sabato 21 agosto 2010

L'Aquila e la Perdonanza Celestiniana

L’altroieri – atto d’amore è il titolo che ho dato ad una mia mostra personale che ho dedicato a L’Aquila e che si trova inserita nell'attuale programma della 716^ Perdonanza Celestiniana. Personalmente, se penso a L'Aquila, identifico due scansioni temporali, entrambe recenti, tuttavia nettamente diverse. Una la delinea nella sua bellezza ideale, fatta di piazze, monumenti, chiese e fontane; l'altra, invece, la vede mortificata nel suo strazio collettivo, l'amara realtà del terremoto che l'ha travolta, immagine inevitabile e ormai insinuata nella coscienza di tutti. Preferisco la prima. Amo sognarla e ripercorrerla con il desiderio che prima o poi tanta bellezza possa erigersi di nuovo. In molti l'hanno amata a seguito della catastrofe, quasi come se fosse un gesto di appartenenza. Altri l'hanno amata da sempre, comprendendo da subito la nobiltà del suo animo, riservato e misterioso, elettivo e immobile. Sono le pietre e l'azzurro del cielo, scanditi dal rumore dell'acqua di una fontana. Sono le montagne, maestose e solenni, che la cingono a protezione. Sono i misteri della sua terra che si perdono tra le tradizioni e la sua notevole storia. Sono le genti d'Abruzzo, che nonostante diverse, rivelano tutte lo stesso carattere. Si riparte da ciò che resta. Le ferite verranno tutte sanate, e la forza disegnerà di nuovo i profili dei monumenti. Ho dipinto 18 quadri (9+9, a voler simboleggiare il “novantanove”) per ripercorrere alcune delle sue strade, delle sue piazze, delle sue chiese e delle sue fontane. Tutto quello che riuscirò a ricavare dalla vendita di questi miei lavori verrà devoluto interamente per finanziare il restauro di un’opera d’arte danneggiata dal sisma (Il Battesimo di Costantino di Baccio Ciarpi, dipinto ad olio su tela del 1612 della Chiesa di San Silvestro - L’Aquila). Il mio è un atto d'amore. So bene che è una goccia nel mare, ma è tutto quello che posso. Proprio per quanto ho scritto ho intitolato l'insieme di queste mie opere l'altroieri – atto d'amore. Il vero intervento artistico non risiede nel quadro fine a se stesso, ma nell'atto del dare. In un contesto del genere (quello del terremoto) credo che l'Arte si debba mettere a servizio, altrimenti non ha senso, sarebbe inutile, e potrebbe addirittura degenerare in un messaggio negativo. Credo nell'Amore come prima energia universale in grado di muovere il mondo. Una goccia può ampliarsi e diffondersi, può comunicare. E se le vibrazioni si uniscono, possono generare tutte un medesimo canto. Io ho tanto amore da dare. Le foto che ho messo sono particolari di alcuni dei quadri esposti. La mostra è visibile presso la Chiesa di San Pio X a L’Aquila fino al 28 agosto, dalle ore 17.00 alle 22.00. (LINK).

lunedì 16 agosto 2010

Pizzo d'Intermesoli dall'Osservatorio del Gran Sasso per la Sella dei Grilli


Pizzo d’Intermesoli (2635 m) è una delle montagne su cui desideravo tanto salire. Da ogni parte la guardassi la valutavo sempre isolata e difficile, a causa delle sue coste ripide vestite da ghiaioni e sfasciumi. Volevo tanto andarci, era l’unica montagna del massiccio del Gran Sasso su cui non ero mai stata. Con la sua forma così appuntita sembrava volesse trovare nella sua estremità un punto di congiunzione perfetto con il cielo, sembrava volesse toccare Dio. Temevo molto le sue coste ripide e rocciose più instabili: mentre salivamo ad ogni passo che facevamo in avanti ne tornavamo indietro di due, e lì l’esposizione era aggravata dal terreno ripido e franoso. Questa cosa mi preoccupava perché mi faceva intuire le ovvie difficoltà che avrei incontrato nella discesa. L’ultimo pezzo impiegava anche le mani, e considerato il contesto instabile questa cosa non mi faceva stare tranquilla: le pietre si staccavano facilmente tanto da mettere tutto in discussione. L’aria fredda ci ha accompagnato fin dall’inizio, e mano mano che salivamo scendeva di grado: arrivati in cima a causa del freddo siamo rimasti davvero poco ad ammirare quello splendido panorama che girava a 360° compiendo ovunque un raggio perfetto equidistante dalle altre montagne. La sensazione lassù è proprio quella di stare nel “mezzo”, tra i due grandi fuochi di Monte Corvo e Corno Grande. Che giganti. La preoccupazione che avevo per la discesa si era dissolta, mi sono sentita subito a mio agio, stavo proprio bene lassù, accostata alla pietra e alla sua energia, mi sentivo a casa. Abbiamo compiuto un giro ad anello: partendo dall’Osservatorio del Gran Sasso (2135 m) abbiamo proseguito per il Passo del Lupo (2156 m), Passo Portella (2260 m), Sella del Cefalone (2320 m), Sella dei Grilli (2220 m), vetta di Pizzo d’Intermesoli (2635 m), e di nuovo giù alla Sella dei Grilli, tornando per la Val Maone e passando vicino alle Capanne (1957 m), e di seguito Campo Pericoli e il Rifugio Garibaldi (2231 m), Sella di Monte Aquila (2335 m), concludendo poi l’anello per il Sentiero Estivo. Secondo i dati del GPS abbiamo percorso una distanza complessiva di circa 13,5 km, con un dislivello in salita di 1100 m e in discesa di 1350 m.

