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mercoledì 29 luglio 2020

Tramonto dalla Serra di Fiamignano

Dal Valico di Sant’Angelo salivamo sulla Serra di Fiamignano alla ricerca dei colori della sera. Sul filo di cresta attendevamo quelpassaggio dal giorno alla notte, quasi a voler indagare la trasformazione cromatica del tramonto. La quiete era tangibile nellesfumature eteree che dell’indaco flettevano al violetto, e il sole, consapevole del suo momento, conteneva i suoi raggi in manierasobria. Il Lago del Salto viveva di quel riflesso lasciando percepire ancor più distesa la sua superficie, cessava il vento, iniziava il freddo,mentre mano a mano sotto di noi le piccole luci dei paesi si accendevano raccolte quasi a voler far concorrenza alla delicatezzadelle stelle.


domenica 4 marzo 2018

La Valle del Salto vista dal Castello di Poggio Poponesco e la Grotta di Santa Filippa Mareri

Dal castello di Poggio Poponesco, sopra Fiamignano, si ammirava gran parte della Valle del Salto, con i suoi piccoli paesi arroccati e unanatura rigogliosa. Il Lago lasciava scorgere le sue sponde articolate di acqua torbida, anche l’aria era offuscata dal Libeccio, ma nonostantetutto si percepiva ovunque una bellezza integra. Del castello rimanevano poche mura di cinta e la torre, dall’ingresso alto einaccessibile rivolto verso Sud, disposto adesso ad accogliere soltanto il sole. Venne eretto nel IX secolo a seguito delle terribili invasionisaracene che portarono nella zona sangue e disperazione. La sua caduta avvenne nel 1283 sotto i fuochi della ribellione: il sottostante paeseFiamignano pare derivi dalla parola “fiamme”, quelle che avrebbero distrutto il castello di Poggio Poponesco. Altro straordinario affacciopanoramico sulla Valle del Salto era dal cospetto della Grotta di Santa Filippa Mareri, giovane nobildonna sfuggita ai fasti della suacondizione sociale per abbracciare la vita eremitica assieme alla sorella ed altre compagne. La fede francescana e il suo cuore integro lacontraddistinsero nei secoli; rimaneva nella cavità un piccolo altare protetto da una tettoia affrescata di stelle, dove il blu cobaltorimandava alla dimensione dei santi. Un breve cunicolo laterale apriva su ambienti modesti, piccole sale dove i credenti avevano deposto condolcezza dei gigli.

domenica 7 settembre 2014

Cicloturismo 8ᵃ tappa: Concerviano - Scoppito

La valle del Cicolano accoglieva il bacino artificiale del Lago del Salto, e mano a mano che ci avvicinavamo alla diga ammiravamo l’imponente sbarramento cementizio alto quasi una centinaia dimetri. Da giorni ormai mi rendevo conto che tutti i luoghi visitati con l’ausilio della bicicletta erano percepiti più a misura d’uomo, e che proprio per questo motivo quell’opera architettonicaadesso era ancora più maestosa di come l’avessi vista in passato. Seguivamo la strada che costeggiava il lago a Nord, passando per i paesi di Borgo San Pietro e Sant’Ippolito, prima di intraprenderela salita alla volta di Castiglione. Alcuni piccoli agglomerati urbani segnavano la strada ancora per qualche chilometro, dopo di che tutto si perdeva alla volta della montagna. Quella strada asfaltatarimarcava un’antica via di comunicazione, attraversava le montagne ed entrava in Abruzzo, e l’emozione di riguardare dall’alto il mio territorio mi appagava di un forte sentimento diappartenenza. Tornavamo a casa dopo il viaggio di una settimana compiuto soltanto con l’ausilio delle nostre forze, avevamo percorso 642 chilometri ed oltre 8500 metri di dislivello,eravamo arrivati al mare passando per tre regioni e conosciuto l’Isola del Giglio, avevamo transitato su alcune delle strade più antiche d’Italia, come la Salaria, la Flaminia, la Cassia e l’Aurelia, econosciuto paesi sperduti confrontandoci con realtà di altri tempi.

domenica 3 aprile 2011

Monte Navegna da Ascrea

La Riserva Naturale del Monte Navegna e Monte Cervia è un’area protetta di grandissima bellezza, contenuta all’interno dei due bacini idrografici del Fiume Salto e del Fiume Turano. Nel passato la zona era luogo di transito tra la Sabina ed il Cicolano,attraversata da popolazioni e da pastori in transumanza; una rete di tratturi e sentieri, testimonianza di quella civiltà rurale, è tuttora a disposizione per divenire nuovo filo di collegamento, questa volta a scopo turistico, tra i centri abitati e le bellezzepaesaggistiche. Come noto, le due zone sono caratterizzate dai due laghi del Salto e del Turano, grandi opere di ingegneria: il lago del Salto, realizzato intorno al 1940 con una diga di sbarramento del fiume Salto; lungo circa dieci chilometri e largouno ha sommerso terreni agricoli e paesi ricostruiti sulle rive tra cui Borgo San Pietro e Fiumata. Mentre l’antico Monastero delle suore Clarisse di Santa Filippa Mareri restò sommerso dalle acque, la Cappella del sec. XIII venne smontata ecompletamente ricostruita, ripristinando anche gli affreschi, nella nuova chiesa; il lago del Turano, con una diga in cemento armato alta ottanta metri dello stesso periodo di realizzazione e di dimensioni analoghe, collegato al Salto con una galleria,alimenta la centrale elettrica di Cotilia. Sulle rive antichi paesi e castelli tra cui Castel di Tora (uno dei “cento borghi più belli d’Italia”) e l’antico borgo di Monte Antuni, e poco distante Ascrea. Nella zona montuosa compresa tra i due laghi siinnalzano le cime dei Monti Navegna e Cervia, in un ecosistema in gran parte protetto dalla Riserva Naturale. Tra i boschi secolari emergono, e convivono in armonia, vari abitati di epoca medievale tra cui Varco Sabino, Rigatti, Marcetelli, Girgenti.Antiche rovine e ruderi, come l’abitato di Mirandella, posti in punti panoramici e nascosti dalla natura, rappresentano una nuova meta da raggiungere anche per l’escursionista meno esperto che percorre questa parte di montagna, poco lontanodalle suggestive pendici del Monte Navegna. (Tratto da un cartello informativo del luogo). I ruderi del Castello di Mirandella guardavano il Lago del Turano, che, così silenzioso e variopinto, rifrangeva il turchese del cielo di primavera. I colori parevanoaccendersi tutto intorno a noi, mentre il caldo tiepido batteva l’aria che si ripercuoteva sulla terra. I crochi e le primule arricchivano il suolo di tanti punti luce, mentre l’ombra, di rimando, si tempestava dell’azzurro delle fegatelle. Da un’altezzamodesta si ammiravano paesi e regioni, montagne importanti, massicci e buona parte del Gran Sasso. I laghi del Salto e del Turano erano entrambi visibili dalla cima, così arcuati, così contorti, facevano ribaltare il cielo in terra con il loro gioco dirifrangenze. Da lassù, l’aria tiepida accarezzava i pensieri, tutto il corpo era calamitato dalla terra, che così calda di sole e di vita pareva essere una culla. Le lucertole facevano capolino dai sassi per assecondare i loro amori, ignoravano qualsiasi presenza allaricerca di una danza. Come era meravigliosa la vita che si risvegliava; l’erba si rinverdiva e tutto si riaccendeva in un canto d’amore dolce come il vento caldo di primavera.