domenica 13 maggio 2012

Il Parco della Murgia Materana e la Chiesa della Madonna degli Scordati

Le Murge si lasciavano percorrere attraversando sentieri calcati, le tante chiese rupestri trasudavano dalla propria pietra discorsi millenari di incisioni lontanissime. Il caldo intenso di una falsa estate si esaltava dell’odore forte del timo e dell’origano: mi portavano il ricordo della mia terra, così simile per questi aspetti ai contrafforti bassi del Gran Sasso. Tra la chiesa rupestre di SanVito e quella della Madonna delle Tre Porte, percepivamo l’umore di una terra santificata dalla solitudine, che anche se costantemente visitata dai turisti, riusciva a mantenere inalterata la sua quiete. La Madonna del Melograno simboleggiava con quel frutto la vita, così nascosta nello squarcio della gravina, così impercettibile dalle terre distanti, ma nonostante questofortemente presente. Quelle cavità erano state addomesticate dall’uomo che le aveva fatte proprie ma rispettandole nell’essenza, trovavo in tutto questo un sapiente equilibrio gestito dal buon senso. Altrove, lontano dai circuiti più turistici, giaceva la Chiesa degli Scordati, il suo silenzio e il suo stato di abbandono raccoglieva la mia attenzione, raggiunta attraverso il passaggio digrotte basse comunicanti, che si aprivano di volta in volta sullo strapiombo della gravina. La luce entrava dall’apertura delle grotte, filtrando tra le foglie delle piante di fico, quel caldo così battente non ci dava tregua, mentre, sotto il cielo, la tomba di un ignoto riposava da tempo immemorabile. A poca distanza dalla Madonna delle Vergini, in contrada Murgecchia, vi è una piccolachiesa denominata “Madonna dei Derelitti”, anch’essa meta di culto dei pellegrini. Per raggiungerla occorre piegare a destra, attorno a una sequenza di massi che lasciano intravedere il tetto della chiesa. L’ingresso è protetto da un’inferriata. Dai materani è meglio conosciuta come “Madonna della Scordata”, che è un termine dialettale equivalente a “Madonna dell’Abbandonata”,ma un’antica iscrizione murale, in latino, sulla parete interna della chiesa ne dà questa denominazione: “questa chiesetta dedicata alla beata Vergine Maria dei Derelitti, rovinata, fu restaurata nell’anno 1866 a spesa e con cura per impegni assoluto dal Reverendo don Michele Virgintino”. Sul piano della chiesa sono state rinvenute delle piccole tombe, forse di bambini,forse di quei derelitti di cui l’iscrizione fa menzione. La chiesetta ha una facciata in muratura, con davanti uno spazio semicircolare, al centro del quale è ubicata la chiesa rupestre. Presenta una facciata costruita in conci di tufo. L’interno a pianta rettangolare è scavato nel masso roccioso. La struttura architettonica interna è estremamente semplice. L’interno dellachiesa è a pianta rettangolare con pavimento in mattoni in cotto, con al centro una fila di mattonelle maiolicate bianche, che partendo dall’ingresso giunge dinanzi all’altare centrale, a testimoniarne le vecchie tradizioni di ex voto. Vi è un altare centrale sul quale si trova un’immagine della Madonna, di recente fattura in sostituzione di quella originale trafugata. Sullato destro vi è un altro altare, con un antico crocifisso ligneo, appartenuto all’antico Convento Agostiniano (1595), e collocato lì, nell’anno 1866, dal Reverendo Padre Michele Virgintino, monaco agostiniano al tempo del restauro della chiesa, come rivela la suddetta iscrizione. Oggi questo crocifisso si trova presso la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici, ed è statocosì sottratto all’incuria e alle barbarie dei vandali. Sulla parete al lato sinistro vi sono tracce di affreschi molto deteriorati, si rivela con più evidenza un affresco raffigurante San Nicola di Mira. Vi è inoltre un’altra iscrizione,  formulata dal predetto P. Michele Virgintino nella sua opera di restauratore e di benefattore, si tratta della seguente preghiera allaMadonna: “Benedetta sia Santa Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria per il vostro concepimento: Prega per noi Dio Padre di cui hai partorito Suo Figlio concepito dallo Spirito Santo” Cento giorni di indulgenza per chi recita questa preghiera 1866. (Testo tratto da un cartello informativo del luogo).

Nessun commento:

Posta un commento