giovedì 12 agosto 2010

Vetta Orientale di Corno Grande per il Ghiacciaio del Calderone

La Vetta Orientale di Corno Grande (2903 m) è bellissima! La trovo quasi più bella di quella Occidentale (2912 m), ma solo perché è un po’ meno accessibile per via di alcuni tratti su cui arrampicare. A mettere un po’ di sconforto però è solo la parte iniziale, perché per il resto bisogna solo fare attenzione a non inciampare nei vari sfasciumi (l’esposizione c’è!) e a mettere le mani sulle pietre fisse. Lasciata la macchina al parcheggio dell’Osservatorio del Gran Sasso ci siamo incamminati per il Sentiero Estivo che conduce alla Sella di Monte Aquila (2335 m), e da lì abbiamo seguito il percorso che sale in direzione della Sella del Brecciaio (2506 m). Nonostante questo tratto sia davvero facile bisogna fare attenzione alle rocce, soprattutto a quelle che vengono dall’alto! (Scrivo questo perché delle persone che stavano avanti sopra di noi – non procedendo con attenzione – hanno fatto cadere dei sassi molto grandi e non hanno nemmeno urlato “SASSO!!!” ##@!! no comment). Svalicato il massiccio e scesi al Passo del Cannone (2679 m) ci siamo addentrati nel Ghiacciaio del Calderone. Mi sentivo proprio bene in quell’anfiteatro vestito di neve. Finalmente il bianco. Finalmente il freddo. Finalmente la monocromia silenziosa della neve. Tempo fa lessi un articolo molto interessante proprio sul Ghiacciaio del Calderone scritto dal giornalista Giuliano Di Tanna e pubblicato sul Centro, che parlava di alcuni microrganismi polari che riescono a vivere in questo luogo così estremo per la vita. Nello specifico sono dei lieviti psicrofili, ovvero dei microrganismi in grado di vivere a bassissime temperature, e che precedentemente erano stati osservati solo in Artide e in Antartide. Metto il link dell’articolo perché merita davvero di essere letto. Ripreso il nostro percorso per la Vetta Orientale con tutta calma abbiamo affrontato la leggera arrampicata che porta in cima. Quella è la parte più aperta di Corno Grande, senza dubbio è la cima più panoramica. Da lì vedevamo le altre due vette, la Centrale (su cui c’erano due nostri amici ascesi contemporaneamente a noi!) e l’Occidentale su cui invece c’era una festa: era affollatissima! Dal Paretone salivano vaporosi banchi verticali di nuvole, così dopo una breve pausa siamo subito riscesi, riprendendo a ritroso lo stesso percorso. Quello che mi metteva in ansia all’andata lo immaginavo amplificato al ritorno (si sa che certi passaggi è peggio a scenderli che a salirli) e invece è andato tutto bene e non mi sono schiantata da nessuna parte! :-). Le nuvole che mano mano erano salite ormai avevano reso evanescenti le tre cime. Con gioia appagata abbiamo ripreso la via del ritorno, felici di un nuovo punto di vista. Arrivati al parcheggio dell’Osservatorio ha cominciato a piovere… che tempismo grandioso! Abbiamo percorso 12,100 Km, impiegando 4h18’ (escluse le soste), per un dislivello di 997 m.

2 commenti:

  1. " - In alta montagna - diceva - non c'è posto per il fantastico, perchè la realtà vi è di per se meravigliosa, più di qualsiasi cosa l'uomo possa immaginare. E' possibile fantasticare di gnomi, giganti, idre, catoblepi tali da rivaleggiare in potenza e mistero con un ghiacciaio, con il più piccolo ghiacciaio? Perchè i ghiacciai sono esseri viventi, in quanto la loro materia si rinnova con un processo periodico in una forma quasi permanente"
    Da Il Monte Analogo di Renè Daumal

    Bello e di nuovo suggestivo questo post

    Ciao

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  2. davvero un bel libro quello! :-)
    ciao e grazie per il commento

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