venerdì 31 dicembre 2010

Monte Terminillo dal Rifugio Sebastiani per il Canalone Centrale e il brindisi di fine anno

Le cime delle montagne sono dei luoghi sacri, sono le estensioni fisiche più estreme, dove è la terra a voler toccare il cielo e non viceversa. È questo il luogo dove accadono i miracoli, dove lepreghiere arrivano prima al divino, perché hanno meno tragitto da compiere. È qui che si viene ascoltati meglio dall’Universo, è qui che bisogna chiedere o rinnegare, è qui che si riesce meglio aprendere coscienza di sé. Qui si centra il proprio asse di equilibrio con la linea di testa delle montagne, non è una cosa da poco. Non conoscevo affatto i Monti Reatini, non ero mai salita sulTerminillo. Il 31 dicembre di ogni anno il CAI di Rieti ne organizza l’ascensione tramite il canalone centrale, utilizzando la piccozza e i ramponi. La volontà era quella di brindare sulla cima per salutarel’anno passato, un’usanza che si protrae ancora dal 1933, anno della fondazione di questa sezione. La cosa bella di tale usanza è che il gruppo è da sempre salito con ogni condizione del tempo,forte dell’esperienza e della conoscenza del proprio territorio. La giornata di oggi era cupa e carica di nubi, i toni di bianco della terra e del cielo si andavano stratificando, mentre la cima delTerminillo era completamente coperta dalla nebbia. Un passo dopo l’altro e siamo andati su, con la calma e il piacere di rendere omaggio alla montagna. Un brindisi all’anno appena trascorso epoi di nuovo tutti giù, passando sempre per il canalone centrale. La sensibile elevazione delle temperature ammorbidiva di molto la neve, ci permetteva di sprofondare e scivolare, ci facevadivertire. Non poteva esserci modo più bello, per me, di concludere questo bellissimo anno appena trascorso. Da lassù ho salutato un anno molto intenso, fatto di montagne e di vallate, dilaghi, fiumi e scansioni sconfinate di nuvole. Mi sento appartenere a tutto questo in maniera viscerale. Amo la Natura in tutta la sua essenza e mi sento parte di Lei, come in fondo lo siamo tutti, maadesso davvero ne ho preso consapevolezza. È nelle piccole cose che avvengono i grandi miracoli. Addio 2010, grazie.

martedì 28 dicembre 2010

Monte Breccioso da Serra Lunga, il Rifugio di Coppo dell'Orso e il sentiero della Ricarica

La salita per la Serra Lunga si immergeva nel silenzio delle foglie ghiacciate, solo il nostro passaggio alterava quella condizione, con sottili suoni di calpestio. La neve si addossava sulle piantecompiendo e modellando sculture bellissime, frutto dell’amore del vento. Adesso si stava bene, la giornata era assolutamente perfetta. Fuori dal bosco la vista si apriva anche sulle altremontagne, i pendii erano coperti da qualche centimetro di neve che, a volte ghiacciata e a volte farinosa, lasciava venir fuori i piccoli fiori secchi, ormai divenuti anch’essi sculture di ghiaccio.Sembravano dei riccioli di neve che, percepiti tutti insieme, divenivano un manto di lana su quelle montagne. Che sapore dolce aveva quella neve. La cima di Monte Breccioso ci attendevadopo alcune anticime, era sconfinato il suo punto di vista sulla Valle del Liri, che, con quella luce, brillava di rimando al cielo, come risposta ad un canto di bellezza. Intorno a noi non c’eranessuno, solo la visione selvaggia di quelle montagne così tacitamente rispettate dall’uomo. Mentre riscendevamo notiamo sulla neve le marcate tracce dell’orso marsicano. Le seguivamocon lo sguardo, erano grosse ed incredibili, si leggevano anche su distanze lontane per quanto fossero marcate. (Ed io che credevo che fosse in letargo!!). Leggermente gelate rispetto alle nostreerano antecedenti al nostro passaggio. A differenza mia, che volevo fuggire via subito, i miei due amici di Coppo dell’Orso volevano brindare. Sarà forse perché ci convivono con questoanimale, io non li vedevo particolarmente preoccupati. Già altre volte ne avevano incrociato il cammino e secondo loro era ormai lontano. Avevamo appuntamento al Rifugio di Coppo dell’Orsocon altri amici per mangiare tutti insieme, così (piccozza alla mano) ci portiamo in quella direzione. Una volta ricongiunti è stato molto bello mangiare e bere davanti al camino, mentre fuorile temperature scendevano e il cielo rosseggiava nel tramonto. Purtroppo nel Rifugio aleggiava la presenza di un topo che mano mano stava divorando tutte le provviste, ho dovuto applicaretutta la mia arte culinaria per tirare fuori un eccellente piatto di pasta. Il cielo sprofondava nella notte, giusto una mezza luna rischiarava la nostra strada. Era così bella che per un trattoabbiamo spento le lampade frontali, lasciandoci guidare solo da quell’accenno di chiarore, che, progressivamente, abituava gli occhi a delinearlo. Il bosco di notte vissuto così non mi facevapaura, anzi, mi calmava molto. Era talmente accogliente ed intimo da farmi sentire parte di esso. Se guardavamo il cielo le stelle addirittura filtravano tra i rami, forti del loro bagliore.I miei amici conoscevano talmente bene la zona da prendere e lasciare il sentiero più volte, lasciandosi guidare solo dalla direzione di valle che, comunque, ci avrebbe riportato a destinazione. Non hanno sbagliato di un metro.

