giovedì 21 marzo 2013

L'Abbazia di San Crisante da Filetto

Il sole del pomeriggio filtrava attraverso gli ingressi delle grotte nei pressi di Filetto, quegli insediamenti rupestri accoglievano da secoli la figura dell’uomo, e la mantenevano unita alla propriacome un connubio inscindibile, l’uomo qui si adattava alla natura e non viceversa. Un sentiero di pellegrinaggio si dipanava attraverso scorci solitari e severi, tra sali e scendi addolciti dal verdedei pini e dal chiarore delle montagne innevate. Nel Medioevo la ricchezza dei pascoli affollava questi ultimi e modesti contrafforti montuosi, la vita scorreva lungo i terrazzamenti e idolci pendii così come la ricchezza di tanti secoli addietro lasciava la sua memoria attraverso i resti di chiese rupestri ed antiche abbazie. Molte furono le cose perdute con il passare deltempo, persino dell’antico castello di Filetto che contribuì alla fondazione della città dell’Aquila non se ne avevano più tracce, eppure tra gli storici c’era l’opinione diffusa che sorgesse proprionei pressi dell’Abbazia di San Crisante, risalente al XII secolo. L’aspetto severo di San Crisante, più simile ad una fortezza che a una chiesa , ricorda che gli insediamenti pastorali del GranSasso, anche se appartenenti a religiosi, erano esposti ad attacchi e scorrerie. Lo stile costruttivo di San Crisante, in particolare nella muratura e nelle feritoie, è lo stesso della primabasilica di Santa Maria di Collemaggio, di cui restano oggi solo pochi resti. All’interno della chiesa sono degli affreschi, dei quali però non è facile individuare i soggetti. Provvede a spiegarceli lostorico settecentesco Ludovico Antonio Antinori che nella sua Corografia del 1727 spiega che i personaggi ritratti sono “Gentile antico signore de’ Castello” e “Maria di Gualtieri di Gentile”,affiancati “dalla Vergine, da Santi Crisante e Daria e altri Santi in abiti sacerdotali”. Sopra l’altare, invece, compaiono negli affreschi “Santi Crisante e Daria in tuniche corte, palma in manoe libro nell’altra”. Lo stesso autore descrive la fontana e il piccolo chiostro dell’abbazia, oggi scomparsi. (Il testo riportato in corsivo è citato dal libro “Meraviglie sconosciute deiParchi d’Abruzzo – numero 5: “Monaci, contadini pastori”, e tratto dall’articolo “L’Abbazia di San Crisante, Magnifici i panorami sul Gran Sasso” scritto da Stefano Ardito – CarsaEdizioni). La facciata della piccola chiesa assorbiva gli ultimi raggi di sole prima del tramonto, la pietra dava sfoggio della sua natura immortale, della sua perfetta funzione strutturale, che nonostantei secoli vedeva ancora strette le sue fughe. La sera scendeva quietamente, il massiccio del Gran Sasso alterava il candore della neve con i colori della sera, la primavera giungeva oggi.

2 commenti:

  1. Ho conosciuto questo blog grazie a Leo Piero di Tracceminime e gliene sono grata perchè mi apri ogni volta uno spiraglio su piccole realtà di grande significato, luoghi carichi di cultura, storia, pensiero, spiritualità. Grazie e buona strada
    Scanfesca

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  2. Grazie a te per le belle parole che mi hai scritto, ti faccio anch'io i migliori auguri per tutto! Sara

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