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domenica 21 maggio 2023

Il castello di Rocca Santo Stefano

Il castello di Rocca Santo Stefano era un rudere di proprietà incerta risalente al XI secolo. Le poche mura rimaste sovrastavano unoslancio di rocce, memori di antichi avvistamenti. Una vegetazione rigogliosa copriva ogni visuale e il silenzio dell’abbandono venivacolmato dal canto degli uccelli. L’antica importanza del passato si lasciava intuire attraverso un eco lontanissimo, la natura si riprendevaogni cosa ma con  inesorabile bellezza.


mercoledì 27 maggio 2020

Tramonto dalla Serra di Tornimparte

Dalla cima della montagna ammiravamo i momenti del crepuscolo. Le ombre si inabissavano nei fondi delle valli, mentre gli ultimi raggi disole lasciavano vibrare gli spettri del rosso sulla delicatezza dei fiori di primavera. Le visuali si alleggerivano, le montagne, gli alberi, ipanorami, tutto si fletteva nella notte che ingoiava ogni cosa, così come il sole che a mano a mano si rimpiccioliva fino a scomparire. Siaccendevano le luci dei paesi come piccole manciate di stelle, il loro scintillio prendeva il posto dei rumori, ovunque era silenzio.

domenica 10 maggio 2020

Dalla Valle Ruella al Rifugio delle Ferrarecce

La strada saliva alla volta della montagna, ripercorrendo parte dell’antica via di Annibale che nella sua condizione più selvaggiamanteneva il fascino intatto di una natura al di sopra del tempo e della presenza dell’uomo. Dopo alcuni decenni dalla realizzazione della tantocontestata strada di accesso agli altipiani superiori, i boschi si erano finalmente infittiti e la vegetazione aveva oscurato di molto le traccedegli sbancamenti. Seguivamo la via del Fosso di Ruella fin dove era praticabile, per vedere la via dell’acqua di superfice, scoprendo angolidi bellezza incontaminata. I prati superiori alla destra orografica del fosso si modulavano in dolci avvallamenti impreziositi da fioriture rasecome il manto erboso, movimentato solo dai cespugli di uva spina e rosa canina, e da lunghe file di muri a secco, ricordi di un passatorurale intriso nella terra e percepito nel silenzio. Salivamo tutta la Valle di Ruella per raggiungere il Rifugio delle Ferrarecce, i prati aperti esenza ormai più limiti dei boschi trovavano sfogo verso il cielo e la cima delle montagne. I laghi stagionali erano asciutti, e i pascoli seguivanocomposti i loro tragitti. Ammiravamo la bellezza della lunga dorsale di Monte Cava, che dal Male Passo al Vado di Femmina Morta, siinnalzava dinanzi a noi velato di nubi. 

lunedì 3 ottobre 2016

La Grotta di Vaccamorta

La Grotta di Vaccamorta si apriva sul fianco orientale della Valle del Puzzillo, nascosta nel folto della vegetazione delle montagne sopral’abitato di Tornimparte. Il suo ingresso angusto si apriva come una piccola fessura alla base di una parete rocciosa, e si immettevaimmediatamente nella bianchezza della calcite, che, definita sul fondo, pietrificava il senso del flusso delle acque. Sulla sogliamoltissime farfalle si legavano alla pietra, si tenevano saldamente alla roccia mentre un flusso di aria fredda movimentava le loro ali. Leacque assorbite dal sistema carsico del Bosco di Cerasolo risorgevano qui, attraversando un intricato e complesso sistema sotterraneo: neimillenni avevano scolpito canyons, meandri e salette, modulato stalattiti ed eccentriche, che accostate alla visione di acqua limpidadonavano profonda suggestione all’ambiente. Mi piaceva molto la memoria dell’acqua che si manifestava attraverso tutto quel candore:sulle pareti si leggevano i livelli di tracimazione, mentre la fantasia completava l’illusione di un lago immaginario. Una forra alta e strettacontinuava un percorso serpeggiante, miriadi di scallops ricamavano la pietra mentre il fondo della grotta diveniva sempre piùl’anticamera di un sogno.

domenica 7 settembre 2014

Cicloturismo 8ᵃ tappa: Concerviano - Scoppito

La valle del Cicolano accoglieva il bacino artificiale del Lago del Salto, e mano a mano che ci avvicinavamo alla diga ammiravamo l’imponente sbarramento cementizio alto quasi una centinaia dimetri. Da giorni ormai mi rendevo conto che tutti i luoghi visitati con l’ausilio della bicicletta erano percepiti più a misura d’uomo, e che proprio per questo motivo quell’opera architettonicaadesso era ancora più maestosa di come l’avessi vista in passato. Seguivamo la strada che costeggiava il lago a Nord, passando per i paesi di Borgo San Pietro e Sant’Ippolito, prima di intraprenderela salita alla volta di Castiglione. Alcuni piccoli agglomerati urbani segnavano la strada ancora per qualche chilometro, dopo di che tutto si perdeva alla volta della montagna. Quella strada asfaltatarimarcava un’antica via di comunicazione, attraversava le montagne ed entrava in Abruzzo, e l’emozione di riguardare dall’alto il mio territorio mi appagava di un forte sentimento diappartenenza. Tornavamo a casa dopo il viaggio di una settimana compiuto soltanto con l’ausilio delle nostre forze, avevamo percorso 642 chilometri ed oltre 8500 metri di dislivello,eravamo arrivati al mare passando per tre regioni e conosciuto l’Isola del Giglio, avevamo transitato su alcune delle strade più antiche d’Italia, come la Salaria, la Flaminia, la Cassia e l’Aurelia, econosciuto paesi sperduti confrontandoci con realtà di altri tempi.

