domenica 3 ottobre 2010

Traversata da Scanno a Pescasseroli per il Valico del Carapale

È iniziata la danza irreversibile dei colori dell’autunno. Ogni sfumatura di verde si intiepidiva alla ricerca dei toni caldi: c’erano alcuni tratti in cui i gialli pareva che bruciassero. La luce che filtrava dalle foglie tesseva un merletto fatto di cielo e nuvole, ungioco sensibile che proiettato su di noi ci includeva nel suo progetto. È davvero meraviglioso il bosco d’autunno. Partiti da Scanno, in particolare dalla base degli impianti della seggiovia (1015 m), ci siamo addentrati nel boscoso Vallone del Carapale, inuna lunga e bellissima salita in direzione del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise: da quel versante il confine è segnato proprio  sul filo di cresta della Serra della Terratta. Usciti dal bosco si apriva ai nostri occhi un paesaggio severo e nobile, fattodi colori a contrasto non solo nei toni, ma anche nell’essenza: le tonalità grigie della roccia erano inasprite dall’ombra eppure, nonostante tutto, contenevano il colore caldo dei carpini. Sembrava che quella montagna e quel bosco fossero innamoratil’uno dell’altra. Raggiunto il Valico del Carapale (2070 m) le maestose Ciminiere di pietra sembravano dei denti rivolti verso il cielo. Non riuscivo ad identificare quella roccia, a volte compatta e dura e a volte franosa. Inoltre quegli equilibri erano difficili dacomprendere, alcuni completamente sbilanciati trovavano il loro punto d’appoggio in piccoli massi sottostanti. Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise si estendeva dinanzi a noi e correva lontano in limiti impercettibili ai nostri occhi. È un tipo dimontagna diverso da quelle che conosco. Non riesco ancora a definirlo, ma quello che mi piace è soprattutto la sua aspra desolazione, a volte levigata e a volte selvaggia. Sembrava un limbo di anime. Svalicata la Serra siamo riscesi in direzione diPescasseroli (1146 m), era quella la nostra meta. Una larga carrareccia scendeva in una faggeta bellissima fatta di alberi secolari e ripidi salti di roccia. Quelle lisce pareti accostavano l’ampia vallata che ci accoglieva che, di tanto in tanto, rivelavagrotte e anfratti, dei buchi profondi da cui forse venivamo osservati magari da ninfe e da fauni. In posti del genere, così incantati, è facile che la realtà e la fantasia si sovrappongano in un interspazio definibile come quarta dimensione. Abbiamo percorso una distanza di circa 17 km, con un dislivello in salita di 1150 metri e in discesa di 960.

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