giovedì 29 ottobre 2009

Da Valle Fredda a Monte Cristo a Cima di Faiete

Niente da fare... il Gran Sasso è il più bello di tutti. Da sopra Monte Cristo si vedeva La Maiella, il Sirente, il Velino... sembrava un acquerello da lassù: le montagne, ridotte a vallette dalla prospettiva, erano intervallate da veli di nebbia così impalpabili da essere eteree. Sembrava di assistere ad un miracolo di bellezza. Neppure le foto che ho fatto sono verosimili a quello spettacolo.
La foto che ho messo qui sopra rappresenta un vecchio meccanismo di una funivia dismessa, obsoleta e abbandonata, da molti anni, che sta su a Monte Cristo. Mi fa pensare a Fellini, una condizione tra la sua poetica, il circo e la visione onirica. E pensare che è solo un ingranaggio...

PERCORSO. Poco dopo superata la stazione inferiore della funivia di Campo Imperatore si incontra, a sinistra di una curva, uno slargo in cui lasciare la macchina (1188 m). Dall'altro lato della strada inizia il percorso 10 (della carta del Gran Sasso) che sale tutta Valle Fredda fino a Sella della Scindarella (1800 m). Da lì si arriva in un attimo su Monte Cristo (1915 m), non dimenticherò mai la bellezza del panorama che si godeva da lassù,
e alla domanda "vale la pena alzarsi alle 5 del mattino per andare in montagna?" rispendevo mentalmente più volte "sì, sì e sì". Abbiamo proseguito in avanti, tenendo sulla destra la Fossa di Paganica (1680 m). Là vicino c'è uno scempio: una struttura fatiscente rimasta inconclusa, e da circa vent'anni abbandonata. E' meglio non avvicinarsi lì perchè ci trovano riparo vari animali, tra cui i cani randagi (e quelli di montagna sono particolarmente incattiviti perchè affamati)... quando si incontrano bisogna sempre stargli a larga, sono peggio dei lupi. Proseguendo la discesa di Monte Cristo si arriva alla strada statale, attraversata, ci siamo portate sulla montagna di fronte, Cima di Faiete (1915 m).
Da lassù si vedeva quasi tutto il percorso del Centenario, chissà se l'anno prossimo sarò pronta per farlo tutto (sono più di 11 ore di percorso a passo sostenuto), parte da Vado di Corno (1924 m) e passa per: Monte Brancastello (2385 m), Vado del Piaverano (2327 m), Torri di Casanova (2362 m), Forchetta di S.Colomba (2290 m), Monte Infornace (2469 m), Monte Prena (2561 m), Vado Ferruccio (2233 m), Monte Camicia (2564 m), fino al rifugio della forestale di Fonte Vetica (1632 m). Da come mi hanno detto è molto molto impegnativo (e si capisce!). Mi hanno detto che esiste anche il pecorso del Bicentenario, però non so qual è. Una cosa alla volta.

lunedì 26 ottobre 2009

appunti di viaggio

Forse ci siamo persi un pò tutti dietro le artificiosità della vita, alla ricerca del superfluo, del di più. In molti abbiamo costruito castelli in aria fatti di quotidianità viziata, o creduto di desiderare gadget di benessere, o scomposto inutilmente comportamenti di vita per capirne i meccanismi.
Il terremoto del 6 aprile ha resettato le emozioni di tutti, ha ristabilito l'ordine dei poteri, richiamando l'uomo alla subordinazione di madre Natura. A suo cospetto si è piccoli. L'unica cosa che si può fare da questo punto in poi è riflettere su chi si è e su cosa si è tenuti a fare in questa vita. Ho desiderio di rientrare in sintonia con la Natura, mi ha sconvolto molto, e per questo voglio riallinearmi a lei. Conoscendola forse conoscerò meglio me stessa. E' cominciato un nuovo percorso. In diversi mesi abbiamo toccato alcune catene montuose, siamo passati per il Gran Sasso e per il Sirente-Velino, per i monti Sibillini e quelli della Laga. Salire sulle vette di queste montagne ha sublimato ogni volta il desiderio di pace.