domenica 15 agosto 2010

Monte il Pago


Ci sono montagne e montagne, quelle da raggiungere a fatica e quelle che abitano nel cuore. Sono fatte da affetti e da ricordi. Sono piccole dimensioni locali le cui chiavi d’accesso si tramandano di generazione in generazione. Questa poi appartiene a mio padre: veglia sul paese che l’ha visto da bambino. E a me piace molto rispettare queste cose. Mi piace pensare al fatto che era sempre presente durante la sua infanzia. Nonostante sia così vicina a me, non c’ero mai salita sopra. Finalmente oggi, con alcuni amici, ci sono andata su, per guardare il mio piccolo paese dall’alto. Sono pendenze morbide, vestite d’erba riarsa al sole che mossa dal vento brillava come l’oro. C’era una bella sensazione di pace lassù: a un paio di ore dal tramonto le montagne perdevano la loro netta visibilità e si acquerellavano in monocromie che sfumavano l’indaco. Sulla carta questa piccola montagna prende il nome di Monte il Pago (1521 m), ma nel paese da sempre la chiamano “Cucuruzza”.

giovedì 12 agosto 2010

Posta e il Convento di San Francesco

Oggi mi sono recata presso Posta, un antico borgo medievale in provincia di Rieti che sorge lungo la storica Via del Sale. Sono andata per visitare una mostra d’arte contemporanea accolta all’interno del bellissimo convento di San Francesco. L’esposizione è stata curata dalla Pro-Loco di Posta, un gruppo interamente composto da ragazzi intenzionati a valorizzare per bene il proprio territorio, e a cui non posso che augurare ogni bene. Sono cose molto importanti queste, dovrebbero premiare queste iniziative, valorizzarle, sottolinearle, perché sono messaggi positivi e intelligenti che creano i giusti punti di congiunzione tra il passato e il futuro. Sulla brochure informativa dell’evento è riportato un testo firmato dal Direttivo della Pro-Loco che riporto fedelmente di seguito. Posta sorge lungo la Via Salaria dove ancora oggi sono visibili gli antichi resti dell’originaria strada costruita dai romani, che collegava il Mar Tirreno al Mar Adriatico, in questo percorso già a quei tempi veniva trasportato il sale ed altre merci fino a Roma. Nei pressi dei confini del comune di Micigliano in località “Masso dell’Orso” vi è posizionato il 69° cippo miliario che segnava la metà strada tra Roma e il Mar Adriatico. In epoca romana a Posta veniva riscosso il Dazio e il pedaggio. Il paese di Posta nasce nel 1300 dopo la distruzione del castello di Machilone da parte degli aquilani che lo assediarono e di un forte terremoto verificatosi nel 1294. Nello stesso anno fu costruita la chiesa di San Felice, come risulta dall’iscrizione che si trova scolpita all’ingresso della chiesa. L’impegno a ricostruire la chiesa ancor prima del paese dimostra la grande devozione della popolazione per il Santo Patrono, e per l’avvenimento straordinario che ebbe luogo in quell’anno, il primo Giubileo della Chiesa Cattolica indetto da Papa Bonifacio XIII. Questa chiesa ai margini della Via Salaria diventò un luogo di ristoro per i pellegrini che si recavano in pellegrinaggio a Roma per acquistare le indulgenze giubilari. Le prime abitazioni vennero ricostruite sul colle prospiciente il vecchio Castello di Machilone nei pressi della località la “Terra” nel punto ove San Francesco d’Assisi aveva eretto un oratorio con adiacente un convento di frati cappuccini. Il convento e la chiesa crebbero insieme al paese e già nella metà del 1300 avevano subito forti cambiamenti nell’aspetto e nell’ampiezza, è di questo periodo l’opera d’arte più importante e preziosa del complesso, una croce di legno dipinta e dorata che rappresenta un’autentica rarità nella storia dell’arte della nostra provincia per la presenza di alcuni elementi di origine veneta. La stessa si trova custodita presso il Museo Civico di Rieti. In questo breve excursus abbiamo visto che il paese di Posta come lo conosciamo oggi è sorto dopo un forte terremoto e dopo un assedio sanguinoso da parte della popolazione aquilana. Nell’arco della storia i nostri territori sono stati moltissime volte vicini e alleati ai nostri acerrimi nemici. Questo nostro condividere alcune origini, ha portato oggi a realizzare questa mostra di giovani artisti, studenti dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila che, con i loro lavori, vogliono ricordare ciò che è successo poco più di un anno fa in questa terra a tutti noi molto cara. Da parte nostra come Pro-Loco vogliamo esprimere gratitudine per l’impegno e per la sensibilità dimostrata, ringraziamo inoltre, l’Am-ministrazione Comunale per la disponibilità a concedere i bellissimi locali del convento con l’augurio per tutti noi e per il territorio aquilano di una nuova Ricostruzione e di una nuova rinascita. (Il Direttivo Pro-Loco). La Chiesa annessa al Convento di San Francesco è semplicemente bellissima. Un’architettura sacra che anche nel degrado riesce a trovare la sua lirica. La mostra rimarrà aperta fino al giorno 22 agosto dalle ore 11,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 20,00 e il 15 agosto sarà aperto anche la sera.

