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La Grotta Mitraica di Fossa
L’anfiteatro roccioso sopra Fossa nascondeva
nel suo grembo una piccola cavità d’importanza straordinaria perché molto
antica, legata al culto del dio Mitra, religione orientale antecedente al
Cristianesimo. Il culto di questo dio persiano si diffuse tra i romani tra il I
secolo a.C. e il IV sec. d.C., e trasmesso di conseguenza nelle terre mano a
mano occupate. Tale pratica
devozionale era dedicata alla venerazione del Sole
Invitto, versione romana del dio persiano nelle sembianze di Elio Apollo, e veniva
celebrato in caverne naturali, detti appunto mitrei,
esposti sempre in
direzione del sole sorgivo, simbolo del potere della luce in grado di
innalzarsi al di sopra dell’oscurità. La certezza di queste informazioni, che
legano Fossa a Mitra, è
attestata dal rinvenimento di una lapide avvenuta proprio
a Fossa nel 1805, attualmente conservata nel Castello Cinquecentesco dell’Aquila,
sede del Museo Nazionale d’Abruzzo. Quando non vi
erano grotte naturali, come
nel caso di Fossa, queste venivano scavate artificialmente mantenendosi perfettamente
in asse con l’equinozio estivo, e in questo specifico caso seguendo le
proiezioni d’ombra di Monte Cerro durante il solstizio d’estate, quando il sole
raggiungeva la sua massima forza. Le informazioni della lapide attestavano una
datazione nei primi anni del 200 d.C.
(201 o 214 d.C.?), da allora la piccola
spelonca giaceva al di sopra dell’abitato, e continuava a farne parte
nonostante attraverso i secoli avesse trovato una veste anonima.

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