Le strade di Saepinum avevano l’odore dolce dei fiori
di biancospino, le percorrevamo all’ingresso della primavera, con itoni più brillanti
del verde dei prati. Salivamo le antiche vie sannite che in passato avevano
popolato le montagne del Matese,percorsi dimenticati tra rovi e prugnoli,
difesi dalle spine di una natura incontaminata. Lungo la via, i resti dell’area
archeologicadi San Pietro e del Conventino avvaloravano l’importanza di quell’antico
territorio, ma era sulla cima del colle che trovavamol’insediamento più
importante: lì vi erano i ruderi di Terravecchia, l’antica Sepinis sannita, protetta dal bosco einaccessibile da strade. La natura
si riprendeva quello che l’uomo le aveva tolto nei millenni passati, le pietre
lavorate lasciavanoleggere a malapena i loro profili, e tutto tornava nella
bellezza incontaminata. Compivamo il nostro giro in biciintercettando nella parte finale l’antico
tratturo: usciti da Porta Terravecchia rientravamo per Porta Benevento, che come unvarco temporale ci dava l’emozione di calcare un’importante via compiuta
dai nostri antenati.
lunedì 28 marzo 2016
Saepinum e Sepinis sui monti del Matese
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