venerdì 9 dicembre 2011

Valle Ruella e Monte Ruella

Il percorso di Annibale appariva e scompariva lungo la strada che conduceva alla Valle di Ruella. Già altre volte mi ero soffermata a riflettere sull’importanza storica di quel luogo, al valoreindescrivibile che assumeva nel compiere quel salto temporale di Millenni, ne parlavo qui. L’aria di fine autunno si calava nel freddo degli anticipi d’inverno, guardavo nel cielo e cercavo di scrutaretra le tante nuvole quelle basse da neve, chissà quanto ancora dovremo aspettare in questo innaturale slittamento di stagioni. Il cielo si vestiva delle scure tonalità della prossima perturbazione,ritmandosi di velature e chiaroscuri, ma scoprendo finalmente la luce sul Gran Sasso, placando così lo sguardo da ogni insofferenza. Il freddo aumentava col vento sotto paradossi idrodinamici, tra irilievi de La Piaggia e quello di Monte Ruella, ma quietandosi poi nella percezione più placata della valle, dove tutto si distendeva scivolando su morbidi infossamenti. La strada verso Monte Cavasaliva addolcendosi di bianche spolverate di neve, ma la nebbia che si intravedeva lasciava cadere i riferimenti, così tornavamo sui nostri passi alla ricerca di percorsi più tranquilli. Monte Ruellagiaceva come una sentinella sull’abitato di Tornimparte, la sua salita ci regalava non solo la visione panoramica sulle altre montagne, ma anche la scoperta di bellissimi fossili, come sequella Montagna ci tenesse ancora una volta ad indicare il suo evidente e strettissimo legame con la Storia.

venerdì 11 marzo 2011

Cresta di Monte La Piaggia dalla Forca di Castiglione e la Valle di Ruella

Nella Valle di Ruella sono presenti i resti di un’antica strada romana, che, tra roccia tagliata e alcuni lastricati di pietra, segnava i collegamenti tra la zona del Cicolano e quelladell’Amiternino. La storia racconta che quando Annibale giunse in Italia con l’obiettivo di conquistare Roma stanziò per molto tempo nella Valle dell’Aterno e proseguì in seguito attraversandole montagne sopra Tornimparte per raggiungere il territorio del Cicolano: il suo obiettivo era quello di stringere alleanza con il popolo dei Marsi nel tentativo di attaccare Roma da Est. Passòproprio per la Valle di Ruella, e questa notizia è storicizzata da diverse fonti. Da sopra Monte La Piagga immaginavo di come più di duemila anni siano scivolati addosso queste montagne,annullando così velocemente un vertiginoso salto temporale. Immaginavo di guardare quello che si poteva vedere allora da lassù, realizzando nella mia mente l’immagine di un enormeesercito composto da tante fisionomie diverse, con addirittura la presenza di un elefante (!), l’unico dei 37 esemplari sopravvissuto al freddo inverno della Pianura Padana. Quante vite, quantiidiomi, quante anime sono passate di qui, rimescolando i diversi semi del genere umano. Forse la terra aveva sicuramente trattenuto memoria di quel passaggio, bisognava tendere benel’orecchio al vento per riuscire ad ascoltarlo ancora. Abbiamo tanta di quella storia nella nostra terra da darla purtroppo per scontata. Attualmente l’antica strada di Ruella è visibile solo in alcuni punti, perché circa trenta anni fa è andata quasi completamente distrutta dalle ruspe e dal cemento armato, che senza mezzi termini hanno spianato e cancellato millenni distoria. Pare che l’organizzazione politica di turno, in carica in quegli anni, avesse dato il via alla costruzione di questa strada utilizzando fondi pubblici, al fine di agevolare l’accesso di alcuniabitanti di Tornimpare alle piccole case che possedevano negli altipiani superiori. La cosa suscitò molto scandalo, e fortunatamente in molti si schierarono contro questo scempioriuscendo così a fermare tutto, ma ormai era troppo tardi: gran parte di quel patrimonio era andato già perduto sotto l’ignoranza e il cemento armato. Sono sopravvissuti solo alcuni trattidell’antica via romana, unica testimonianza storica di un immenso valore universale, che non appartiene né a Tornimparte, né a L’Aquila, né all’Abruzzo, né all’Italia, ma appartiene all’Umanità intera.