sabato 20 gennaio 2018

Fosso Spedino e l'Eremo del Beato Bonanno da Roio

Alle estreme pendici della Costa Grande si apriva la Fossa di Spedino, una magnifica dolina da crollo che vista dall’alto infondeva suggestionea causa della sua apparenza inaccessibile. Le ripide pareti scendevano verticali per decine e decine di metri di roccia marcia, quasi repulsivealla vista e alla presenza degli uomini, eppure lì dentro vi dimorò un eremita tra il XII e il XIII secolo, tale Beato Bonanno da Roio. L’unicoaccesso percorreva un ripido sentiero fino al culmine sommitale di un ghiaione, da lì si accedeva in un cratere d’ombra dai calcari ossidati ecoperti di muschi, con pochi alberi sul fondo e molti detriti, era una concavità magnifica, grande, molto suggestiva. L’eremo del BeatoBonanno era una piccola grotta che dal fondo della dolina risaliva di poco e si collocava ad Ovest, composta di tre ambienti molto modesti esu livelli differenti. Era sorprendente la scelta degli eremiti, andavano sempre alla ricerca dei luoghi più inaccessibili e repulsivi, dove ilconfronto dell’uomo con la Natura era assolutamente indiscutibile. C’era sicuramente una probabile ricerca del Sublime [dal lat. sublimis(con la variante sublimus), comp. di sub «sotto» e limen «soglia»: propr. «che giunge fin sotto la soglia più alta»], un confronto direttoche metteva al conto tutti i possibili limiti umani.

Nessun commento:

Posta un commento