domenica 26 dicembre 2010

Dalla Serra di Celano ad Aielli per la Foce i bambinelli e i bombardini

La Serra di Celano è una montagna che mi piace tantissimo, è la sua conformazione ad affascinarmi, così imponente e grandiosa, si staglia superba sul paese da cui prende il nome. Il 26 dicembre di ogni anno c’è l’usanza di brindare sulla cima della Serra, unatradizione che da anni viene seguita dagli abitanti di Celano che amano la montagna. Sono stata davvero molto fortunata ad incontrare un gruppo così affiatato e simpatico, mi sono divertita tantissimo! Vista da sotto, la Serra mostrava appena una lievespolverata di neve sulla cima, nulla di più bello e suggestivo da guardare. Mano mano che salivamo la brina sfumava i colori nel bianco candore tessuto dalla calaverna. Le foglie filiformi si arricchivano di cristalli di ghiaccio, che modellati dal vento siestendevano verso Sud. Come era bello essere sul quel percorso! Pareva che ogni prospettiva si definisse meglio, nella percezione pulita di tutte le varie profondità. Sotto le due croci i fuochi di Antonio segnavano il rito d’augurio, ponendo a confronto labellezza fluida della fiamma con la purezza della neve. Sulla cima della Serra di Celano non sono mancati auguri brindisi e bicchieri, tutti si abbracciavano con affetto, felicissimi di condividere questa usanza così bella, ed io con loro. Le nuvole si animavano intorno anoi, a volte estendevano la percezione bianca della terra coperta di neve, a volte chiudevano soltanto le lontananze smorzandone le profondità, tuttavia erano sempre presenti in tutta la loro bellezza. Sul filo di cresta il nostro percorso riprendeva versoOvindoli, passando sulla Serra dei Curti. Io non avevo nemmeno ben chiaro il tragitto, ero fiduciosa dell’esperienza dei miei accompagnatori, e per questo nemmeno mi curavo della cosa. Giunti alla Forchetta delle Cese di nuovo brindisi e bicchieri, e dinuovo festeggiamenti e auguri. L’entusiasmo che si respirava coinvolgeva tutti, perché la cosa che ci accomunava era l’amore assoluto per la montagna e la gioia di esserci sopra. Sotto di noi le Gole di Celano sprofondavano in un’enorme vertigine attutita solodalla percezione del bosco, un lungo passaggio ammorbidito dalla neve che, tra le piante, stabilizzava gli equilibri. Un guado e una mulattiera e poi di nuovo su, sul Prato di Cerro. Quanto mi piacerebbe passare per quelle Gole, purtroppo gran parte di quelpassaggio è vietato a causa di una potenziale pericolosità: un’ordinanza specifica che sul versante destro di Monte Tino (la cima della Serra di Celano) sono presenti due spuntoni di roccia che si stanno distaccando, qui l’ordinanza. Tra le tante pause fattecon la compagnia ho avuto il piacere di provare i bambinelli e i bombardini, degustazioni raffinate di montagna che non hanno paragoni. Sul fare della notte i colori si uniformavano in scure tonalità, tutto si spegneva in un buio silenzioso che appacificaval’anima. Era una calma piacevole e bellissima, solo la luce delle nostre lampade rischiarava quel silenzio. Costretti di nuovo ad attraversare il fiume, l’acqua gelida ci arrivava fino alle ginocchia, purtroppo non c’era altra soluzione per raggirarlo, ma infondo anche questa è stata un’esperienza divertente (anche se sotto zero). Al di là del fiume ci attendevano altri amici di Celano che – fantastici! – erano venuti a prenderci. Appena raggiunti avevano già pronte in mano altre bottiglie da stappareper brindare di nuovo. È stata una giornata bellissima e la gente di Celano è davvero fantastica!

