mercoledì 7 settembre 2011

L'isola di Panarea e il villaggio preistorico

Panarea è l’isola più piccola dell’arcipelago eoliano: ha una superficie di 3,4 km con i vicini isolotti di Basiluzzo, Dattilo, Bottaro, Spinazzola e gli scogli di Liscia Bianca, Liscia Nera, i Pinarelli e le Formiche. I borghi abitati di Panarea sono Iditella, S. Pietro e Drautto. Gli studiosi ritengono che Panarea, gli scogli egli isolotti che la circondano siano i resti di un antichissimo vulcano sottomarino, sommerso in parte dalle acque nei periodi interglaciali. L’apparato vulcanico complessivo si deve ritenere il più antico rispetto agli altri apparati al di sopra delle acque. Dalla sua origine vulcanica Panarea ha ereditato interessantimanifestazioni endogene post-vulcaniche come le sorgenti termali, a ridosso della Punta di Peppe e’ Maria e le caratteristiche fumarole della Calcara. Interessante il sentiero che porta al villaggio preistorico di Punta Milazzese e a Cala Junco, che non presenta grandi difficoltà ed èpaesaggisticamente molto bello. Anche l’itinerario per la spiaggia di Calcara dove sono presenti le fumarole è alla portata di tutti, attraversando le strette stradine con le tipiche architetture eoliane. L’itinerario del Timpone del Corvo raggiunge il punto più elevato e panoramico dell’isola a quota421 metri. // Nell’antichità il nome dell’isola di Panarea era Euònymos (l’isola dal buon nome), mentre Ikésia era forse Basiluzzo o gli altri isolotti. Durante il Neolitico (fine V millennio a.C.) le testimonianze di una frequentazione di Panarea, relativa ai primi insediamenti umani nelle Eolie, sono molto scarse. Per ilperiodo successivo, l’Eneolitico (fine III millennio), è noto un piccolo insediamento a Piano Quartara. Con l’età del Bronzo Antico (inizio II millennio a.C.), la cultura di Capo Graziano, ha lasciato le sue tracce in singolari pozzetti scavati nella zona fumarolica della Calcara, relativi ad una attività di culto chequeste genti praticavano forse verso una divinità legata al potere salutare delle fumarole. Durante l’età del Bronzo Medio (metà II millennio a.C.) l’intervento umano più importante è stata la scelta della Punta Milazzese per costruire un villaggio, da parte di una popolazione appartenente alla cultura di Thapsos-Milazzese. Nella parte meridionale dell’isola la roccia forma un promontorio a forma di falce che crea una profonda insenatura, la Cala Junco, e che è legato al resto dell’isola da uno stretto corridoio. Il promontorio di Panarea dà il nome all’aspetto eoliano di questa cultura portata da genti siciliane. Il sito è unavera fortezza naturale, tanto difficilmente accessibile quanto facilmente difendibile. Esso faceva parte di quel gruppo di insediamenti dislocati nelle isole Eolie, con una organizzazione territoriale che controllava le rotte marittime di commercio e della ricerca di nuove miniere di stagno e di rame. Gli scaviarcheologici hanno portato in luce, oltre alla suppellettile del loro artigianato anche numerosi frammenti di ceramica micenea, testimonianza di contatti con la Grecia continentale, che datano questo insediamento fra il XV e il XIII sec. a.C. // La gente che viveva in questo luogo, fra il XV sec. a.C. ed il XIII sec a.C., era diorigine siciliana, strettamente imparentata con la cultura di Thapsos (dall’omonimo villaggio dell’età del Bronzo in provincia di Siracusa sito della penisola di Thapsos). Essa doveva avere forti necessità di difesa per aver scelto come sede del loro villaggio, questo promontorio sul mare, quasi una fortezzanaturale. Non solo era difficilmente attaccabile dal mare per le sue scoscese pareti rocciose, ma anche da terra. infatti l’unico ingresso era possibile sullo stretto corridoio sull’istmo che era protetto da una torre, a pianta quadrata, costruita con grossi blocchi a perimetro e poi riempita di pietrame. Il sitoarcheologico fu individuato da ricognizioni nel 1948 e furono condotti scavi archeologici nel 1949-1950 e nel 2008-2009. Il villaggio oggi si conserva bene nella sua parte centrale, ma esso si estendeva su tutto il promontorio. La forte erosione naturale lo ha notevolmente ridotto rendendo attualmente difficile l’accessoal resto del promontorio. Molte capanne che si trovano sui margini del pianoro sono state in parte distrutte dalle frane. Gli scavi hanno messo in luce i resti di n. 22 capanne. La maggior parte è composta da un vano principale di forma ovale, inglobato in un recinto rettangolare, sicuramente uno spazio diuso all’aperto. Le porte non si riconoscono in tutte le capanne, perché potevano essere ad altezza superiore di quella conservatasi sui muri. Una capanna ha pianta rettangolare con la porta al centro del lato Sud. La sua forma diversa ha fatto ipotizzare ad una costruzione particolare, forse un santuario o unedificio pubblico sede del capo villaggio. Durante lo scavo archeologico furono trovati al suo interno i più bei vasi in ceramica micenea rinvenuti nelle isole Eolie ed ora esposti nella sezione delle isole minori del Museo Archeologico “L. Bernabò Brea” di Lipari. La tecnica di costruzione è abbastanza elaborata:i muri delle case erano costruiti con blocchetti e ciottoli disposti regolarmente a doppia file, formati due prospetti paralleli, quello interno e quello esterno. Talvolta i muri inglobano massi della roccia naturale. Le pietre venivano bloccate da un impasto di fango, pietre e scaglie. In alcuni casi sono state impiegate lastredisposte in verticale per rivestire il muro. All’interno delle capanne o dei recinti sono presenti delle banchine in pietra addossate alle pareti o settori del pavimento lastricati. La ceramica rinvenuta è espressione dell’artigianato di questa gente. Tipiche sono le coppe su alto piede decorate da nervaturea rilievo contornate da motivi lineari incisi. La ceramica micenea trovata insieme a quella locale, riporta a contatti con il mondo egeo. Essa appartiene alla fase del Miceneo IIIA e IIIA2, e solo alcuni del IIIB e costituisce una base cronologica per la cultura Milazzese. Questo villaggio, come quelli coevi di Salina, Filicudi eLipari fu abbandonato velocemente lasciando traccia di incendi come testimonianza di una “distruzione”. I villaggi non furono più abitati nelle epoche successive eccetto l’Acropoli di Lipari dove si stanziarono genti di origine peninsulare: gli Ausoni. È proprio all’arrivo degli Ausoni che si collega la fine dei villaggidell’età Milazzese. (Tutte le informazioni riportate sono state tratte dai cartelli informativi del luogo).

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