domenica 25 ottobre 2009

Monte Giano dal santuario della Madonna delle Grotte

Oggi siamo saliti su Monte Giano, il famoso monte che si affaccia su Antrodoco, con la scritta Dux fatta nel '39 dagli allievi della forestale di Cittaducale. Quello della foto è un bosco combustionato che si trova a mezza costa a fronte del Terminillo. La cosa strana è vedere questa combustione bianca, secca, non carbonizzata, ma ascetica e spirituale. Più che un cimitero di alberi sembra un tempio immortale, un'idea platonica resa fisica; nella sua concretezza non è tangibile.
PERCORSO. Percorrendo la SS17 in direzione di Antrodoco, poco dopo superato Vignola, abbiamo girato a destra (dove c'è una vecchia curva eliminata per la rettifica della statale stessa), dove abbiamo lasciato la macchina. Da qui (42°24'39.23"N 13° 6'55.81"E), dove c'è il Santuario della Madonna delle Grotte (740 m), comincia il percorso 10 della carta n°4 della delegazione del CAI abruzzese. Si comincia a salire subito per una ripidissima carrareccia, che verrà poi abbandonata per una mulattiera segnata dal CAI di Rieti (riporto fedelmente le informazioni della carta). Non lasciando mai la mulattiera si incontrano due stazzi spaziati tra loro da numerosi tornanti. Il secondo stazzo è un'ampia prateria che percorsa tutta porta ad una chiesetta degli alpini (1320 m), e, procedendo in avanti, si giunge ad un piccolo e rispettoso casale intitolato al pastore Giuseppe Cardellini. Procedendo, e superando la scritta dux (che tuttavia si percepisce poco da lì) siamo salite direttamente seguendo dei segnali, attraversando un gruppo di alberi disseccati prima, dei prati, ed un'altra boscaglia poi. Prendendo di petto la restante salita, siamo giunti alla base di una valletta che separa monte Giano (1820 m), a sinistra, dalla Croce di monte Giano (1782 m), a destra. Noi siamo salite prima sulla cima (il punto più alto è segnato da un ometto di pietra) da cui si vedeva bene il Gran Sasso, ma siamo state poco a causa del vento, così ci siamo portate alla croce, dove, poco sotto, ci siamo riparate e mangiato qualcosa. Abbiamo impiegato circa 3 ore e mezza a salire. Da lì siamo scese direttamente, passando in mezzo al boschetto della famosa scritta, e, riprendendo un sentiero appena tracciato di fresco da delle moto da sterrato, siamo sbucate proprio di fronte allo stazzo con la chiesetta degli alpini.

martedì 20 ottobre 2009

Da Campo Felice al Rifugio Sebastiani


Finalmente la neve! La piana di Campo Felice era uno spettacolo questa mattina, tutta bianca, tutta silenziosa. In giro non c'era un'anima... che pace! Il sentiero che abbiamo fatto per arrivare al rifugio è semplice. Percorrendo l'ultimo tratto di strada che porta agli impianti ci si imbatte nell'incrocio di una strada secondaria verso destra (42°13'36.90"N 13°26'28.39"E). Parcheggiata la macchina, cominciamo a percorrere a piedi tutto il percorso, lasciandolo giusto nei pressi di Macchia Rotonda.
Non abbiamo seguito il sentiero in questo caso, ci siamo orientate in base a ricordi di un'altra escursione per tagliare, considerata la durata. Traversiamo il primo tratto di bosco innevato... che meraviglia. Nonostante quel pezzo fosse molto ripido eravamo comunque compensate da quello spettacolo. Ripresa la carrareccia arriviamo al Capannone metallico dell'ex Miniera di Bauxite, è da qui che il CAI segnala il sentiero per arrivare al rifugio Sebastiani: seguiamo la pista che attraversa il bosco della Valle Leona e sbuca nella Valle del Puzzillo. Lungo la strada
si incontra anche una Cisterna con fontanile, ma privo di acqua, e un vecchio rifugio inutilizzabile. Il rifugio Sebastiani invece non è visibile per quasi tutto il percorso, ma ci si arriva comunque facilmente perché il sentiero è ben segnato dal CAI.

domenica 18 ottobre 2009

Monte Pettino, Crocetta di San Giuliano e Fonte Cascio

Abbiamo rifatto lo stesso giro di ieri. Il tempo era brutto stamattina, ma ho fatto bene ad andare perchè ho assistito alla prima neve. Qualche fiocco a vento, ma sempre un evento importante. Il percorso è stato lo stesso di ieri fino alla Crocetta di San Giuliano, dove abbiamo brindato alla prima neve. Riscendiamo per Fonte Cascio.

sabato 17 ottobre 2009

Monte Pettino e la Crocetta di San Giuliano

Tempo abbastanza incerto... piove... non piove... nuvoloso. Andiamo. Parcheggiamo la macchina alla fine di via Francia e da lì saliamo il sentiero che, nonostante privo di segnaletica, è calcato bene. E' una zona molto trafficata, abbiamo incontrato diverse persone, chi cammina, chi corre e chi va in mountain bike. E' bello incontrare gente in montagna. Siamo passati per Monte Pettino(1147 m) e per la stazione di monitoraggio della sua faglia, fino alla Crocetta di San Giuliano (1098 m) detto anche Monte Caselvecchio (così è scritto sulla carta). E' un giro semplice e non eccessivamente impegnativo. Quello che non mi piace, però, sono i resti degli alberi carbonizzati lasciati dall'incendio che l'ha colpiti tempo fa... che amarezza. Dovrebbero fare pene molto molto più severe per i piromani, tanto da fargli cascare le mani al solo pensiero di una scintilla. Personalmente credo che debbano pagare una condanna pari a quella di un omicida...

