venerdì 13 giugno 2025

Roma, a casa di Giorgio de Chirico

Tutto si fermava nella quiete domestica di una casa-studio d’artista. Giorgio de Chirico era ancora lì, tra i suoi libri e i suoicolori secchi, induriti dalla morte e dal tempo. Una metafisica strana era piombata tra quelle mura, finalmente fruibilie accoglienti. Un tavolinetto teneva ancora i liquori che offriva ai suoi ospiti, che venivano a visitare la sua casa in Piazza di Spagna,al centro del centro del mondo. Nonostante la ricchezza, la sua camera da letto rivelava la sua natura essenziale, pulita e rigorosa,dominata da una grande finestra sul cielo di Roma. Apprezzavamo quei momenti con un occhio nostalgico rivolto all’altrove,laddove una dimensione intima ci svelava un grande cuore.

sabato 10 maggio 2025

La Scarzuola

Ci inoltravamo nella bellezza curata dei giardini, tra edifici eretti da simbologie, tra codici incomprensibili e manifestazioni di archetipi.La grande bocca di Giona ci ingoiava mentre navigavamo nel buio della nostra esistenza, con una sola luce a farci da faro nell’oscurità:Amor vincit omnia.
Ho visitato la Scarzuola nel mese di maggio, come regalo per il miocompleanno. Ogni cosa preannunciava l’impossibilità della visita, tra prenotazioni sold-out e tempi assolutamente scaduti, eppureio la Scarzuola (davvero non so come) sono riuscita a visitarla. Marco Solari, il nostro “Caronte” accompagnatore di anime-visitatoriinconsapevoli, mi faceva riflettere su come “chi dice la verità” susciti timore, anch’io ero esitante nel fare le mie domande,nonostante la curiosità sulle svariate simbologie e il rispetto per il luogo. Inizialmente pensavo a William Shakespeare e alvalore del buffone di corte in scena come detentore di verità profonde, poi capivo il timore che suscitava chi non aveva pauradi essere giudicato. Lì ho focalizzato l’attenzione sull’approccio di chi non vuole essere compiacente: è una libertà spiritualeche non scende a compromessi.

È possibile visitare la Scarzuola attraverso la prenotazione tramite il sito https://www.lascarzuola.it/

domenica 15 dicembre 2024

La Taverna di Collepietro

I ruderi dell’antica Taverna di Collepietro giacevano anonimi tra i rovi, tutto era stato fagocitato dal tempo, soltanto la memoriadel nome era rimasta a darne testimonianza. Poche mura, a malapena protese al cielo, un tempo facevano da riferimento importanteper chi passava sulle vie della Transumanza, quando tutto era più lento e dilatato, i viaggi si compivano a piedi e a rischiarare la nottec’erano soltanto i lumi delle lanterne. Chissà come doveva apparire la Piana di Navelli a quei pastori nella notte rischiarata soltantodalle stelle, quanto dovevano essere preziosi quei ripari per loro e le loro greggi, e quanto era apprezzato un pasto caldo ed ungiaciglio al sicuro. Adesso i tempi erano cambiati, le distanze annullate, le priorità differenti con esiti scontati sul valore delle cose.Interessanti informazioni sulla zona sono riportate in questo articolo che invito a leggere:

domenica 8 dicembre 2024

Tra antiche chiese e querce monumentali intorno ai Prati di Foce di Teora - i ruderi di San Giuliano

Sull’altopiano dei Prati di Foce, nascosti nel fitto della vegetazione, rimanevano i resti di un’antica chiesa battesimale dedicataa San Giuliano. L’individuazione era stata facilitata da una piccola targa e da alcune segnalazioni temporanee poste recentemente,plausibilmente finalizzate alla valorizzazione storico-naturalistica del territorio. L’attestazione della chiesa risaliva alla metàdel XII secolo, e secondo gli studi la sua struttura era frutto del reimpiego di blocchi calcarei e di epigrafi di età romana.Le piccole mura rimaste in piedi definivano come uno scrigno l’area sacra, che con la consapevolezza della storia e la bellezzadel bosco circostante, si svelavano ancor più preziose nella percezione. (Interessanti informazioni sulla chiesa sono riportate inquesta pagina web). L’altopiano di Foce si raccoglieva sotto il suo anfiteatro di montagne dai manti boscosi imbruniti dal freddo, con l’erba rasa ancora verde dei prati che ingannava la percezione delle stagioni. Una modesta pioggia scendevaleggera, bagnando i colori e rendendoli più brillanti. La magnifica quercia di Basanello – la famosa Cacatora – ci accoglievacome un riparo, così imponente e antica, censita e protetta, giungeva a noi come un monumento da tutelare. Tra stradee antichi sentieri dimenticati e poi riscoperti compivamo un anello ridiscendendo nella piana presso il Casale Federici, ancorain piedi ma cadente e malridotto dal peso degli anni, sempre più vestito di rovi e destinato all’oblio.

lunedì 2 dicembre 2024

Monte Calvo, traversata dal Ponte Radio a Fonte Crovella

I morbidi pendii di Monte Calvo trattenevano a malapena i residui di neve, concentrati maggiormente nella parte sommitale.La bellezza dei panorami era ammirabile a trecentosessanta gradi, complice di una giornata tersa dalle condizioni più simili aquelle della primavera prossima al risveglio, mentre l’inverno era già a Nord, dove il freddo assumeva la luce blu delle ombresulla neve, tra piccoli ricami di calaverne ghiacciate. Una lunga carrareccia metteva in congiunzione il Ponte Radio, ForcaPorcini, il Ricovero delle Jubbere e Fonte Crovella, ne seguivamo parti dissestate, tra i pendii erbosi e parti liminari di bosco. Ilpomeriggio si inoltrava presto nel buio, i cavalli trovavano riposo alle pendici della montagna e tutto volgeva nella quiete.

domenica 24 novembre 2024

L'Eremo di San Marco al Monte Etra

Sotto Monte Etra, nelle vicinanze del "Vado Castello" del Sirente a quota 1572, su un gradone roccioso denominato "Mandritti"(ex "Casareni di S. Marco"), sono i resti del più antico monastero Celestiniano della Marsica, quello di Sancti Marci erettointorno al 1289 sui i resti di una antica cella eremitica ed ampliato prima del 1304 da Bartolomeo di Trasacco, discepolo ebiografo di Celestino V. Consiste in una struttura quasi rettangolare divisa in tre parti su due livelli, impostata sulle escrescenzerocciose dei luogo con ingresso sul fianco sud-ovest e dotata di feritoie sul lato a valle. Fu abbandonato nel 1328 perché la localitàera disturbata "dai malviventi" ed i monaci si trasferirono nella nuova sede più sicura e poco accessibile di S. Marco alleFoci al termine delle Gole di Aielli-Celano. (Grossi G., Celano. Storia Arte Archeologia, Avezzano, 1998) (Micati E., La Montagna e ilSacro, Carsa Edizioni, 2018). L’antica costruzione si distingueva a malapena dalle rocce per via del suo colore. L’affaccio panoramicosul Fucino era un privilegio visibile dalle finestre strombate, varchi aperti al cielo attraverso un muro dallo spessore di un metro.I secoli avevano corroso quelle pareti un tempo accoglienti, punto di riferimento per i viandanti che dal Fucino alle Rocche sirecavano ai pascoli, mentre il paesaggio manteneva inalterata la bellezza sullo spartiacque tra i dolci declivi e l’orrido delle Gole.