Vetta Orientale di Corno Grande per il Ghiacciaio del Calderone

La Vetta Orientale di Corno Grande (2903 m) è bellissima! La trovo quasi più bella di quella Occidentale (2912 m), ma solo perché è un po’ meno accessibile per via di alcuni tratti su cui arrampicare. A mettere un po’ di sconforto però è solo la parte iniziale, perché per il resto bisogna solo fare attenzione a non inciampare nei vari sfasciumi (l’esposizione c’è!) e a mettere le mani sulle pietre fisse. Lasciata la macchina al parcheggio dell’Osservatorio del Gran Sasso ci siamo incamminati per il Sentiero Estivo che conduce alla Sella di Monte Aquila (2335 m), e da lì abbiamo seguito il percorso che sale in direzione della Sella del Brecciaio (2506 m). Nonostante questo tratto sia davvero facile bisogna fare attenzione alle rocce, soprattutto a quelle che vengono dall’alto! (Scrivo questo perché delle persone che stavano avanti sopra di noi – non procedendo con attenzione – hanno fatto cadere dei sassi molto grandi e non hanno nemmeno urlato “SASSO!!!” ##@!! no comment). Svalicato il massiccio e scesi al Passo del Cannone (2679 m) ci siamo addentrati nel Ghiacciaio del Calderone. Mi sentivo proprio bene in quell’anfiteatro vestito di neve. Finalmente il bianco. Finalmente il freddo. Finalmente la monocromia silenziosa della neve. Tempo fa lessi un articolo molto interessante proprio sul Ghiacciaio del Calderone scritto dal giornalista Giuliano Di Tanna e pubblicato sul Centro, che parlava di alcuni microrganismi polari che riescono a vivere in questo luogo così estremo per la vita. Nello specifico sono dei lieviti psicrofili, ovvero dei microrganismi in grado di vivere a bassissime temperature, e che precedentemente erano stati osservati solo in Artide e in Antartide. Metto il link dell’articolo perché merita davvero di essere letto. Ripreso il nostro percorso per la Vetta Orientale con tutta calma abbiamo affrontato la leggera arrampicata che porta in cima. Quella è la parte più aperta di Corno Grande, senza dubbio è la cima più panoramica. Da lì vedevamo le altre due vette, la Centrale (su cui c’erano due nostri amici ascesi contemporaneamente a noi!) e l’Occidentale su cui invece c’era una festa: era affollatissima! Dal Paretone salivano vaporosi banchi verticali di nuvole, così dopo una breve pausa siamo subito riscesi, riprendendo a ritroso lo stesso percorso. Quello che mi metteva in ansia all’andata lo immaginavo amplificato al ritorno (si sa che certi passaggi è peggio a scenderli che a salirli) e invece è andato tutto bene e non mi sono schiantata da nessuna parte! :-). Le nuvole che mano mano erano salite ormai avevano reso evanescenti le tre cime. Con gioia appagata abbiamo ripreso la via del ritorno, felici di un nuovo punto di vista. Arrivati al parcheggio dell’Osservatorio ha cominciato a piovere… che tempismo grandioso! Abbiamo percorso 12,100 Km, impiegando 4h18’ (escluse le soste), per un dislivello di 997 m.