sabato 14 maggio 2011

Il fiore dell'Adonide - parte seconda: Piano Buto, Piano Viano e Valle Pagano

Conosco un poeta che ha attraversato il deserto alla ricerca di un fiore, lottando contro la fatica e i ricordi del passato, contro la desolazione della terra del mai più. A volte i ricordi hanno il sapore pastoso dei sogni, così ovattati e sensibili, potrebbero vestirsi di qualsiasi tipo di suggestione. Alcuni scettici pensanoche siano solo il frutto dell’irreale, ma la percezione del mondo è un’attività talmente meravigliosa e fantastica che chi ne nega a priori l’altrui veridicità è solamente un miserabile. Tutto questo per dire che ho avuto a modello un valido esempio, che mi ha fatto capire che nulla è più importante del profumo di un fiore:qualsiasi fiore esso sia, qualsiasi idea possa essere. La giornata di oggi mi accoglieva con un cielo bellissimo, ero tornata per vedere l’Adonis Vernalis, per andare a Valle Pagano ad ammirarne la fioritura nella sua massima concentrazione. A volte sono necessari dei distinti stati d’animo per percepire le cose, e la miarinuncia di ieri ha predisposto la mia massima attenzione di oggi. Sotto Castelvecchio Calvisio si snoda una strada sterrata che conduce a Piano Buto, la bellissima vallata percepibile dall’alto come un enorme gioco geometrico, scandito dai diversi colori delle coltivazioni, segni di un’antica centuriazione agricolaavvenuta molti secoli fa. Era bellissimo così composto ed ordinato, attraversato da quella strada che si immergeva nella sua grandezza. Oltre c’era Piano Viano, altrettanto degno di bellezza; ma i prati dell’Adonide si trovavano più in alto, così, grazie ad alcune indicazioni, ho ripreso con la bici la via principale che conduceva a quei fiori. L’aria eracalda, e il vento con i suoi spostamenti pettinava l’erba come in una danza. I fiori dell’Adonide erano lì davanti a me, con il loro colore giallo oro brillante riflesso dal sole. A guardarli mossi dal vento si rimaneva incantati, consapevoli della straordinaria tenacia di un fiore che a dispetto di tutto manteneva la vita. L’indomani (domenica 15 maggio) neipressi di Valle Pagano si sarebbe tenuta la festa per la fioritura dell’Adonis Vernalis, organizzata dal Centro Sociale “Armonia Onlus” di Castelvecchio Calvisio, un appuntamento importante che da anni accoglie botanici e appassionati di tutta Italia, che giungono qui anche da molto lontano, pronti ad ammirare la straordinaria unicità di questo fiore.

2 commenti:

  1. ………. forse che l’uomo aveva detto che per lei aveva camminato un giorno nel deserto? Chi è quel pazzo che avrebbe fatto tutto quel tragitto quand’anche per una donna? Figuriamoci per una piantina! L’uomo si avvicinò e la raccolse, povero stecco rinsecchito. Aveva perso quasi tutto il suo profumo, ma all’uomo non parve importare. La mise tra le mani e se la portò al naso, chiuse gli occhi ed inspirò. Com’era felice la piantina. Cercò di emanare tutto il suo misero profumo. “Se quest’uomo ha traversato l’inferno per me ora che sono inguardabile, chissà cosa avrebbe fatto se mi avesse conosciuto quando ero florida, quando il mio profumo si aggirava nel deserto attirando insetti, quando la mia presenza poteva essere avvertita alla distanza di una corsa di cammello. Lo avrei fatto impazzire di gioia”. Ma l’uomo era felice, aveva trovato ciò che cercava e carezzava le foglioline rinsecchite che, divenute fragili come cristalli, si trasformavano in polvere appena toccate.
    L’uomo mise le mani a conca cercando di non disperdere i resti delle foglie e amorevolmente le ripose in un sacchetto. Che profumo emanava da esso! Com’era stata fortunata la piantina. Aveva atteso tanto, aveva perso quasi tutte le speranze, ma ora sapeva, sapeva cosa vuol dire avere un cuore. Ora lo sentiva battere, ma non sapeva come poteva essere successo. L’uomo non mangia i ravael ! Allora perché sentiva il petto scoppiare, perché aveva voglia di piangere? Forse questo era l’amore? Poi pian piano capì. Il suo profumo, ormai quasi esaurito era stato respirato dall’uomo ed era andato nei polmoni, quindi nel sangue e si era annidato nel suo cuore. Quello che sentiva era il cuore che batteva per il profumo che ancora inspirava, era la sua essenza a dargli l’emozione che lo faceva piangere. E lei lo ripagò. Il suo profumo sapeva di vento, di libertà, di notti passate sotto le stelle, di speranze, di ricordi, di sogni, di rimpianti. Sapeva di caldo, di paura. Sapeva di folletti e di tempeste. Ma l’uomo ora non era in grado di distinguerli, egli sentiva solo l’odore dell’amore. La piantina seppe che l’uomo era venuto sin li proprio per lei e fu felice come non lo era mai stata in tutta la sua vita. Non c’era stato bisogno di essere mangiata, del resto chi avrebbe più avuto il coraggio visto come era ridotta? Era bastato il profumo. Era entrato nel corpo dell’uomo, in tutti i suoi capillari, si era fuso con esso e sentiva ora che non era vero che gli uomini non hanno un cuore. Lo sentiva battere d’amore, sentiva la sua mente vagare lontano, sentiva il sapore del vento, il,profumo della libertà, la felicità delle notti passate sotto le stelle, capiva le speranze, i ricordi, i sogni, i rimpianti. E si chiese : “Ma non sono le stesse cose che ho provato io quando credevo di non avere un cuore?”……

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  2. Questa è la storia più bella che io abbia mai letto, racchiude il senso di tutte le cose. Grazie per averla pubblicata qui. :-)

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