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domenica 12 novembre 2017

Monte Secine dalle Gole di Celano

Monte Secine (o monte Secino) svettava sulla piana del Fucino e demarcava ad Est le suggestive Gole di Celano. Moltissima storiaapparteneva a quelle terre, dove antichi insediamenti italici erano giunti ai nostri giorni con molte testimonianze. Il primitivo impiantoera stato eretto nell’Età del Ferro dal popolo dei Marsi e venne poi riutilizzato nel Medioevo dalla contea celanese, dapprima con una torredi avvistamento e poi con l’edificazione sopra di una vera e propria fortezza. A segnarne la fine furono le truppe imperiali sveve di FedericoII, che lo distrussero nel 1230 a seguito della contesa con il conte Tommaso di Celano. Sul crinale della montagna era ancora ben visibileil perimetro delle antiche mura, che a forma ovoidale ne cingeva tutta la parte alta. La bellezza del panorama e il suggestivo incontro conun’aquila reale conferivano a quel luogo il fascino di una condizione dominante. Alcune informazioni.

domenica 8 giugno 2014

La Via del Pesce nelle Gole di Celano

La Via del Pesce era un antico tragitto che metteva in comunicazione il versante aquilano con le antiche sponde del lagoFucino. Prima dei Torlonia la piana era un immenso bacino d’acqua naturale, che più volte si era provato a prosciugare pervia dell’irregolare livello delle piene stagionali e per la sua natura melmosa portatrice di malaria. L’antico sentiero partiva da Aiellitrovando un ampio valico su Prato di Cerro, tra il versante Sud di Monte Etra e quello a Nord di Monte Secino, per poi immettersi amezza costa nelle suggestive Gole di Celano, costituendo la via più breve per raggiungere la Val d’Arano poiché evitava  di perderequota nella forra sottostante. Compivamo un anello passando lungo le creste di Monte Savina e Monte Etra, scoprendo dalontano il versante morbido del Sirente e da vicino un’infinita varietà di fiori dai colori sorprendenti, tutti all’apice della lorobellezza. Ammiravamo il volo dei grifoni ed anche l’acrobazia meccanica di un piccolo velivolo, che visto dall’alto loguardavamo infilarsi in quello squarcio di montagna, lasciandomi sognare il suo punto di vista. La riscoperta della funzionalità diquesto antico sentiero era avvenuta per merito di Mario d’Angelosante, senza dubbio uno dei maggiori conoscitori del territorio montuoso d’Abruzzo. 

domenica 6 aprile 2014

L'Eremo Monastero di S. Marco alla Foce - Gole di Celano

La Valle d’Arano precipitava in direzione delle Gole di Celano attraverso un ripido sentiero immerso all’ombra dei pini. Il letto del torrente La Foce si animava del flusso di poca acqua, dandocila possibilità di attraversarlo più e più volte alla ricerca di una giusta visuale per localizzare, dal basso, l’Eremo di San Marco alla Foce. Completamente nascosto dalla vegetazione e dallacurvatura della montagna, siamo riuscite a trovarlo solo grazie all’intuizione di seguire un sentiero anonimo ma marcato, che per un breve tratto correva sull’orlo del precipizio, regalandoci labellezza della scoperta. L’Eremo era collocato al di sopra di una balconata rocciosa a strapiombo sul torrente, con i resti delle mura tenute assieme dalle radici delle edere e dai grovigli diclematis vitalba. L’arcata di accesso ci accoglieva all’interno di un antico ingresso, che adesso aveva per mura soltanto il suono della cascata. Il complesso monastico è realizzato su una strettabalconata delimitata a monte da un’alta parete rocciosa e verso valle dallo strapiombo sul torrente La Foce. Tutta la lunghezza di tale terrazzo naturale è ancor oggi chiusa da un grosso muro cheaveva lo scopo preciso di bloccare completamente l’accesso al monastero. La prima parte della costruzione, considerata la notevole altezza delle mura, aveva sicuramente un secondopiano. La seconda parte, a causa della pendenza del terreno, ha delle basi in muratura che riportano in piano la superficie su cui si è costruito. L’elemento più interessante del complesso ècostituito da una piccola abside ricavata nella parete, sulla quale sono ancora visibili in più punti tracce di intonaco dipinto. Per la tradizione locale i ruderi che oggi vediamo appartengonoal convento di San Marco, e già da diversi secoli il luogo è in completo abbandono. (Testo tratto da “Eremi d’Abruzzo – Guida ai luoghi di culto rupestri”, Carsa Edizioni, 2007).

