domenica 14 novembre 2010

Rifugio di Coppo dell'Orso (TROVATO!!!) dal Vallone di Ciafassa per la cresta dei Tre Confini

Dopo l’avventura di domenica scorsa, uno dei pensieri che più volte mi è tornato in mente durante la settimana era rivolto al rifugio di Coppo dell’Orso: volevo assolutamente tornarci, per vedere e capire quale fosse stato il punto in cui avevamo sbagliatopercorso. Grazie alla disponibilità dei ragazzi del posto ho avuto questa possibilità: sono stati di una gentilezza unica! Nel primissimo mattino la Piana del Fucino svaporava tanta di quella nebbia che un pochino mi lasciava perplessa, ma tuttavia hoallontanato subito questo pensiero poiché tutti i bollettini meteo stimavano una giornata splendida. Previsione colta in pieno! Sotto la guida di Michele Morisi, il presidente di Coppo dell’Orso (da cui non mi sono staccata un attimo) abbiamo percorso di nuovo iltragitto di domenica scorsa, risalendo il Vallone di Ciafassa. Una volta svalicato il filo di cresta, quello che si apriva di fronte ai nostri occhi era un qualcosa di assolutamente meraviglioso: il cielo sopra di noi era così splendido che si faceva perdonare ditutto. I morbidi pendii erbosi scendevano dolcemente a valle, ritmando profondità uniche e cariche di verde intenso. Sembrava di essere in primavera, sembra assurdo, ma è proprio così. Di tanto in tanto scorgevamo anche delle margherite, apparivanolungo il nostro percorso come dei piccoli miracoli. I fiori sono sempre dei miracoli. Poco distante da noi c’era il Pozzo della Neve, così decidiamo di allungare il giro passando di lì, con la prospettiva di continuare poi il sentiero per i Campi di Grano.Amo in modo particolare tutto quello che contiene la neve, per me le neviere e i ghiacciai sono delle cattedrali di sacralità. Quel pozzo si apriva sotto i nostri occhi come uno squarcio di terra, così profondo e buio, dai bordi così scoscesi da sembrareinaccessibile. Le nostre ombre correvano lungo quei bordi, tanto da diventarne parte, si attraversavano e proiettavano su quelle rocce aspre, ne fluidificavano la percezione tanto da renderle morbide. Il fondo del pozzo non era visibile, ma forse era megliocosì: a volte il non vedere la bellezza di una cosa la rende ancora più bella, perché inevitabilmente la idealizza. In questo modo quel luogo diveniva ancora più sacro. Ripreso il sentiero abbiamo attraversato tutto Campo di Grano, facendo tappa ogni volta alleCapanne del Pastore. Pare che l’orso marsicano ami in modo particolare questo luogo, causando non pochi problemi a chi vi tieni gli armenti. Ripreso il filo di cresta in direzione dei Tre Confini ogni cosa adesso diventava più chiara: finalmenteriuscivamo a fare mente locale su dove avevamo sbagliato sentiero domenica scorsa sotto la nebbia. Impressionante. Alla luce del tutto sono certa che se avessimo continuato a tentare non avremmo mai e poi mai trovato la strada per il rifugio. Ma adessoeravamo qui, con la testa leggera e una giornata splendida che ci placava l’anima, condizione perfetta dell’essere al posto giusto al momento giusto. Forse è stato quasi un bene che domenica scorsa ci siamo persi, in fondo è stato proprio grazie a questo che oggieravamo qui, a godere di tanta bellezza. Tutte le cose hanno un lato positivo, bisogna solo saperlo cogliere. Al rifugio di Coppo dell’Orso ci aspettava la nostra guida di domenica scorsa, giustamente declassato a ruolo di cuoco, ma in fondo non è darinnegare del tutto la sua amicizia: devo ammettere che ha cucinato bene, almeno quello. (Scrivo ovviamente con simpatia!!!). Ma non solo, lì si festeggiava anche il compleanno di Erica (tanti auguri!!) e così ci siamo felicemente messi tuttiinsieme a mangiare, a bere, a ridere e a brindare: a Erica, alla nebbia e agli Sherpa di tutto il mondo. Scendere per il percorso della Ricarica, dopo, è stato divertentissimo! Dritto per dritto e di corsa!

2 commenti:

  1. mamma mia ... che artista.. grazie veramente sei una persona unica... nessuno mai aveva rappresentato con tanto amore le nostre montagne... benvenuta.. ciao ettore

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