sabato 25 dicembre 2010

Natale 2010

Chiesi a Dio di essere forte
per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita
perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che ho io!
Kirk Kilgour

domenica 19 dicembre 2010

Campo Felice

Finalmente il brutto tempo è stato spazzato via dal cielo azzurro, anche se freddissimo. Il termometro oscillava dai meno 23 a meno 13 gradi sotto zero, ma almeno la visibilità era ripristinata.Col passare delle ore gli impianti si riempivano di gente, c’erano davvero tante persone oggi ad affollare quelle piste. Legata al corso di sci seguivo i miei istruttori passo passo. Mi sono statedavvero utili queste lezioni, fare discesa con gli sci da fondo permette davvero di comprendere meglio il proprio equilibrio. Ho fatto bene a salire lo stesso ieri, nonostante il brutto tempo.

sabato 18 dicembre 2010

Campo Felice

Il freddo polare si accentuava fortemente nelle ore del mattino, e proprio per questo avevo perso ogni compagnia, erano tutti restii a salire in montagna a causa del freddo e del maltempo. Ma un tentativo in fondo si poteva fare, almeno un giretto a Campo Felice, uno dei luoghi più sicuri in queste condizioni, pronosticate tra l’altro da un lieve miglioramento nel pomeriggio. Manomano che salivo la neve copriva tutta la strada alzandosi di spessore, vedevo le macchine dietro di me che rigiravano facendo inversione, lasciandomi da sola nel mio percorso. Mi sono ritrovata nel mezzo di una bufera di neve, non si vedeva nulla a un metro di distanza. Fortunatamente, dopo un po’, la presenza di una ruspa ha risollevato il mio umore facendomi compagniae tenendomi strada. Poi una macchina e poi un’altra, adesso eravamo almeno in quattro a salire su a Campo Felice. Una volta su al Valico della Crocetta, ho avuto ulteriore conferma di aver fatto bene a continuare a salire e di non rigirarmi. Proprio sul curvone della miniera ho incontrato degli amici del CAI dell’Aquila, erano lì in attesa del gruppo di aspirantiistruttori sezionali di sci fondo-escursionismo, perché tra oggi e domani avrebbero tenuto delle lezioni di formazione. La mia fortuna è stata quella che la bufera ha ritardato l’apertura degli impianti di discesa, costringendo buona parte delle persone a tornare in albergo per andare a cambiare gli sci, facendoli così ritardare. Altrimenti difficilmente mi sarei unita a loro. Lamia intenzione era quella di approfittare di qualche lezione fatta per bene. La maggior parte del gruppo di aspiranti istruttori veniva dalle Marche e dall’Umbria, eravamo in tutto una trentina, e solo quattro dall’Aquila. La tipologia dell’attrezzatura spaziava dagli sci da fondo a quelli di alpinismo a quelli di telemark e a quelli di escursionismo, davvero una varietà assortitadi condizioni! Ma in fondo sempre sci erano, accomunati tutti dal tallone libero, e così divisi in due gruppi abbiamo seguito le lezioni sulla pista Campo Felice, l’unica aperta. Il corso era stato organizzato dal CAI di Amandola, e devo ammettere che gli istruttori sono stati tutti molto bravi. Grazie a Giorgio Tassi, Franco Tossici, Federico Bordi e Marzia Palestini. Domani “proveremo” i brividi del telemark (o di quello che bene o male più gli si avvicina). Chissà…