La piccola
chiesa di San Lorenzo della Serra giaceva nel silenzio del bosco di Roio. Il
canto degli uccelli accompagnava la visione dolente
dei danni del sisma, il
crollo delle murature posteriori e della bellissima volta a crociera adornata
di stelle si aggravavano degli anni trascorsi
recanti ulteriore decadimento. In
quella solitudine si manteneva inalterata la visione del Sacro, la quiete della
beatitudine dei luoghi
remoti, l’accesso diretto alla Natura portatrice di
raccoglimento. I fregi preziosi della pietra si donavano allo sguardo, così
come i colori stinti
degli affreschi ammirati a distanza di sicurezza. Intorno
il calore del sole esaltava l’odore della resina dei pini, una illusiva
primavera
premeva sulla terra, lungo la Costa e i Coppi tra arbusti e ginepri,
lasciando scorgere tra vecchie erbe la bellezza dei primi crochi. Le
pietre a
secco di vecchie costruzioni pastorali testimoniavano un passato antropizzato e
dimenticato, mentre la montagna de Le
Quartore innalzava dinanzi lontano la presenza dei suoi eterni
pendii ora maculati di neve.
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