mercoledì 27 maggio 2020

Tramonto dalla Serra di Tornimparte

Dalla cima della montagna ammiravamo i momenti del crepuscolo. Le ombre si inabissavano nei fondi delle valli, mentre gli ultimi raggi disole lasciavano vibrare gli spettri del rosso sulla delicatezza dei fiori di primavera. Le visuali si alleggerivano, le montagne, gli alberi, ipanorami, tutto si fletteva nella notte che ingoiava ogni cosa, così come il sole che a mano a mano si rimpiccioliva fino a scomparire. Siaccendevano le luci dei paesi come piccole manciate di stelle, il loro scintillio prendeva il posto dei rumori, ovunque era silenzio.

domenica 24 maggio 2020

Anello della Costa della Tavola dai Piani di Pezza

I Piani di Pezza davano accesso al gruppo montuoso del Velino, attraversando fondali d’erba cinti di coste boscose, sopra le quali siinnalzava il rigore della pietra. Salivamo lungo il crinale di Costa Cerasole, innalzando lo sguardo sulla bellezza degli altri rilievi eintroducendoci nella memoria di antichi circhi glaciali. Il Costone della Cerasa scivolava verso Sud nella bellissima ed isolata Valle dellaGenziana, presidiata da un piccolo rifugio e dalla presenza di un raggruppamento cavalli, attratti dagli ultimi residui di neve. I pendii dierba rasa iniziavano a dorarsi ponendo maggior risalto alle macchie arrotondate dei ginepri, mentre lo sguardo li accompagnava lungo ogniavvallamento e rilievo, distendendosi così alla quiete di quella terra solitaria. Dal Vado di Castellaneta seguivamo un nuovo sentiero cheriscendeva ai Piani di Pezza, dandoci modo di ammirare il magnifico pendio della Costa della Tavola, che tra sfasciumi e balzi rocciosi siinnalzava a vista su di noi manifestando in progressione tutta la sua importante presenza.

sabato 23 maggio 2020

Anello di Monte Puzzillo

Il percorso saliva sul lungo filo di cresta del Monte Puzzillo, innalzandosi al di sopra dei boschi e degli altipiani, tra visuali pulite aridosso di un cielo limpido con appena qualche nuvola in compagnia del sole. Tra le pietre si schiudeva la bellezza delle primule orecchiad’orso, con il loro giallo lucente, le viole montane e i fiori di globularia, piccoli microcosmi dove api ed altri insetti bottinavano la dolcezza deipollini di maggio. I pendii spogli, a malapena maculati di ginepri, scivolavano a valle per inabissarsi nei boschi, mentre la partesommitale della montagna si ergeva solennemente come una piramide perfetta. Seguivamo il filo di cresta oltre la vetta, a cercare un affacciosulla Valle Leona e la discesa lungo la Macchia del Puzzillo, località accessibile eppure remota, lontana da tutto e da tutti, immersa nellaquiete della vegetazione. Usciti dal bosco attraversavamo una serie di dolci avvallamenti che modulavano la Piana prima di stendersi verso ilfondo completamente asciutto del Lago stagionale, da lì una carrareccia ci accompagnava sulla via del ritorno, chiudendo il bellissimo anello alvalico della Chiesola di Lucoli.

sabato 16 maggio 2020

La dorsale di Monte Orsello e Pizzo delle Fosse, da Forca Murittu alla vecchia miniera

Monte Orsello faceva da testa ad una lunga dorsale, seguito da Pizzo delle Fosse, Monte Terriccio ed altri rilievi più modesti, disposti aseparare le Valli di Lucoli e Tornimparte. Salendo da Forca Murittu seguivamo il filo di cresta della montagna ammirando i panorami dientrambe le vallate. Alcuni cavalli stazionavano negli avvallamenti rivestiti di erba e di fiori, dediti al pascolo lento e alla quiete di maggio.Il cielo, ingrigito dallo Scirocco, pareva un’estensione dei colori della pietra, che a tratti affiorava dal suolo con grossi macigni e magnificikarren. Le cime erano marcate da ometti di pietra e da un’edicola lignea sul rilievo più alto, non c’era più la piccola croce di vetta, mentrerimaneva intatta l’assoluta bellezza dei panorami sulla Piana di Campo Felice. Il sentiero scendeva rigando la terra che a tratti sitingeva del rosso della bauxite, fino ad intercettare la carrareccia di collegamento delle vecchie miniere, tra cave dismesse e campirigogliosi di asfodeli.

giovedì 14 maggio 2020

Anello di Monte San Franco dal Ponte della Lama e per la Madonna della Zecca

Salivamo dal Ponte della Lama lungo la dorsale di Monte San Franco, sotto il peso di un cielo coperto ma stabile e il vento caldo delloScirocco. I panorami erano velati, ma nonostante questo comunque bellissimi, confusi tra sovrapposizioni di prospettive aeree in grado dialleggerirne le visuali. I piccoli fiori di montagna ci donavano la bellezza di infiniti microcosmi: in un ambiente apparentemente spogliocome quello l’attività frenetica degli insetti, intenti a bottinarne il nettare, celebrava la vita. I profili indecisi delle montagne custodivano iframmenti di neve come vaghi ricordi del freddo, mente dal basso, nel fitto dei boschi, riecheggiava il canto del cuculo a segnare la finedell’inverno. Seguivamo il filo di cresta al di sopra delle Valli dell’Inferno e del Paradiso, per poi scendere nei prati sottostanti dovele peonie selvatiche tenevano ancora per sè la bellezza dei loro boccioli, lasciando alla nostra immaginazione soltanto il potenziale del lorofascino. Ai margini del sentiero, sulla via del ritorno, alle pendici occidentali di Monte San Franco, giaceva nell’ombra l’edicola rupestredella Madonna della Zecca, la cui raffigurazione prendeva forma in una piccola statuina alloggiata in una nicchia, ai lati di un modestosgrottamento, la cui collocazione era stata celebrata dagli Alpini il 14 agosto 1955, ma che tuttavia risultava già preesistente. 

domenica 10 maggio 2020

Dalla Valle Ruella al Rifugio delle Ferrarecce

La strada saliva alla volta della montagna, ripercorrendo parte dell’antica via di Annibale che nella sua condizione più selvaggiamanteneva il fascino intatto di una natura al di sopra del tempo e della presenza dell’uomo. Dopo alcuni decenni dalla realizzazione della tantocontestata strada di accesso agli altipiani superiori, i boschi si erano finalmente infittiti e la vegetazione aveva oscurato di molto le traccedegli sbancamenti. Seguivamo la via del Fosso di Ruella fin dove era praticabile, per vedere la via dell’acqua di superfice, scoprendo angolidi bellezza incontaminata. I prati superiori alla destra orografica del fosso si modulavano in dolci avvallamenti impreziositi da fioriture rasecome il manto erboso, movimentato solo dai cespugli di uva spina e rosa canina, e da lunghe file di muri a secco, ricordi di un passatorurale intriso nella terra e percepito nel silenzio. Salivamo tutta la Valle di Ruella per raggiungere il Rifugio delle Ferrarecce, i prati aperti esenza ormai più limiti dei boschi trovavano sfogo verso il cielo e la cima delle montagne. I laghi stagionali erano asciutti, e i pascoli seguivanocomposti i loro tragitti. Ammiravamo la bellezza della lunga dorsale di Monte Cava, che dal Male Passo al Vado di Femmina Morta, siinnalzava dinanzi a noi velato di nubi.