A Sud dell’abitato di Scoppito, tra strade secondarie, erano
ancora visibili gli antichi selciati romani della Via Cecilia, cheaffioravano alla luce con riserbo nonostante la forza del loro passato. Tutto intorno
il folto della vegetazione faceva da cornice allaconsapevolezza di così tanta
storia, chissà quanti viandanti avevano percorso quel tracciato, quante vite,
memorie, storie di uomini sultransito di quelle antiche pietre, che erano
sempre lì nonostante i rinnovi perenni delle stagioni. Andavo alla ricerca dei Palazzi, doveruderi di fortificazioni narravano
l’eco dell’antica Abbazia di San Silvestro di Pietrabattuta. I percorsi si
chiudevano tra ginepri eprugnoli, dove l’erba alta e la vegetazione incolta celavano
le visuali. Soltanto allontanandomi riuscivo a scorgere quello che ne rimaneva
tragli alberi: importanti mura si tenevano in equilibrio tra edere e
roverelle, all’ombra della loro condizione predestinata che una Naturaintransigente
riprendeva a sé. I resti più importanti delimitavano a malapena uno spazio quadrangolare, altri rinvenimenti non erano piùvisibili, come gli accessi ai piani interrati o l’antica fontana d’acqua perenne.
Per approfondimenti: “Il Castello di San Silvestro e l’Abbazia
di San Silvestro di Pietrabattuta” di Maria Rita Acone, One Group Edizioni,
2009.
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