Le fioriture dei
mandorli ingannavano l’inverno lasciando trasparire una precoce primavera,
mentre il caldo alimentava i grappoli di processionaria, che posti sui rami dei
pini ne
avvelenavano l’esistenza. Il Castello di Barisciano lasciava leggere a
tratti l’andamento della sue antiche mura a ridosso del crinale, un magnifico
punto di vista non solo sulla parte del Tratturo
Magno all’ingresso della Piana
di Navelli, ma anche verso la strada di Campo Imperatore. Una lapide, posta a
memoria nel sito, ricordava l’ultimo assedio di Braccio da Montone avvenuto il
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aprile 1424: la storia ci tramandava una valorosa e sanguinosa resistenza
che faceva onore agli ultimi abitanti del castello prima della sconfitta e dell’umiliazione
delle loro donne, costrette
semi-nude a raggiungere a piedi la città dell’Aquila.
I secoli avevano sedimentato terra e macerie appianando e nascondendo le
antiche strutture, che ormai ai nostri occhi si aprivano
soltanto come piccole
salette ipogee sorrette da volte a botte pericolanti.
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