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Un lungo viaggio in bici, dal Brennero a Ravenna passando
per l’Austria e le Prealpi Giulie. La bellezza era nel viaggio stesso che
percorrevamo, coi nostri tempi, nella massima espressione di libertà che solo la
bicicletta ci poteva dare. Tanti chilometri che non pesavano
mai, percorsi con
calma e osservando la bellezza, tra piccoli paesi e grandi città. Ritrovavo con
piacere il tetto d’oro di Innsbruck;
transitavamo sulla curatissima ciclabile di
Mozart. Eravamo soltanto noi e l’essenziale. Mi piacevano le ciclovie curate in
ogni dettaglio, dove
il rispetto dei ciclisti era prioritario, dove la
disponibilità delle persone si tramutava in gentilezza. Da Salisburgo a Grado
percorrevamo
l’Alpe-Adria – la famosissima Radweg
– in compagnia di tantissimi ciclisti sconosciuti che facevano il nostro stesso
viaggio, e che quando
rincontravamo casualmente ci riconoscevamo in sguardi di
saluto. Eravamo tutti viaggiatori in cerca della propria strada che si
lasciava
scoprire senza indugi. Dalle vallate verdissime alla gran salita del Bad
Gastein, evitando sempre fortunatamente la pioggia
che giungeva la notte
rifrescando il giorno successivo. Le ciclovie passavano ovunque, dentro le
gallerie, sotto gli aereoporti, sopra
ex-viadotti ferroviari recuperati. Mi emozionava
molto percorrere la vecchia ferrovia che passava per Pontebba e Chiusaforte, con
le sue
tante gallerie scavate nella roccia, dove in passato aveva transitato
mio nonno di ritorno dalla Russia. Ogni metro, ogni chilometro,
era
accompagnato da pensieri riconcilianti, anche questo era il bello della
bicicletta. Giunti a Grado, la nostra temporanea destinazione,
tutto finiva con
nuovi inizi. Dalla Laguna Veneta, al Parco Delta del Po, alla suggestiva via
degli Angeli sospesa su una linea di terra
tra acqua e cielo...