domenica 26 dicembre 2010

Dalla Serra di Celano ad Aielli per la Foce i bambinelli e i bombardini

La Serra di Celano è una montagna che mi piace tantissimo, è la sua conformazione ad affascinarmi, così imponente e grandiosa, si staglia superba sul paese da cui prende il nome. Il 26 dicembre di ogni anno c’è l’usanza di brindare sulla cima della Serra, unatradizione che da anni viene seguita dagli abitanti di Celano che amano la montagna. Sono stata davvero molto fortunata ad incontrare un gruppo così affiatato e simpatico, mi sono divertita tantissimo! Vista da sotto, la Serra mostrava appena una lievespolverata di neve sulla cima, nulla di più bello e suggestivo da guardare. Mano mano che salivamo la brina sfumava i colori nel bianco candore tessuto dalla calaverna. Le foglie filiformi si arricchivano di cristalli di ghiaccio, che modellati dal vento siestendevano verso Sud. Come era bello essere sul quel percorso! Pareva che ogni prospettiva si definisse meglio, nella percezione pulita di tutte le varie profondità. Sotto le due croci i fuochi di Antonio segnavano il rito d’augurio, ponendo a confronto labellezza fluida della fiamma con la purezza della neve. Sulla cima della Serra di Celano non sono mancati auguri brindisi e bicchieri, tutti si abbracciavano con affetto, felicissimi di condividere questa usanza così bella, ed io con loro. Le nuvole si animavano intorno anoi, a volte estendevano la percezione bianca della terra coperta di neve, a volte chiudevano soltanto le lontananze smorzandone le profondità, tuttavia erano sempre presenti in tutta la loro bellezza. Sul filo di cresta il nostro percorso riprendeva versoOvindoli, passando sulla Serra dei Curti. Io non avevo nemmeno ben chiaro il tragitto, ero fiduciosa dell’esperienza dei miei accompagnatori, e per questo nemmeno mi curavo della cosa. Giunti alla Forchetta delle Cese di nuovo brindisi e bicchieri, e dinuovo festeggiamenti e auguri. L’entusiasmo che si respirava coinvolgeva tutti, perché la cosa che ci accomunava era l’amore assoluto per la montagna e la gioia di esserci sopra. Sotto di noi le Gole di Celano sprofondavano in un’enorme vertigine attutita solodalla percezione del bosco, un lungo passaggio ammorbidito dalla neve che, tra le piante, stabilizzava gli equilibri. Un guado e una mulattiera e poi di nuovo su, sul Prato di Cerro. Quanto mi piacerebbe passare per quelle Gole, purtroppo gran parte di quelpassaggio è vietato a causa di una potenziale pericolosità: un’ordinanza specifica che sul versante destro di Monte Tino (la cima della Serra di Celano) sono presenti due spuntoni di roccia che si stanno distaccando, qui l’ordinanza. Tra le tante pause fattecon la compagnia ho avuto il piacere di provare i bambinelli e i bombardini, degustazioni raffinate di montagna che non hanno paragoni. Sul fare della notte i colori si uniformavano in scure tonalità, tutto si spegneva in un buio silenzioso che appacificaval’anima. Era una calma piacevole e bellissima, solo la luce delle nostre lampade rischiarava quel silenzio. Costretti di nuovo ad attraversare il fiume, l’acqua gelida ci arrivava fino alle ginocchia, purtroppo non c’era altra soluzione per raggirarlo, ma infondo anche questa è stata un’esperienza divertente (anche se sotto zero). Al di là del fiume ci attendevano altri amici di Celano che – fantastici! – erano venuti a prenderci. Appena raggiunti avevano già pronte in mano altre bottiglie da stappareper brindare di nuovo. È stata una giornata bellissima e la gente di Celano è davvero fantastica!