domenica 3 giugno 2018

Sicilia di fine maggio

Lungo la Mareneve i paesaggi neri di antiche lave si componevano in avvallamenti lunari, e più salivamo verso l’Etna e più lo sguardo scivolava libero verso il mare. Il profumo dolce delle ginestre si esaltava nel mezzo di quella terra calda, vi erano fiori gialli e rosa che prendevano risalto assieme a piccoli boschi di betulla bianchi. Da lì scendevamo nel fresco delle Gole dell’Alcantara, dove fiumi di lava e di acqua avevano plasmato straordinari decori di basalti colonnari. A Vendicari le saline dismesse accoglievano il riposo di aironi e fenicotteri, mentre il profilo smantellato di una vecchia tonnara faceva compagnia ad un’antica torre sveva. Mi piaceva moltissimo Marzamemi, piccolo paese di pescatori, le cui case circondavano la piazza principale, animata nel sottofondo da musiche lontane e della quiete del mare. Quella dimensione così semplice si impreziosiva di colori bellissimi: la meraviglia era nella purezza di tutto quello che ci circondava e sapevamo apprezzarlo. Percorrevamo vie che costeggiavano campi di grano maturi ed avevamo il cuore leggero come un volo di rondini. La strada si impreziosiva di cactus in fiore dai petali gialli e legnosi simili alla carta velina, anche le bouganville tingevano in lontananza di fucsia i posti più remoti, mentre i gelsomini inebriavano del loro profumo ogni loro vicinanza. Il sole batteva sul magnifico tempio di Selinunte, dove grandiose colonne sostenevano il cielo votato al culto di Hera. L’isola di Mothia narrava dei Fenici affidando al vento i resti della loro leggenda. La costa di Marsala estendeva i suoi scogli con agglomerati di poseidonia modellata dal mare. Dall’alto di Erice ammiravamo la geometria regolare delle saline di Trapani che sfumavano dal rosa al bianco e verso sera divenivano specchi di cielo. A starci dentro mostravano montagne di sale, mulini a vento, canneti e silenzio. Poco oltre San Vito lo Capo vi era la Riserva dello Zingaro, ne ritrovavo la bellezza dell’acqua limpida e protetta da meduse, mosse nelvortice lento del movimento della risacca. Tornava alla mente Scicli sulla gravina e il suono del marranzano siciliano. Anche i fori di ibisco, di aloe e di iris. L’orto botanico di Palermo custodiva veri monumenti vegetali, piante antichissime, gigantesche e preziose. Si materializzava il sogno di attraversare un piccolo bosco di bambù.

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