una grotta calda,
la
terra mostrava il suo lato più materno rendendo ancora più accoglienti le
sue zone più profonde. Disceso l’ultimo pozzo
attraversavamo ampie sale, dimora
di pipistrelli, da lì a breve si apriva l’ingresso della Grotta della Beata
Vergine di Frasassi, dove
la sagoma del maestoso tempio del Valadier si
contrastava alla luce e al vociare dei turisti.
Al margine di
una dolina si apriva l’ingresso di Pozzo Leonardo, scendevamo immergendoci nel
buio della grotta, lasciando fuori i
fiori e i profumi della primavera. Di
seguito alle prime strettoie si apriva la bellezza della Sala della Penitenza, caratterizzata
da
grosse vaschette concrezionate, piccole stalattiti e capelli d’angelo. Diverse
pisoliti erano state accuratamente spostate dal
passaggio principale, e tutto declinava
verso il fondo, dove un ulteriore pozzo scendeva sulla testa di una magnifica
colata
calcarea, contornata da colonne e concrezioni lamellari. Vista da sotto,
quella superba concrezione portava modellata al suo
interno un’ampia nicchia,
pareva la volta dell’altare di un tempio, che misto di bellezza e meraviglia si consacrava,
senza
chiedere nulla, al ventre della Terra. La sala sottostante, prosciugata del suo lago
di fango, portava il nome di Alberto
Nardi, ci fermavamo lì, prima della nostra
risalita, con un pensiero verso quel ragazzo portato nel cuore da chi l’aveva
conosciuto.