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lunedì 27 maggio 2019

La pista ciclabile tra la Torre di Cerrano e Giulianova

Da anni il Lido Itaca era un punto fermo presso la Torre di Cerrano, tra fratini e gigli di mare, che innalzava i suoi basamenti all’ombra dei pini,tra profumi salmastri. Quasi tutto il litorale era ciclabile, costeggiando dune marittime e spiagge sabbiose, seguendo lunghe file di canneti chelasciavano scorgere oltre di essi spazi di costa ancora salvaguardata. Il mare infrangeva i suoi flutti su barriere a malapena affioranti, il volodei gabbiani animava quei cieli grigi, coperti, che esaltavano il verde ed altri colori. 

domenica 15 febbraio 2015

Hatria: l'antica Atri dal mare alla collina

Il mare d’inverno si modulava sotto il canto del vento e delle onde, poche persone camminavano sulla riva, che, maggiormentepopolata dai gabbiani, si impreziosiva di conchiglie e addirittura di alcune stelle marine. Davanti alla Torre di Cerrano,riaffioravano dalla sabbia le rovine dell’antico porto di Hatria, un’importante struttura portuale che i romani costruironointorno al III secolo a.C. circa; nonostante i tanti secoli trascorsi quelle malte tenevano ancora saldi il pietrame e il calcestruzzo,che così erosi dal mare assumevano una veste anonima simile a quella di normali rocce. Ammiravamo la costa dall’affacciopanoramico di Silvi, e seguivamo la strada che sul filo della collina conduceva ad Atri. Atri vantava una storia trimillenaria, dal marealla collina un tempo raccoglieva tutto, era stata lei a dare il nome al mare Adriatico, una supposizione avvalorata dalla sua origineantichissima (XII-XI sec. a.C.) e dalla sua collocazione centrale nel bacino del Mediterraneo. I vasti confini di epoca romana sitrovavano adesso ridimensionati in un raccolto nucleo urbano, di cui la piazza e la Chiesa di Santa Maria Assunta ne parevano ilcentro. Dentro la cattedrale ammiravamo i mosaici delle antiche terme e gli affreschi rinascimentali ispiratiai paesaggi e ai personaggi abruzzesi. Tra il chiostro e le cisterne romane numerosi reperti testimoniavano il fascino di una storiaantichissima, la bellezza della terra d’Abruzzo era anche nel dettaglio di ogni piccolo ricamo di pietra.

domenica 20 gennaio 2013

Pineto e la Torre di Cerrano

Il profilo del mare d’inverno non trovava pace, ribolliva e confondeva i suoi limiti con quelli del cielo. Tutta la sua voce si concentrava nel suono delle onde, increspate e violente nell’impatto con la battigia. Le ruote della bicicletta percorrevanoa fatica la riva del mare, tra resti di conchiglie e rami scarnificati, mentre stormi di gabbiani si infastidivano della nostra presenza, volando via per riatterrare poco dopo il nostro passaggio. La Torre di Cerrano mano a mano diveniva sempre più grande, fino amanifestarsi sopra di noi con il suo profilo dominante. Adagiata su un promontorio a picco sul mare, la torre costituiva un fondamentale elemento di controllo del più ampio sistema territoriale di avvistamento costiero, voluto dai viceré spagnolidi Napoli, Alvares di Toledo e poi Parafan de Ribeira, duca di Alcalà, nella seconda metà del XVI secolo, dopo le devastanti incursioni turche. La torre, edificata nel XVI secolo (1568), assume la tipica conformazione delle torri del Viceregno ed il suonucleo originario, nonostante gli importanti interventi di sopraelevazione ed ampliamento, è ancora ampiamente riconoscibile. Il presidio, che conservò la sua funzione di controllo durante il XVI e il XVII secolo, divenne possedimentodei marchesi di Cermignano, i di Scorrano che si servirono della torre per difendere il confine orientale del marchesato. Sulla originaria torre a tronco di piramide, con base quadrata ed apparato a sporgere su robusti beccatelli con tre caditoie perlato, venne eretta, all’inizio del XX secolo, una seconda torretta quadrata coronata da merli. Nel corso di tali lavori di trasformazione furono modificati anche gli interni del manufatto creando una scala ed alcuni piccoli vani nello spessore dellemurature, con l’apertura di finestre ad oblò. Nuovamente ampliata con l’aggiunta di un corpo di fabbrica ad “L” verso sud-est, negli anni 1982-83 venne restaurata ed è attualmente sede di un Laboratorio di Ecologia Marina. (Tutto il testo riportato incorsivo è citato dal libro “Guida ai Castelli d’Abruzzo” – Carsa Edizini). Pineto contraddistingueva la sua bellezza con la piccola foresta da cui prendeva il nome, quel tratto di lungomare si immergeva nell’ombra dei pini marittimi, come se quella linguadi terra fosse un’oasi di pace dal caldo potenziale dell’estate. Quegli alberi così grandi nel corso degli anni avevano assecondato il verso del vento, si piegavano cercando la più ampia estensione di loro stessi, saldi alla propria terra e pronti ad accogliere chiunque sotto la loro protezione.