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Pettorano sul Gizio e il vallone di Santa Margherita
“Vedesi la terra con il suo castello e i
suoi casamenti edificata su un poggio, che è un masso di roccia calcarea e
arenaria, cui fa ridente una falda di declive collinetta, ove dappertutto
verdeggia l’olmo, il gelso e l’ulivo. Le case volte in parte ad oriente, in
parte ad occidente, si innalzano in ambo i lati come per gradi l’una sull’altra,
onde il viatore che percorre la strada
carrozzabile, la quale tocca l’abitato
da mezzogiorno, e di poco vi si discosta dalla parte orientale, vede da questa
banda metà della Terra in gradevole aspetto e metà riman celata nell’altra.
Ma è
bella e pittoresca per chi la guarda da ponente col fiume Gizio che ai piedi le
scorre e quasi ne bagna con mormorio festevole le mura”. (Tratto da “Il regno delle due Sicilie descritto
e illustrato” di Pietro de
Stephanis). Pettorano sul Gizio manteneva ancora tutta quell’antica bellezza, le
sue stradine così strette salivano nel paese serpeggiando tra case e palazzi,
lasciando scoprire mano a mano un borgo ancora fortemente immerso nella storia.
Castello Cantelmo appariva all’improvviso dopo un vicolo in tutta la sua
maestosità, la sua piazza ammirava
il vallone di Santa Margherita, dove lo
sguardo saliva fino a raggiungere monte Genzana. Il CAI di Sulmona celebrava i 90
anni dalla sua fondazione, questa escursione era il modo di
festeggiare il suo
compleanno, con un’intersezionale che raccoglieva molte adesioni. Il vallone di
Santa Margherita prendeva il nome dalla patrona del paese, Santa Margherita
d’Antiochia,
che a differenza degli altri santi non aveva il santuario all’interno del
paese, ma fuori, nei boschi della suddetta vallata, lontano dalla comunità, nei
pressi della sorgente del
fiume Gizio in quanto considerata la protettrice
delle acque. Il bosco si animava dei colori dell’autunno con la luce che evidenziava
i toni dell’arancio. Nei pressi della chiesa, antiche
mura ciclopiche portavano la memoria di un santuario di culto italico: il luogo manifestava da tempo
immemorabile l’energia delle sorgenti, lo sapevano bene i santi e i nostri
antenati.

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