giovedì 15 ottobre 2009

Monte Le Quartora (il tabellone) da Roio Piano


Da L'Aquila Monte Le Quartora è ben visibile, è abbastanza imponente sopra la città, a destra di Monte Ocre. E' riconoscibilissimo perchè, anche da molto lontano, si vede il ripetitore che sta poco sotto la sua cima, che assomiglia appunto ad una specie di tabellone, da qui il soprannome. E' stata una bella escursione. Siamo partite da Roio Piano e abbiamo seguito la carrareccia del percorso 6 della carta 2 (sulla carta leggo pure che siamo passati per una zona che si chiama Pietra Pidocchiosa...) abbiamo seguito per un pò il sentiero, ma poi ci siamo portate subito in cresta,
da cui  abbiamo tenuto solo il riferimento visivo del ripetitore. C'è anche una cisterna nella valle sotto il costone, a destra, con cavalli e alcuni ruderi, quei piani mi hanno detto che prendono il nome di quàrtore. La vista toglieva il fiato, ma tirava purtroppo troppo vento.
 La cima (1783 m) non aveva la croce, ma un bastone con quattro giri di nastro isolante nero. Quello che si vede dietro, nella foto, è Monte Ocre.

domenica 11 ottobre 2009

Traversata del Voltigno


"La Sezione CAI dell'Aquila domenica 11 ottobre ha effettuato la traversata del Voltigno dal rifugio Ricotta di Castel del Monte, sino a Carpineto della Nora in provincia di Pescara. Bella ed appagante traversata, colori d'autunno, paesaggi unici del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. A Carpineto della Nora, infine, un buon pranzo, tanta nostalgia, canzoni aquilane e qualche lacrimuccia sugli occhi di tutti". (Ho fatto copia e incolla direttamente dal sito).

giovedì 8 ottobre 2009

Monte Sirente da Ovindoli


ATTO III - LA VETTA. Finalmente! Dopo due volte andate male ce l'abbiamo fatta! Abbiamo rifatto il sentiero che parte dalla Val d'Arano, da Ovindoli. E' decisamente meno lungo di quello che parte da Rovere, anche se devo riconoscere che come potevamo tagliare a dritto - cioè prendendo di petto la montagna - lo facevamo. Chi la dura la vince. Lo squarcio a dirupo che si vede dalla cima mette spavento.

martedì 6 ottobre 2009

Castello d'Ocre


Eravamo andate a cercare delle mele selvatiche nei pressi del Castello d'Ocre... quanto amavo quel posto, prima del terremoto ci ero andata più volte in cerca della solitudine, a conteplare tutto quello che stava sotto nella valle, o sopra nel cielo. Stare a contatto con quella terra in qualche modo mi rasserenava. Ora il terremoto aveva interrotto molti accessi, e aperto altri più pericolanti.

Ho trovato delle vecchie foto scattate tre anni fa, che nostalgia di quel momento. Ricordo l'emozione nel sentire l'inverno nell'aria fredda che sapeva di neve. Ricordo l'erba rasa tutta brinata dal gelo. Ricordo la pace e il silenzio condiviso con la compagnia di una cara amica. Ricordo Monte Ocre, maestoso, tutto innevato, fisso nella sua solennità che ci guardava.

domenica 4 ottobre 2009

Monte Cava da Tornimparte per la Valle di Ruella

Siamo salite da Tornimparte per la strada di Valle di Ruella, di cui gli ultimi tornanti sono contraddistinti dai resti di un'antica strada romana amiternina. Quello che ne rimane pare tuttavia poco, da come ho letto c'è stato uno scempio che ha danneggiato questo percorso e suscitato molte proteste.
La carrareccia, lunga circa due chilometri e mezzo, porta a dei prati che sembrano di velluto verde, qui, sparsi, ci sono diversi casali, e c'è anche una fonte, detta dei Cobelli.
Il percorso poi attraversa un bosco e prosegue per una radura aperta che prende il nome di conca delle Ferrarecce. Seguendo il percorso si incontra prima un rifugio, e poi un pozzo scoperto. Da qui in poi la terra diventa rossa, acida, desolata, con i resti di ossa di animali ormai scarniti di
tutto... L'ultimo tratto si prende di petto e porta alla cima. La croce della vetta è fatta da due zeppi incrociati legati da uno spago e la targa è una piccola lamiera scritta da pò di bianchetto che riporta l'elevazione della montagna: 2000 metri. Prima di riscendere abbiamo seguito la cresta di tutto il costone, fino al Vado di Femmina Morta.

giovedì 1 ottobre 2009

Monte Aquila e l'anello di Campo Pericoli

Dall'albergo di Campo Imperatore (2130 m) abbiamo preso il sentiero della via estiva, e continuando il percorso siamo saliti su Monte Aquila (2495 m). Nemmeno a farlo apposta sulla cima
ho visto la mia prima aquila reale, enorme e dal volo maestoso. In passato credevo di averla già vista, ma mi sbagliavo, confrontandola con il mio ricordo non ci sono paragoni di alcun tipo. Riscendiamo, e da Sella di Monte Aquila (2335 m) iniziamo il giro dell'Anello di Campo Pericoli. Andiamo al Rifugio Garibaldi (2230 m) e percorriamo un lungo tratto semi-pianeggiante,
molto piacevole (anche la temperatura era ottima!). Ci riportiamo in quota salendo per Passo Portella (2260 m) e da lì continuiamo fino al rifugio Duca degli Abruzzi (2388 m), dove ci ristoriamo un pò. Riscendiamo per Sella di Monte Aquila.