lunedì 27 ottobre 2014

Il Lago Vivo d'autunno

Le case di Barrea pareva che con il freddo si tenessero più strette, mentre l’umidità velava l’aria in striature di nebbia e una leggerapioggia prendeva le vesti del mattino. Poco fuori il paese un sentiero conduceva al Lago Vivo, il bosco faceva da riparo con lesue foglie stanche, che mano a mano salivamo divenivano sempre più opache e sbiadite. Un boscaiolo ed i suoi muli scendevano avalle con la soma, il rumore del loro passaggio li precedeva amplificato dal silenzio del vallone, lasciandoci il piacere divivere un frammento di passato. Dalla Madonna del Buon Passo il bosco iniziava a diradarsi lasciando scendere la pioggia, ciaffacciavamo sulla valle scoprendo il Lago Vivo prosciugato e tutte le montagne mozzate dalla nebbia.

domenica 26 ottobre 2014

Anello del Monte Marsicano versante Sud

Scoprivamo la prima neve sull’orlo del circo glaciale del Monte Marsicano, avevamo lasciato sotto di noi l’autunno per andarealla ricerca dei primi scenari invernali. Il freddo si materializzava nei chiarori stemperati delle montagne circostanti, come se unaleggera spolverata di neve avesse smorzato fino all'ultimo tono caldo d'autunno. Mi piaceva osservare le zone d’ombra che sischiarivano nettamente al gelo, mentre il sole bruciava tiepidamente i toni attigui delle aree circostanti. Sulla lineadell’orizzonte le profondità del cielo erano colmate dalle moli maestose del  Gran Sasso e della Majella, che così disposti al disopra delle nuvole parevano come delle isole dove lo sguardo approdava rasserenato.

lunedì 20 ottobre 2014

Monte Puzzillo la montagna dei "puzzilli"

I puzzilli erano le numerose doline che caratterizzavano la zona, probabilmente erano stati proprio loro a dare il nome alla cimadel lungo filo di cresta che dal Valico della Chiesola si affacciava su Campo Felice, il Morretano e l’omonima valle del Puzzillo.Ovunque si leggeva il magnifico fascino del paesaggio carsico, così ambiguo e arido di terra calcarea, dove l’acqua spariva assorbitadalla terra. La vista si appagava di morbidi avvallamenti e depressioni, ignorando l’intricato complesso sotterraneo  vuotatodalle acque e aperto al cielo grazie agli inghiottitoi. Nella zona numerosi pozzi verticali avevano acceso l’interesse deglispeleologi degli anni Settanta, che si erano appassionati alla ricerca di un accesso ad un sistema sotterraneo ipotizzato dispettacolari dimensioni, come con la Grava di Gasbarrone: allora non vi fu nessun esito ma ancora oggi non se ne escludeva l’esistenza.

domenica 19 ottobre 2014

Monte Amaro di Opi

L’autunno era ancora in ritardo nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, iniziava a colorare i faggi checosteggiavano il torrente Fondillo, mentre erano le foglie secche dello scorso anno a scaldare la terra. Un ripido sentiero immersonel bosco ne risaliva la dorsale attraversando strette svolte, ogni tanto si apriva lasciando allo sguardo l’indagine di luoghi remoti eselvaggi. Due piccole cime ne caratterizzavano la parte sommitale, dominando a 360° un’ampissima visuale, tra lamassiccia presenza del Monte Marsicano ed i severi profili delle montagne al di sopra del Passo del Cavuto. Barrea e VillettaBarrea custodivano il loro lago in parte inaridito, che oltre al riflesso del cielo mostrava anche la terra delle sue sponde. Ungruppo di camosci giaceva a mezza costa indisturbato dalla nostra presenza, li guardavamo mangiare all’innesco del bosco, al disopra dei ripidi pendii che piombavano a valle. Tutto quel territorio era un’area sacra consacrata a Cerere e al culto dellaLuna, dove i Volsci si stabilirono nel III secolo a.C., tra il "Molino di Opi", Barrea e l'imbocco della Val Fondillo. Lì una necropoli digrandissima importanza era venuta alla luce grazie a degli scavi, rivelando più di cento tombe, corredi di armi ed oggetti ornamentali. 

domenica 12 ottobre 2014

Pizzo di Sevo dalle Sette Fonti

Al di sopra dei boschi i larghi pendii di Pizzo di Sevo trovavano l’oro del falasco secco, reso ancor più brillante dal richiamo deirossi d’autunno. Alcuni ripari pastorali erano stati ripristinati dalla buona volontà di chi amava quella terra, ogni sasso siricomponeva ad un suo simile emanando nel silenzio la sua storia. La montagna si rigava di vecchie palizzate ormai inutili e canalipuliti di arenaria, dove di tanto in tanto qualche squarcio di terra dava respiro agli inghiottitoi. Macera della Morte apparivaanonima non portando su di sé alcun segno della storica funzione di confine tra lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie, ilsuo triste nome portava la memoria di antiche battaglie che senza certezza immaginava nelle prossimità i luoghi di sepoltura deiguerrieri caduti. Dalla cima di Pizzo di Sevo un sentiero rievocava le armate cartaginesi, con il Tracciolino di Annibale che nel 218 a.C. vide su di sé il famoso passaggio.