domenica 9 marzo 2014

Anello di Assergi, Monte di Aragno e la Valle del Vasto, percorrendo le terre della Resistenza

Attraversavamo i paesi di Assergi e Camarda investiti dalla luce pacata del mattino. Ogni tanto usciva qualche vecchio abitante, rimasto fedele alla sua casa, e ci salutava con una  gentilezza dialtri tempi, portatrice di auguri. Nei loro occhi si leggeva una consapevolezza diversa dalla nostra, per loro la montagna manifestava più incognite che svaghi. Una strada di fondovalleraggiungeva Aragno, che raccoglieva nella parte alta tutto il suo passato: vi erano case vecchie e abbandonate, devastate dal tempo e dal terremoto, rivestite di rovi e muschi, e inabissate nelsilenzio di volte sfondate. Settant’anni fa in quelle case si vociferava sulla Resistenza, si aveva paura, e si cercava di schivare lo sguardo tedesco. Aragno era stata la culla dellaResistenza armata aquilana, proprio qui si innescarono le direttive dell’organizzazione partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Alle porte della montagna trovavamo i sentieriper il Monte di Aragno, ammiravamo la catena occidentale del Gran Sasso rivestita dal candore della neve, su cui nuvole sfilacciate proiettavano la propria ombra. Sotto di noi la Valle delVasto giaceva come un deserto, spesso spoglia e senza ripari, si componeva di colline e saliscendi prima di toccare il fondo boscoso verso il letto del fiume. Diversi casolari abbandonatidavano memoria della presenza dell’uomo, ma uno tra tutti era quello che aveva segnato la Storia: il Casale Cappelli. Erano passati molti anni dal triste episodio che vide questo luogo teatrodi morte, di cui ormai ne rimanevano soltanto poche mura pericolanti ed una lapide affissa alla memoria di Giovanni di Vincenzo. Il 4 maggio 1944, un piccolo gruppo di sei partigiani siera rifugiato in questo casolare a pochi chilometri da Assergi: si erano attardati in paese per raccogliere informazioni e viveri, mentre il resto della brigata aveva già raggiunto un altro riparonel bosco del Chiarino. L’imbrunire fece rimandare la partenza all’indomani, chissà quanti sogni di libertà animavano le loro menti, prima di perdersi nel sonno, al riparo dell’antico casolare,anche noto come Casale Jenca. Ma intorno alla mezzanotte, a seguito di una soffiata dei repubblichini, il casolare fu circondato da un centinaio di nazifascisti che con facilità asserragliòla stazione, con la morte immediata di Giovanni di Vincenzo, colui che era di guardia. Furono tutti presi, ad eccezione di uno che riuscì a dileguarsi. Un triste capitolo di storia della Resistenzaabruzzese veniva scritto su queste pietre, ormai sconnesse e fatiscenti, intricate di rovi e fasci di liane. Tornavamo ad Assergi seguendo il corso del fiume, lo stesso percorso dei nostri progenitori.

Escursione organizzata dal CAI di Isola del Gran Sasso, coordinata da Luciano del Sordo.
Per approfondimenti sugli eventi storici relativi alla Resistenza armata aquilana: “L’Aquila dall’armistizio alla Repubblica 1943-1946” di Walter Cavalieri, Edizioni Studio 7 L’Aquila, 1994.

Nessun commento:

Posta un commento