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La chiesa rupestre di San Cesidio e i fiori della vita di Goriano Valli
La chiesetta rupestre di San Cesidio sorgeva solitaria nel
fitto della vegetazione di una piccola collina, a circa un chilometro dal paese
di Goriano Valli. La sua condizione diruta, spogliata dei suoi elementi
architettonici e degradata dallo scorrere del tempo, ci giungeva quasi
anonima
se non per le sue mura perimetrali che ancora definivano gli ambienti, alcune
tracce di affreschi e un elemento lapideo inciso sulla
facciata di ingresso. L’antica
volta a botte era completamente crollata, il fondo del pavimento era un cumulo
di pietre miste a vecchi coppi del
tetto e arbusti, ceppi secchi di mandorli e
querce. Quella piccola area sacra era stata ripresa dalla natura e a noi rimaneva
soltanto di
osservarne l’essenza. CRUTILIO-T-F-VEL LUPULO EX-TESTAMENTO erano
le parole incise su di un blocco di pietra alla base
dello spigolo sinistro dell’ingresso,
unica testimonianza custodita di un passato lontano memore della vita dei
nostri antenati, probabilmente
ancora presente solo perché difficile da
trafugare. Ero venuta a conoscenza della Chiesa di San Cesidio grazie ad un
articolo scritto da
Silvio Di Giulio recante a riguardo una documentazione
fotografica dove erano ancora visibili il campanile gotico, le cornici di porte
e finestre, il concio di pietra ad anello per legare gli animali, l’altare e la
volta. In passato il santo veniva celebrato qui il 31 di agosto, mentre
adesso soltanto
in paese. Goriano Valli custodiva tra i suoi vicoli la preziosa bellezza dei
fiori della vita, tra stipiti e architravi ne contavo
ben diciassette. Grazie a
Silvio di Giulio per avermi dedicato il suo tempo accompagnandomi alla scoperta
di tutti questi preziosi tesori.
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