I ruderi dell’antica Taverna di Collepietro giacevano anonimi
tra i rovi, tutto era stato fagocitato dal tempo, soltanto la memoriadel nome
era rimasta a darne testimonianza. Poche mura, a malapena protese al cielo, un
tempo facevano da riferimento importanteper chi passava sulle vie della
Transumanza, quando tutto era più lento e dilatato, i viaggi si compivano a
piedi e a rischiarare la nottec’erano soltanto i lumi delle lanterne. Chissà
come doveva apparire la Piana di Navelli a quei pastori nella notte rischiarata
soltantodalle stelle, quanto dovevano essere preziosi quei ripari per loro e
le loro greggi, e quanto era apprezzato un pasto caldo ed ungiaciglio al
sicuro. Adesso i tempi erano cambiati, le distanze annullate, le priorità differenti
con esiti scontati sul valore delle cose.Interessanti informazioni sulla zona sono riportate in
questo articolo che invito a leggere:
domenica 15 dicembre 2024
La Taverna di Collepietro
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domenica 8 dicembre 2024
Tra antiche chiese e querce monumentali intorno ai Prati di Foce di Teora - i ruderi di San Giuliano
Sull’altopiano dei Prati di Foce, nascosti nel
fitto della vegetazione, rimanevano i resti di un’antica chiesa battesimale
dedicataa San Giuliano. L’individuazione era stata facilitata da una piccola
targa e da alcune segnalazioni temporanee poste recentemente,plausibilmente
finalizzate alla valorizzazione storico-naturalistica del territorio.
L’attestazione della chiesa risaliva alla metàdel XII secolo, e secondo gli
studi la sua struttura era frutto del reimpiego di blocchi calcarei e di epigrafi
di età romana.Le piccole mura rimaste in piedi definivano come uno scrigno
l’area sacra, che con la consapevolezza della storia e la bellezzadel bosco
circostante, si svelavano ancor più preziose nella percezione. (Interessanti
informazioni sulla chiesa sono riportate inquesta pagina web). L’altopiano di Foce
si raccoglieva sotto il suo anfiteatro di montagne dai manti boscosi imbruniti
dal freddo, con l’erba rasa ancora verde dei prati che ingannava la percezione
delle stagioni. Una modesta pioggia scendevaleggera, bagnando i colori e
rendendoli più brillanti. La magnifica quercia di Basanello – la famosa Cacatora – ci accoglievacome un riparo,
così imponente e antica, censita e protetta, giungeva a noi come un monumento
da tutelare. Tra stradee antichi sentieri dimenticati e poi riscoperti
compivamo un anello ridiscendendo nella piana presso il Casale Federici, ancorain piedi ma cadente e malridotto dal peso degli anni, sempre più vestito di
rovi e destinato all’oblio.
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lunedì 2 dicembre 2024
Monte Calvo, traversata dal Ponte Radio a Fonte Crovella
I morbidi pendii di Monte Calvo trattenevano a malapena i
residui di neve, concentrati maggiormente nella parte sommitale.La bellezza
dei panorami era ammirabile a trecentosessanta gradi, complice di una giornata
tersa dalle condizioni più simili aquelle della primavera prossima al
risveglio, mentre l’inverno era già a Nord, dove il freddo assumeva la luce blu
delle ombresulla neve, tra piccoli ricami di calaverne ghiacciate. Una lunga
carrareccia metteva in congiunzione il Ponte Radio, ForcaPorcini, il Ricovero
delle Jubbere e Fonte Crovella, ne seguivamo parti dissestate, tra i pendii
erbosi e parti liminari di bosco. Ilpomeriggio si inoltrava presto nel buio, i
cavalli trovavano riposo alle pendici della montagna e tutto volgeva nella
quiete.
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domenica 24 novembre 2024
L'Eremo di San Marco al Monte Etra
Sotto Monte Etra,
nelle vicinanze del "Vado Castello" del Sirente a quota 1572, su un
gradone roccioso denominato "Mandritti"(ex "Casareni di S.
Marco"), sono i resti del più antico monastero Celestiniano della Marsica,
quello di Sancti Marci erettointorno al 1289 sui i resti di una antica cella
eremitica ed ampliato prima del 1304 da Bartolomeo di Trasacco, discepolo ebiografo di Celestino V. Consiste in una struttura quasi rettangolare divisa in
tre parti su due livelli, impostata sulle escrescenzerocciose dei luogo con
ingresso sul fianco sud-ovest e dotata di feritoie sul lato a valle. Fu
abbandonato nel 1328 perché la localitàera disturbata "dai
malviventi" ed i monaci si trasferirono nella nuova sede più sicura e poco
accessibile di S. Marco alleFoci al termine delle Gole di Aielli-Celano.
(Grossi G., Celano. Storia Arte Archeologia, Avezzano, 1998) (Micati E., La
Montagna e ilSacro, Carsa Edizioni, 2018). L’antica costruzione si distingueva
a malapena dalle rocce per via del suo colore. L’affaccio panoramicosul Fucino
era un privilegio visibile dalle finestre strombate, varchi aperti al cielo
attraverso un muro dallo spessore di un metro.I secoli avevano corroso quelle pareti
un tempo accoglienti, punto di riferimento per i viandanti che dal Fucino alle
Rocche sirecavano ai pascoli, mentre il paesaggio manteneva inalterata la
bellezza sullo spartiacque tra i dolci declivi e l’orrido delle Gole.
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domenica 17 novembre 2024
Miniere, Eremi e Grotte nella Montagna di Narni
Un grande sogno speleologico era contenuto dentro la montagna
di Santa Croce di Narni: una leggendaria caverna era nascosta nellesue
profondità, ed era ancora in attesa di venire alla luce. Seguivamo un sentiero
immerso in una bellissima lecceta che metteva incongiunzione molte grotte,
miniere ed altre importanti testimonianze del passato: la ricerca del ferro, che
aveva fatto ispezionare tuttaquella zona nel XVIII secolo, faceva ben leggere la
sua memoria nelle cave, nei cunicoli artificiali e in una magnifica fornace
ancoraintatta. Conoscevamo la Grotta dei Nuovi, la Grotta Celeste, la Grotta
dei Veli, la Grotta degli Archi, la Grotta del Monastero e la Grottadello
Svizzero, ognuna con una storia e tutte rivolte al grande sogno della Grotta
della Montagna. Nei punti panoramici sul Nera,tra valli e voragini vicinanze e lontananze di Goethe, la contemplazione
si perdeva nella bellezza del Sublime. Unantico monastero francescano, eretto
dai Clareni, un sott’ordine ritenuto eretico e perseguitato dall’inquisizione,
si nascondevanel fitto bosco a ridosso di magnifiche rocce. Un arco a tutto
sesto dava accesso agli interni, la piccola chiesa spogliata di ognidecoro
definiva ancora integralmente il suo spazio voltato a botte, mentre altre mura aperte
al cielo delimitavano le restantiaree adibite a dormitorio, refettorio, cisterne
e cucina. Gli antichi sentieri per raggiungerlo erano stati rispristinati dalla
cura dichi aveva a cuore quei luoghi, grazie al Gruppo Speleologico UTEC di Narni
per aver promosso e valorizzato questo bellissimo itinerario.
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