mercoledì 28 aprile 2021

Due giorni sulla Costa dei Trabocchi, la Riserva di Don Venanzio e Punta Aderci

Due giorni stupendi immersi nella bellezza, tra fioriture precoci e il rumore del mare. Il primo giorno ripercorrevamo verso Nord tutta laCosta dei Trabocchi, dalla Foce del Sinello fino alla fine della pista ciclabile di Ortona. Diversi tratti chiusi obbligavano a deviazioni,tuttavia la grandissima bellezza di quel contesto compensava ampiamente le aspettative al pensiero che in futuro ci sarà finalmenteuna bellissima pista ciclabile sulla costa d’Abruzzo. I trabocchi a ridosso del mare raccontavano il legame antico dell’uomo conquell’elemento primordiale, così sconfinato e magnifico, oblio di sogni e pensieri, disperso a vista d’occhio sotto il volo dei gabbiani chelasciavano pervenire i loro versi tra il rumore delle onde. Le fioriture, così inoltrate rispetto alle nostre, esplodevano in colori accesi attorniatidal verde intenso della giovinezza delle foglie, tutta quella bellezza giungeva a noi e sapevamo apprezzarla. Il secondo giorno ciaddentravamo nella Riserva Naturale del Bosco di Don Venanzio e poi verso Sud, nel centro storico della bellissima Vasto, compiendo unanello di ritorno al cospetto del faro di Punta Penna e della Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci. Su quel trampolino erboso siammirava un infinito azzurro fatto di cielo e di acque turchesi, il mare e il vento si accostavano naturalmente all’anima seminando la speranzadi una quiete liberamente ritrovata.

martedì 27 aprile 2021

La Quercia di Zi Co' a Corruccioni

La Quercia Zi Co’ era un vero patriarca, situata poco fuori la località di Corruccioni, frazione di Cagnano Amiterno, sul ciglio della stradasterrata per la cima de Le Serre, contava la veneranda età di oltre settecento anni. Il suo nome così particolare prendeva riferimento daquello del suo proprietario, tale “Zio Cosimo”, classe 1908, che per tutta la vita l’aveva custodita gelosamente. La magnifica bellezza diquell’albero così imponente lasciava la consapevolezza di essere al cospetto di un monumento vegetale, degno di riverenza e di ogni tacitorispetto. Il tronco, probabilmente squarciato da un fulmine, permetteva di entrarci dentro, ed era bellissimo sentirsi avvolti da quel magnificonume.

sabato 24 aprile 2021

La "nuova" cima di Monte Soffiavento

Ho sempre creduto che la cima di Monte Soffiavento fosse situata al di sopra dell’omonimo pozzo per la raccolta dell’acqua piovana ed inveceoggi mi sono accorta che la localizzazione satellitare l’attribuisce ad un rilievo poco distante. Tenevo fede alle descrizioni delle vecchie carteIGM, così oggi ho visto quel luogo, percorso così tante volte, con occhi diversi. Mi sono soffermata sulla nuova piccola cima, non che fosse piùimportante delle sue prossimità sottostanti, ma solo per osservarla con occhi nuovi. Per coincidenza, durante quel mio percorso solitario,riflettevo su certezze e incertezze, a volte siamo così convinti di cose che diamo per scontate che ci sorprendiamo nel prendereconsapevolezza che ne vediamo solo una parte, e che in realtà tutto può cambiare da un momento all’altro. In fondo è proprio vero chel’unica certezza della vita è la morte, non ve ne sono altre, e che a noi sta soltanto l’azione di cogliere ogni minimo momento di bellezza dellanostra esistenza. (Le foto dei particolari del testo e della cartina igm sono tratti dalla Carta n°4 dei Sentieri Montani della Provinciadell’Aquila – I Gruppi M.Nuria M.Calvo M.Giano Monti dell’Alto Aterno, 1996.)

venerdì 23 aprile 2021

Monte Calvo come in un sogno

La montagna si velava di nubi, che ad entrarci era come in un sogno. La strada faceva da riferimento certo tra i chiarori della nebbia, così comela valletta sottostante la cima, ammantata di neve sul limite del suo crinale. Tra velature e suggestioni di nuvole, terra e cielo si toccavano,mentre il vento animava le trasparenze coprendo e schiarendo visuali. I fiori dei crochi si stringevano nei petali orlati di brina, uniche piccolepresenze di quel percorso solitario. Tra quei chiarori la croce appariva in maniera intima e inattesa, prima delle mie aspettative, avevo persola cognizione del tempo e della fatica, poiché mentre camminavo sulla montagna in realtà mi addentravo in me stessa. Scendevo per lo stessoitinerario, riacquistando le visuali lontane con la sensazione di essermi da poco svegliata da un sogno.


sabato 17 aprile 2021

Anello da Filetto a Camarda per la Cascata dello Schizzataro e le cime di Monte Rofano

Tra erbe e toppi di muschi scorreva l’acqua della Cascata dello Schizzataro, precipitava all’interno di un piccolo bacinoartificiale, favorendo solitamente all’inverno la costruzione delle forme di ghiaccio. Adesso però era primavera, e con ogniforma di vita votata al risveglio e al movimento. Un ripido sentiero ne risaliva affianco per poi ammorbidirsi subito allavolta della montagna, custode di grotte e ricoveri pastorali, le rótti de sàndi risàndi ovvero le grotte di San Crisante, inriferimento alla vicina chiesa dei Santi Crisante e Daria. Vi ero stata altre volte, e di nuovo ne ammiravo le fattezze semplici erigorose, custodi di una storia antica, con intorno la suggestione solitaria della montagna. Al di sopra dei boschiiniziavano ad intervallarsi cespugli e radure fino alle sommità di Monte Rofano, affacciato sulla bellezza dei Piani di Fugno econ un magnifico punto di vista rivolto alla mole maestosa del Gran Sasso e a parte dei suoi contrafforti meridionali. Ilpercorso seguito ha preso spunto da qui


venerdì 2 aprile 2021

Antiche incisioni del Monastero di San Severo

Ogni luogo si concretizza in molteplici punti di vista, non vi è mai la stessa percezione, e dipende non soltanto dal mutamento climatico aseconda delle stagioni, ma anche dalla nostra capacità di osservare che di volta in volta è variabile così come lo siamo noi stessi con i nostriumori. A volte abbiamo uno sguardo più accorto ai dettagli, a volte più aperto all’insieme, ma è sempre diverso, con la conclusione che dareper scontato un luogo è sicuramente un errore. Scoprivo la bellezza di vecchie incisioni sugli intonaci del monastero di San Severo, presso lamontagna di Pettino, accenni delicati di un passato lontano, messaggeri di memoria perduta. Tra croci e figure antropomorfe vi erail vissuto di qualcuno ormai dimenticato, lontanissimo e sconosciuto, dissipato nel tempo dell’abbandono, e delle cui memorie nerimanevano soltanto pochi graffi. Vi ero stata in passato ed ora ne scoprivo altri punti di vista egualmente affascinanti. Quante coseancora da conoscere, scoprire e riscoprire, quanta bellezza sulle nostre montagne.