domenica 7 novembre 2010

Rifugio di Coppo dell'Orso (mai trovato) dal Vallone di Ciafassa per la cresta dei Tre Confini

La nebbia è il fenomeno meteorologico per il quale una nube si forma a contatto con il suolo. È costituita da goccioline di acqua liquida o cristalli di ghiaccio sospesi in aria. A causa della diffusione della luce solare da parte dell'acqua in sospensione la nebbia si manifesta come un alone biancastro che limita la visibilità degli oggetti. (Wikipedia). Ecco, la nebbia oggi l’ho vistaproprio bene! Ospiti nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, gli amici di Coppo dell’Orso ci avevano invitato a percorrere un itinerario che da Villavallelonga raggiungeva il bellissimo rifugio tanto rinomato, passando per il Vallone di Ciafassa. Da lì, una volta svalicato, il sentiero continuava lungo tutto il filo di cresta dei Tre Confini, a circa poco più di un km dal Rifugio di Coppodell’Orso, dove ci aspettavano gli altri ragazzi per mangiare tutti insieme. Non vedevo l’ora di raggiungerli! La giornata inizialmente tersa, splendida e bellissima, mano mano si incupiva tendenzialmente, annuvolando il cielo come del resto indicavano le previsioni del meteo. Ma nulla lasciava allarmare pericoli o cose simili, anzi, tutto stazionava in una calma abbastanza tranquilla.Io ero avanti con un amico del gruppo, e seguivamo i passi di una persona del posto che ci guidava in direzione del rifugio, mentre tutti gli altri erano dietro di noi. Quando è sopraggiunta la nebbia (all’improvviso) non ci siamo particolarmente preoccupati, perché chi ci guidava conosceva bene la zona e in più aveva con sé un GPS, anche se purtroppo senza sentiero tracciato perchécomprato da poco (la traccia la stava segnando in quel momento). Le creste di quella montagna, così aperte e prive di riferimenti, con la nebbia si amplificavano in anonimi saliscendi tutti uguali, la visione era molto limitata e contemporaneamente avevamo perso anche il contatto con gli altri. Non potevamo fermarci a causa del freddo così eravamo disposti a seguire chi ci guidava ovunque,che ogni volta era certo di aver trovato la strada giusta. Siamo andati avanti e indietro per ore salendo e scendendo gli stessi dislivelli non so quante volte, ci siamo trovati un paio di volte verso Campo di Grano, poi verso le Fossate, non so quante volte sui Tre Confini e persino su Monte Cornacchia! Quelle creste le abbiamo spianate! Quando abbiamo raggiunto Monte Cornacchia eho riconosciuto il “monolite” della cima ero felicissima perché finalmente avevamo la certezza di un riferimento certo, lì siamo riusciti anche ad entrare in contatto telefonico con gli altri del gruppo, indicandogli la nostra posizione, ormai era fatta! Chi ci accompagnava adesso diceva di avere ben chiaro il percorso, e alla domanda che gli hanno fatto gli accompagnatori di Coppodell’Orso, se avevamo bisogno di aiuto, ha risposto di no, che ormai aveva chiaro il percorso per raggiungere il rifugio. Ma la nebbia così fitta confonderebbe chiunque. Di nuovo saliscendi continui, di nuovo gli stessi posti, di nuovo tutto uguale. E in più si stava facendo tardi. Sia io che il mio amico comprendevamo lo stato d’animo del nostro accompagnatore, capivamo che sisentiva mortificato e che voleva guidarci fuori a tutti i costi, per recuperare quella situazione così degenerata, e per questo sdrammatizzavamo la cosa il più possibile, ma non potevamo continuare così, dovevamo toglierci da quella situazione di pericolo il prima possibile, soprattutto perché si stava facendo tardi. A breve sarebbe sopraggiunto il buio, allora sì che la cosasarebbe diventata davvero grave. L’unica cosa da fare era quella di tornare indietro seguendo la traccia segnata dal GPS all’andata. Ho notificato la cosa agli altri con un sms (anche perché il telefono non prendeva) e via a riprendere tutta la traccia dell’andata per il Vallone di Ciafassa, fino al punto di partenza. Il bosco mano mano che si faceva buio si animava di una suggestione inquietante, ma lafelicità di aver lasciato la nebbia e di aver ripreso finalmente il sentiero conosciuto alleggeriva ogni cosa (e poi per fortuna che avevo nello zaino la lampada frontale!!).  Abbiamo camminato credo per più di otto ore di fila senza sosta, di cui le ultime 4 ore tra vento gelido, pioggia e nebbia fitta, con una tenacia che non immaginavo di avere. Ero certa che ne sarei venuta fuori. Daquesta esperienza ho imparato davvero tanto. Chi ci guidava ha certamente sbagliato, ma non mi sento di infierire contro, perché può succedere davvero a tutti di perdersi con la nebbia, semmai ha sbagliato a non chiedere subito aiuto e a continuare a tentare, perdendo così tempo prezioso. Ma anche io ho sbagliato: non avrei mai e poi mai dovuto allontanarmi dal gruppo, e come meanche l’altra persona, perché può sempre sopraggiungere un imprevisto. Non mi vergogno a riconoscere i miei errori, anzi, ne faccio tesoro scrivendo la mia esperienza, perché ho capito tante cose, soprattutto quelle da NON fare. Quando abbiamo incontrato tutti gli altri ci siamo abbracciati, felici che si sia concluso tutto bene: sembra paradossale, ma è stato questo il momento in cui misono agitata di più perché avevo avvertito tutta la loro preoccupazione accumulata nel non trovarci. So bene che dal di fuori è facile criticare, ma è meglio che i saccenti si stiano zitti, perché non sia mai che attirino su di sé proprio la stessa sorte! (P.S. Meno male che non abbiamo incontrato l’orso marsicano!!!).

2 commenti:

  1. La nebbia è una brutta bestia,io e Chiara sul Prado, Appennino settentrionale volevamo andare verso la Garfagnana,e ci trovammo vicino alla parete nord,eppure mi vantavo di conoscere a menadito la montagna. Sulle Apuane quando c'è vento da nord ovest accumula una nebbia quasi nera, non rimane che aspettare, visto i pericoli e le asperità della montagna.

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  2. mi sembrava quasi un racconto tratto da un romanzo di avventure per ragazzi , durante la lettura ero proprio partecipe tanto che mi sentivo pure io nella nebbia.
    Sono contenta che si sia risolto tutto bene e che ora tu sia a dipingere ...magari la nebbia :))
    nella mia zona la nebbia è di casa , va ad annate, ha sempre il suo fascino ma per gli spostamenti è proprio una brutta bestia.

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