domenica 21 novembre 2010

Punta Trento dai Piani di Pezza

Erano mesi che desideravo salire su Punta Trento e Punta Trieste. Non c’ero mai riuscita fino ad ora, a volte per un motivo e a volte per un altro, ma oggi finalmente se ne prospettava l’occasione, grazie alla disponibilità di un amico che ci avrebbe accompagnato.La giornata non era delle migliori, e le cime di quelle montagne erano abbondantemente innevate, così decidiamo di salire e semmai di rigirarci in caso di condizioni avverse. Il mattino vestiva d’indaco i Piani di Pezza, erano bellissimi con quella luceradente che ne immortalava la delicatezza. I cespugli di ginepro merlettavano lateralmente la costa delle montagne, mentre, sulla piana, i molteplici inghiottitoi sbalzavano i campi in continui saliscendi. La neve appariva timidamente mano mano chesalivamo. Quanto ero felice di sentirla, di vederla, di pestarla, nonostante tutto intorno a noi si animasse diversamente. Il cielo si muoveva in maniera agitata e sulla vetta vedevamo diversi mulinelli che arricciavano la polvere nevosa in piccoli tornado.C’era molta energia nell’aria, frutto dello scontro di pressioni. Tutto quel bianco richiamava in assoluto l’idea più pura di libertà. Forse era quella energia a farmici pensare, quelle vertigini, non lo so, mi turbava e mi placava, ma ad ogni modo a guardarla eramolto bella. La neve ormai dominava su tutto. Il suo manto bianchissimo e illibato ricopriva ogni cosa, era un piacere affondarla con i ramponi, così consistente e dall’apparenza stabile. Una volta in cresta il vento non ha cessato un attimo di darcitormento, era così forte da scendere diversi gradi sotto zero, e in più c’era lei, la nebbia, che non dava la minima percezione di profondità. Bianco su bianco era nella sua peggiore veste possibile. L’intenzione generale era quella di proseguire, ma chesenso avrebbe avuto proseguire? Il GPS segnava una distanza lineare di 23 metri dalla cima di Punta Trento (2243 m), ma che senso aveva andare a vedere quel mucchio di sassi in quella circostanza? Per me nessuno. E per fortuna anche gli altri dopo unpo’ hanno pensato la stessa cosa. L’importante nella vita è scegliere. Questa è la vera libertà. Questo era il significato di quella neve. Scegliere di andare e di tornare. Scegliere di rinunciare.

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