domenica 11 aprile 2010

Da L'Aquila ad Assergi, passando per San Pietro della Ienca (marcia di primavera)


La marcia di primavera è uno di quegli eventi simbolici che il CAI dell'Aquila è solito riproporre ogni anno, come un appuntamento, un compleanno, una sorta di buon augurio iniziale per le future escursioni. Non vorrei sbagliare, ma credo che sia proprio questo evento ad aprire il calendario escursionistico. Nonostante io non ami i grandi gruppi questa escursione non volevo assolutamente perderla, forse perchè già da subito gli ho attribuito una valenza simbolica legata a L'Aquila e alla sua tradizione, all'importanza del concetto di primavera (come rinascita) nel suo anno corrente. Ci siamo ritrovati nei pressi della Fontana Luminosa, dove originariamente partiva l'escursione, ma è stato solo un incontro formale: abbiamo effettivamente cominciato a camminare nei pressi della sbarra di San Sisto (724 m), per il sentiero che porta alla Madonna Fore, sulla carta segnata come Madonna di Cascio (900 m). Inizialmente graziati dalla pioggia siamo stati castigati dalla nebbia... più che una marcia di primavera sembrava di percorrere una brughiera autunnale, non si vedeva niente! Si percepivano a timido contrasto giusto i mandorli e i prugnoli secchi: dai prati sopra Collebrincioni fino al Fosso della Mandorla, poi, ho quasi un vuoto: la nebbia mi ha tagliato tutti i punti di fuga visivi. Seguivo il gruppo senza pormi tante domande, dove mi portava io andavo. Sembravamo un pascolo. A breve ci ha sorpreso anche la pioggia, ma tuttavia è stata relativamente invasiva, leggera, anche se, purtroppo, costante fino alla fine. Leggendo il percorso del programma questa parte di tragitto è segnato così: Collebrincioni (1093 m) – Valico della Serra (1259 m) – Piano del Monte (1200 m) – Valico di Spamozza (1413 m) – Fosso della Mandorla – Masseria Cappelli (1125 m). Nei pressi del fosso abbiamo riconquistato la visibilità: finalmente oltre al tepore della nebbia c'è stato il piacere di percepire anche altri colori, più idonei alla stagione. Scesi in direzione del fiume dell'Acqua di San Franco, lo abbiamo attraversato, raggiungendo così la Masseria e il Mulino della famiglia Cappelli (1125 m). Un cartello sulle antiche vie della Transumanza della Regione Abruzzo ne esplica alcune informazioni, cito: Alcuni antichi insediamenti, situati a quote diverse lungo la valle, testimoniano lo sfruttamento agro-pastorale di questa montagna. Nel bosco, prima di raggiungere le zone di pascolo, troviamo i ruderi della masseria e del molino della famiglia Cappelli, nei cui pressi è visibile la chiesetta di San Martino, anch'essa diruta. Questo complesso costituiva il centro organizzativo delle strutture poste più in alto, oltre il limite del bosco. Intorno ai 1500 metri è situata la masseria Vaccareccia, riservata all'allevamento di vacche e animali da soma, mentre più in alto, in una piccola conca, si trovano i muri a secco dello Stazzo di Solagne, ove erano concentrati gli ovini della masseria. Ripreso il cammino abbiamo seguito una piacevolissima carrareccia che costeggia il fiume, comoda e pianeggiante, rilassante soprattutto per il rumore dello scorrere dell'acqua. Poco oltre un chilometro, sulla sinistra, abbiamo intrapreso un piccolo sentiero che si inerpica in direzione del paesino di San Pietro della Ienca, dove c'è una bellissima chiesetta che fa parte della parrocchia di San Giovanni Battista in Camarda. L'abbiamo trovata ad accoglierci con il portone aperto, dandoci così la possibilità di ammirarne l'interno, nobile e modesto. Su uno dei muri esterni alla struttura c'è una targa in ottone, affissa il 19 ottobre 2008, che dice: la campana della chiesa di San Pietro della Ienca è stata donata da S.E. Cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo metropolita di Cracovia (Polonia) e già segretario particolare di Sua Santità Papa Giovanni Paolo II, in occasione della celebrazione della Santa Messa. Questa campana in miniatura è stata realizzata attraverso la rifusione di parte del bronzo dell'originaria campana del 1544 proveniente dalla chiesa di Jezus Maryja di Czestochowa (Polonia). Pare che Giovanni Paolo II abbia amato molto questa piccola chiesa, ho letto che è venuto spesse volte qui, soprattutto in segreto, per cercare la tranquillità (e andare a sciare sul Gran Sasso). Ho trovato un piccolo sito con alcuni riferimenti informativi, per chi, magari, fosse interessato a visitarla. Come ogni uscita del CAI dell'Aquila che si rispetti non poteva mancare la parte enogastronomica (soprattutto eno): in una delle piccole casette del paesino, gentilmente predisposta ad accoglierci, non sono mancati i salumi, i formaggi e i boccioni di vino. Riscendere dopo è stata quasi un'esperienza mistica. Ripreso il cammino ci direzioniamo verso Assergi, dove la maggior parte della gente aveva preventivamente lasciato l'auto per tornare più comodamente a L'Aquila. Lungo il sentiero abbiamo incontrato un'altra chiesa, quella di San Clemente (1066 m), dove un cartello dice: questa piccola chiesa chiamata “San Clemente in Fratta” è citata nel 1313 relativamente al pagamento delle decime. Alcuni autori avanzano l'ipotesi che la sua origine possa risalire ai primi secoli del cristianesimo ed una antica tradizione narra dell'esistenza nei pressi della chiesa di una catacomba dei primi martiri cristiani. E' interessante notare che la vicina contrada è detta “Via Sant'Iri” probabilmente trasformazione di “Sancti Viri”. Nell'abside era affrescata anticamente la scena della Resurrezione con San Clemente e San Franco ai lati. Un tempo da Assergi, la notte precedente la Pasqua, i fedeli venivano in processione fino alla chiesetta per celebrarvi il Mistero della Resurrezione e, sulla via del ritorno, si fermavano a pregare a Santa Maria della Croce. Quanto amo la mia terra, la sua storia e tutte le sue tradizioni. Ogni volta che scopro una cosa nuova sulla sua identità per me è un'emozione. La storia che c'è qui è davvero invidiabile, quello che sappiamo è poco o niente perchè i misteri che si addentrano tra le pendici del Gran Sasso, del Sirente–Velino, ma anche della Maiella e di tutte le altre montagne che abbracciano la conca aquilana, sono cose antiche, segrete, custodite da una gelosia genetica. Mi hanno detto che, bene o male, tutto il percorso è lungo circa venti chilometri. Il tempo di percorrenza è stato di sei ore, sette con la pausa eno-mistica.

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